Rosi e “Le mani sulla città”, Lauro e le concessioni ai palazzinari di libera cementificazione di Napoli, nessun edifico privato nelle riviste specializzate di design e urbanistica, il discrimine razzista di confinare in quartieri ghetto il popolo degli esclusi dal boom economico e dall’accesso alla cultura, da relazioni sociali promiscue: il rione Traiano prima, Scampia poi, luogo della desolazione che ha reso famoso Saviano, ma desolante biglietto da visita di Napoli nel mondo con la diffusione internazionale del suo racconto di camorra e la fiction tratta dal libro. In decenni non s’è alzato un dito per operare oltre a denunciare la deportazione di centinaia di famiglie vittime del disagio nelle sette ‘Vele’ di 14 piani, lunghe cento metri, mai curate con periodica manutenzione ordinaria e straordinaria, strutture che ricordano simili edifici, ma ben inseriti in un dignitoso contesto sociale sulla riva destra della Senna.
L’incivile concentrazione di cittadini di serie ’C’ nelle vele di Scampia erano destinate a evocare il degrado dei quartieri lager di molte periferie metropolitane. Prive di servizi adeguati, cattedrali in un deserto squallido, dormitorio e nulla più hanno alimentato la cronaca nera, la letteratura ‘contro’ quella Napoli. Domanda angosciante: quale destino se non la criminalità per un figlio di Scampia nato e cresciuto in una famiglia di poveri disgraziati costretti a delinquere per sopravvivere, in povere case dove non è mai entrato un libro, un giornale, dove l’evasione scolastica si deve all’impossibilità economica dei genitori di sostenere le spese per l’istruzione? Succede che le Vele si sbriciolano, diventano scheletri in disfacimento, ma anche che questa gigantesca ingiustizia sociale diventi riscatto, coscienza di classe rivoluzionaria. Nasce il “modello Scampia per le periferie”, si mobilita il quartiere, dal ‘basso’, la gente che ha sofferto la marginalità e propone un progetto di rigenerazione urbana da estendere all’intero Paese. “Meno degrado più sicurezza”, “Centralità geopolitica” “Coinvolgimento delle Istituzioni, delle professioni” “Giù le ‘Vele’ simbolo di colpevole abbandono”, “Scampia in movimento, centro di conurbazione”. Il via lo dà la scelta di ospitare una sede universitaria delle professioni mediche, il laboratorio dell’azienda ospedaliera, dall’interessamento dell’associazione costruttori edili, dall’importante iniziativa del quotidiano “Repubblica Insieme”. Determinante il patrocinio operativo del Sindaco Manfredi: “Qui la vera democrazia, progetto condiviso”, importante è la spinta dei ‘comitati’ : riscatto, diritto alla cultura, allo sport, al sogno”, “no” alla camorra, il contributo di intellettuali, artisti…e presto è annunciato il ‘giù la testa’ delle tre Vele superstiti. La terza, restaurata, resterà edificio per abitazioni. Un consiglio: perché non coinvolgere Renzo Piano, gigante dell’architettura e dell’urbanistica, il suo progetto globale per le periferie?
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