BIBI NATANYAHU / ORMAI ALLA LUCE CRIMINI & MISFATTI IN STILE NAZISTA

Oramai il re è nudo. E tutto il mondo ne può vedere il profilo criminale. Stiamo parlando del premier israeliano Bibi Netanyahu, di cui stanno uscendo allo scoperto – e perfino rilevati dallo ‘Shin Bet’, ossia l’Intelligence di Tel Aviv – fatti & misfatti della peggior specie, da Corte Penale dell’Aja, che del resto ha già da un anno spiccato un mandato d’arresto internazionale per i crimini contro la popolazione palestinese (il conto ufficiale delle vittime dal 7 ottobre supera quota 50.000).

Manifestazione di familiari dopo la strage del 7 ottobre. Sopra, Netanyahu

Ma queste nefandezze sono di spessore ancor maggiore: perché mostrano in modo palese che la strage del 7 ottobre è stata voluta e finanziata dal boia di Tel Aviv per poter poi ‘giustificare’ il genocidio. Una folle, criminale corsa verso lo sterminio che il premier nazi non vuole e non può fermare: l’eventuale giorno della ‘pace’ coinciderà con la galera a vita per lui, vista l’enormità dei crimini commessi.

Come vedremo, si tratta di accuse che già circolavano da anni, almeno dal 2018, e che oggi trovano un sigillo ufficiale, in una ricostruzione fino ad oggi top secret ed elaborata dallo Shin Bet.

Partiamo quindi dalle news, per poi risalire man mano a monte.

 

RIBALTONI ALLO SHIN BET

Eccoci a cosa sta succedendo nel cuore dell’Intelligence israeliana. Colpi di scena a raffica: un tris di ‘colpi’ da novanta.

Un paio di settimane fa, per la precisione il 16 marzo, il sempre più invasato primo ministro ha silurato il capo dello Shin Bet, Ronem Bar, a causa – venne motivato dal suo staff – di “una persistente mancanza di fiducia”. Israele – si precisò nella nota – è “nel mezzo di una guerra esistenziale su 7 fronti. In ogni momento deve esserci fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet: la realtà è l’opposto”.

Ronem Bar

Non contento, Bibi ha subito concesso il bis. Perché quasi in contemporanea è partita la denuncia, sempre firmata Netanyahu, del predecessore al vertice dell’Intelligence, ossia Nadav Argaman, accusato addirittura di “ricatto e minaccia di informazioni segrete”.

I due gialli (il dimissionamento e la denuncia dei due vertici Shin Bet) sono di tutta evidenza collegati; poi vedrete come e perché.

In qualità di nuovo direttore del Servizio di sicurezza interno del Paese, il premier ha scelto e nominato l’ex comandante della Marina, ammiraglio Eli Sharvit.

Tutto, comunque, dipende da quanto deciderà la Suprema Corte di Tel Aviv, chiamata a pronunciarsi l’8 aprile sui ricorsi presentati (da Bar e dalle opposizioni) contro il licenziamento. Una data, di tutta evidenza, cruciale.

Ma i fatti bollenti non finiscono certo qui.

Perché il carrarmato Bibi ha deciso per lo scontro frontale anche contro la magistratura.

Adolf Netanyahu, infatti, ha sfiduciato un paio di mesi fa il procuratore generale del tribunale di Tel Aviv, Gali Baharav-Miara, etichettata senza mezzi termini come un “ostacolo” ai progetti governativi e un “bastian contrario”. Per il solo fatto di essersi opposta, con provvedimenti perfettamente motivati, alle ingerenze continue del ministro della Sicurezza interna, il super falco Ben Gvir, in questioni di ordine pubblico legate alla polizia e, soprattutto, alla riforma giudiziaria voluta a tutti i costi dal premier: il quale sente forte odor di manette a causa delle maxi corruzioni per le quali era sotto processo prima del 7 ottobre.

Jonathan Urich

E, fresco fresco, a Netanyahu brucia soprattutto il fatto che il procuratore generale lo aveva appena convocato – come teste e fino ad oggi non come imputato – sul nuovo filone del ‘Qatargate’ che investe in pieno i due più stretti collaboratori del premier, Jonathan Urich, super consulente per i media, ed Eli Feldstein, suo portavoce per gli Affari militari.

Ed ecco che tutti i fili si incrociano e i nodi vengono al pettine.

Urich e Feldstein, infatti, sono stati appena arrestati per ordine dell’inflessibile procuratore generale. E sulla scorta di un recentissimo rapporto redatto dallo Shin Bet.

Durissima la reazione del premier, che lancia non solo missili contro i palestinesi, ma ora anche contro toghe e uomini dei Servizi. E’ un vero e proprio tentativo di colpo di Stato contro il governo”, tuona dopo l’arresto dei due fedelissimi. “Si tratta di indagini del tutto inventate”.

Ribattono dall’opposizione: “Il premier ha fallito in termini di sicurezza e ha permesso che il denaro del Qatar finisse ad Hamas. Ed ora vuole anche sabotare le indagini”. E Yari Lapid, uno dei leader anti Likud, rincara la dose: “La rimozione del capo dello Shin Bet avviene in seguito all’indagine Qatargate israeliana circa il possibile finanziamento da 65 milioni di dollari dal Qatar a Netanyahu, poi finiti nelle casse dei terroristi”.

