ISRAELE / BIG TECH IN ASSETTO DI GUERRA

GOOGLE si allarga sempre di più. Il colosso ha appena concluso un’operazione ‘storica’, significativa non solo sotto il profilo del business e per ridisegnare il potere ai vertici di Big Tech, ma anche sotto il profilo geo-politico-militare.

La società madre di Google, ossia ‘Alphabet Inc.’, acquisisce per 32 miliardi di dollari la start up israeliana più luminosa, ‘WIZ’, nata appena 5 anni fa e già oggi tra le star internazionali nel vasto e sempre più strategico mondo della sicurezza cloud, della super sorveglianza, delle più raffinata security, una potente ‘arma’ come viene dimostrato quotidianamente nei territori martoriati della Striscia di Gaza.

Commentano alcuni esperti a botta calda: “E’ un grosso segnale. L’operazione è un tassello base nell’integrazione sempre più forte tra Big Tech statunitensi con l’apparato d’intelligence e militare di Tel Aviv. Rappresenta, in soldoni, il patto tra Silicon Valley e i vertici israeliani. Ovviamente l’operazione è stata favorita nel suo rush finale dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca”.

Procediamo con ordine partendo dalle news per poi passare ai raggi x la misteriosa creatura, WIZ appunto, che ha origini israelo-americane, sedi principali a New York e Tel Aviv, città in cui lavorano la gran parte dei ricercatori e dei super esperti.

L’operazione ha avuto un prologo. O meglio una lunga gestazione, durata quasi due anni. Nel 2023, infatti, Alphabetaveva già tentato il colpo, mettendo sul piatto della bilancia una bella cifra, 23 miliardi di dollari: una somma molto vicina a quella sborsata, ad esempio, da Microsoft per acquisire Linkedin.

Avevano esercitato un forte appeal le incredibili performance finanziarie messe a segno l’anno precedente: i vertici diWIZ avevano sbandierato con orgoglio e fierezza gli ultimi dati di bilancio, da vero guinness dei primati: vale a dire un aumento degli utili praticamente unico nella storia delle start up, da 1 a 100 miliardi nel giro di 12 mesi!

A questo punto l’offerta era troppo bassa; ed erano sorti anche problemi con l’antitrust. Motivo per cui, nel giro di due anni, l’offerta è lievitata, arrivando a quota 32 miliardi, e i problemi di ‘concorrenza’ sono stati superati, consentendo a WIZ di poter continuare ad offrire i suoi servizi anche a piattaforme ‘rivali’ sul mercato

Ma entriamo nel cuore di WIZ, per capire la chiave del suo incredibile successo: a livello mondiale, paragonabile solo a quello di ‘Moderna’, nel 2010 nata come piccola start up (grazie al propellente finanziario fornito dal fondatore di Microsoft, Bill Gates) e nel 2020 diventata la seconda star farmaceutica per la produzione del vaccino anti covid, spalla a spalla con Pfizer-BionTech. E questa chiave è tutta militare.

Assaf Rappaport

I fondatori di WIF, infatti, sono 4 super veterani (anche se giovani) e ufficiali della famosa – ma secondo non pochi – famigerata ‘Unità di Elite 8200’, punta di diamante dell’esercito israeliano (IDF) e del ‘Distretto dell’Intelligence Militare’ (AMAW): si tratta di Assaf Rappaport, Yinon Costica, Ami Luttwak e Roy Reznick.

I 4 amici possiedono il 10 per cento delle quote di WIF a testa, vale a dire 2,2 milioni di dollari ciascuno; Rappaport, il più rampante, è il Ceo, e prima del lancio a bordo di WIZ ha diretto dal 2015 al 2019 lo strategico ‘Israel Research & Development Center’ proprio di Microsoft – guarda caso – a Tel Aviv, con 1.500 dipendenti.

Specializzata in intelligenza e decodificazione di segnali (Sigint), cybersecurity, guerra elettronica e raccolta informazioni, l’Unità 8200 è stata spesso paragonata alla ‘National Security Agency’ (NSA) a stelle e strisce. Venne istituita – ricordano gli esperti di questo sempre più strategico settore – per la sorveglianza di massa dei territori occupati, la decifrazione di codici, gli omicidi ‘mirati’ e l’attività di hackeraggio.

Ha man mano perfezionato, in base a precisi accordi con il governo di Tel Aviv e IDF, le attività di ‘riconoscimento biometrico e facciale’, tramite i sistemi ‘Blue Wolf’ e ‘Red Wolf’; quindi, attraverso il sistema ‘Spyware Pegasus’, l’elite oggi cuore di WIF ha sviluppato un software utilizzato per penetrare nei dispositivi di attivisti, giornalisti, cittadini palestinesi intercettando messaggi, anche criptati, e inserendo informazioni taroccate per comprometterli. Non poco.

Nel tempo, proprio l’Unità 8200 ha formato e fornito tecnici altamente specializzati (pare quasi 1.500) alle big dell’high tech, come ‘Intel’, ‘Nvidia’, ‘Cisco’; ed è diventata una vera e proprio fabbrica di start up d’eccellenza: prima fra tutte WIZ, of course, ma anche ‘Check Point’ (pioniere dei firewall), ‘Palo Alto Networks’, ‘Mobileye’ e ‘NSO Group’, per citarne solo alcune.

In precedenza, avevano collaborato con l’esercito israeliano Amazon e la stessa Google in occasione del progetto ‘Nimbus’, da 1,2 miliardi di dollari: piano finalizzato a fornire servizi cloud per immagazzinare dati sui cittadini palestinesi e potenziarne la sorveglianza.

E di ‘Lavender’, un altro strumento, basato sull’intelligenza artificiale, per “identificare ed eliminare obiettivi” nella guerra a Gaza.

Iniziative che hanno sollevato le proteste di lavoratori e dipendenti (provocando non pochi licenziamenti), riuniti nel movimento ‘No Tech for Apartheid’.


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