LE PEN FA ESPLODERE VERBALMENTE UN’ATOMICA

Il non voto, per la moltitudine di elettori ‘astenuti seriali’ segnala la sfiducia nella politica o per mera pigrizia, qualunquismo (“tanto sono tutti uguali”) e chissà se non sarebbe un correttivo riesumare la segnalazione sulla fedina penale di chi diserta le urne. Coercizione della libertà? Ma no, sollecitazione ad abbandonare l’Aventino nell’election day per contribuire a rendere esecutive le sentenze di condanna a cui si sottraggono corrotti, corruttori, criminali. Certo, la vita nelle carceri lager italiane è una punizione disumana, opposta al compito istituzionale di reinserire i detenuti nella società. Occorre rimediare a questo vulnus, che però nulla toglie allo sconcerto per un’allarmante realtà: quanti sono i politici che per la condizione privilegiata garantita dalla casta, sono esentati dal finire a Rebibbia, Poggioreale, all’Ucciardone? È inevitabile accettare che Santanchè, Delmastro, la fascista Le Pen (che si dice vittima di una sentenza politica e paragona la sua conferenza stampa all’esplosione di un atomica) , Orban, Erdogan, i neo-nazifascisti di mezza Europa, possano pensare “me ne frego della giustizia?”.
Se l’esplorazione spazia a più ampio raggio, l’indignazione cresce di pari passo. Negli Stati Uniti, un plurindagato tycoon non solo evita il carcere, ma occupa per la seconda volta la Casa Bianca, libero di aggredire mezzo mondo. A Putin e Netanyau, condannati per crimini contro l’umanità, è consentito di reiterarli in piena libertà. In carcere finiscono Ilaria Salis, nell’Ungheria sovranista, la giornalista Sala, in Iran, l’operatore umanitario Trentini in Venezuela da 137 giorni, ignorato dal governo Meloni, anche lui senza uno straccio di motivazione, incarcerati per ricattare l’Italia. Al diritto di denunciare tutto questo, si oppone il nihilismo del non voto, il non esporsi, la protesta solitaria, ininfluente, trasmessa solo al circuito virtuoso di amici e di qualche parente. E non acquistare una Tesla, è risposta individuale, fa il solletico alla smisurata ricchezza di Musk, non infastidisce il predatore neo-colonialista. La rinuncia all’auto elettrica del velleitario tycoon, sia chiaro a chi non crede più all’energia positiva della partecipazione, incluso il dovere di votare, molto somiglia a una comoda, quanto ingenua auto-assoluzione.

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