Entriamo nel vivo e vediamo cosa c’è nelle ultime carte dello Shin Bet sul Qatargate griffato Netanyahu.

 

BIBI PRO HAMAS

L’ultima tranche delle bollenti indagini inizia a febbraio; e già a marzo cominciano a trapelare le prime, choccanti indiscrezioni. I due uomini del premier, Urich e Feldstein, sono infatti indagati per capi d’imputazione da novanta: corruzione, contatti con agenti stranieri, abuso d’ufficio e violazioni fiscali.

I due avrebbero ricevuto ingenti fondi dal Qatar, in via ufficiale, per attività di comunicazione e pubbliche relazioni con Doha. I pagamenti, però, sono passati attraverso l’intermediazione del faccendiere Gil Birger e del lobbysta americano Jay Footlik, ex assistente di Bill Clinton alla Casa Bianca.

In attesa delle prossime, certo deflagranti novità – su cui di sicuro il mainstream occidentale cercherà di alzare una fitta cortina fumogena – passiamo in rapida carrellata altre tappe & puntate della maxi ‘dirty story’, che capovolge totalmente la ‘narrazione’ o lo ‘story telling’, come si usa dire oggi, sulla figura dell’eroe intemerato che vuol salvare il suo popolo, il nazista Bibi.

Procediamo a ritroso nel tempo.

Perfino la RAI, in eterno letargo, circa un anno fa si desta e manda in onda un servizio della trasmissione ‘SpotLight’ sulle frequenze di RaiNews24, proprio sul dopo 7 ottobre. Ecco la nota di presentazione del programma: “La strage del 7 ottobre ha svelato un apparato militare e una capacità organizzativa di Hamas che ha superato ogni previsione e segnato il fallimento dei servizi di intelligence israeliana. SpotLight ha deciso di seguire i soldi, gli investimenti internazionali e le reti di finanziamento. Dal 2018, valigette piene di contanti hanno attraversato alcuni dei confini più controllati del mondo, dal Qatar ad Israele per arrivare a Gaza. Chi ha voluto quelle operazioni e quali servizi segreti hanno garantito il trasferimento dei contanti? Perché chi ha previsto il massacro del 7 ottobre non è stato ascoltato? ‘La valigetta’ è un’inchiesta sulle relazioni di Hamas con il Qatar e l’Iran, ma anche con il governo Netanyahu”.

Mezze verità cominciano ad emergere.

Più dettagliate in un ottimo reportage pubblicato da ‘InsideOver’ il 26 novembre 2024, dal titolo che non lascia troppo spazio ai subbi,  Netanyahu sostenne Hamas per affondare i 2 stati

Pochi giorni dopo quel tragico (e ‘scientificamente’ studiato) 7 ottobre, la ‘Voce’ mise in rete un’inchiesta in cui già si documentava il forte sostegno finanziario (e quindi militare) di nazi Bibi ad Hamas proprio per evitare il progetto dei 2 stati. E fu il vertice del Likud – il partito di ultradestra che sostiene Bibi – nel 2019 a dare disco verde ai ‘terroristi’ di Hamas, finanziandoli pure. Ecco il pezzo, messo dalla ‘Voce’ in rete il 21 ottobre 2023,

HAMAS / ECCO COME E’ CRESCIUTA GRAZIE A BIBI NETANYAHU & C.

E poi, del 21 gennaio 2024,

HAMAS / COME E’ STATA FINANZIATA DAL NAZISTA BIBI NETANYAHU

Infine, vi vogliamo proporre le frasi pronunciate da Abu Mazen, il leader della sempre dimenticata ‘Autorità palestinese’ (erede dell’‘Organizzazione per la Liberazione della Palestina’ fondata da Yasser Arafat) non ieri, ma a dicembre 2018. Profetiche. Perché documentavano fatti ‘oscurati’ dalla politica & dai media di regime, quindi negati alla conoscenza di tutti i cittadini.

Abu Mazen

Ecco cosa metteva in rete una lapidaria nota Ansa, sfuggita certo a tutti. “‘Benyamin Netanyahu versa fondi ad Hamas e noi ne paghiamo il prezzo’. Questa l’accusa lanciata dal presidente palestinese Abu Mazen che ha collegato direttamente l’ingresso a Gaza di milioni di dollari del Quatar, controllato da Israele, con la ripresa degli attentati armati in Cisgiordania”.

Ecco il testuale j’accuse di Abu Mazen: “Il premier israeliano in persona (Benjamin Netanyahu, ndr) prende i soldi e li passa ad Hamas. Loro fanno entrare (in Cisgiordania, ndr) armi, equipaggiamenti e soldi. Noi ne abbiamo sequestrato il 90 per cento, ma con il rimanente hanno compiuto i recenti attentati”.

Capita la lurida connection?

Nota già ben 7 anni fa?

Capito il criminale doppio gioco del boia di Tel Aviv, non solo sulla pelle dei palestinesi sterminati in modo ormai scientifico, ma degli stessi israeliani, massacrati nel 7 ottobre eterodiretto dal premier in perfetto assetto hitleriano?

Quando apriranno gli occhi i cittadini?

E quando potranno essere portati alla sbarra gli autori di questi nuovi Olocausti?


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