La sempre più bellicista Germania ha trovato il suo nuovo ‘assetto’ politico nell’accordo a tre con la troneggiante CDU guidata dal neo Cancelliere Friederich Merz e i maggiordomi targati SPD (passata dai tempi gloriosi all’attuale vassallaggio) e Grune, i Verdi un tempo leader in Europa e oggi più impresentabili e guerrafondai che mai.
La vergognosa intesa prevede l’ok dei due ‘maggiordomi’ all’incondizionato sì di Berlino al ‘REARM EU’ da 800 miliardi di euro e passa griffato Ursula von der Leyen, la corrotta e criminale presidente della Commissione che in passato è stata ministro teutonico della Difesa.
L’ago ‘verde’ della bilancia viene premiato con un lauto piatto da 100 miliardi da spendere e spandere nei più svariati business green (oggi nel mirino delle mafie internazionali per ‘lavare’ ad hoc i soldi sporchi) nei i prossimi 5 anni.
Ma veniamo alle news sul fronte dello storico colosso dell’auto in forte crisi da un paio d’anni, ‘Volkswagen’, che ha già chiuso diversi stabilimenti e licenziato migliaia di lavoratori.
Per cercare di uscire dal tunnel della crisi i suoi vertici hanno deciso di imboccare due strade. Una porta in direzione Pechino; l’altra alle armi, in perfetto stile nazi. Vediamo perché e partiamo proprio dalla seconda ‘via’.
Ecco le ultime parole pronunciate dal Ceo di Volkswagen, Oliver Blume, nel corso di un’intervista rilasciata alla tivvù statale NDR. “Siamo aperti alla produzione di armi ed equipaggiamenti militari, riconvertendo parte dei nostri impianti, per rispondere alla crisi”.
E anche agli appelli della connazionale nazi al vertice della Commissione che ha varato il REARM EU proprio nei giorni in cui i numeri uno della Casa Bianca, Donald Trump, e del Cremlino, Vladimir Putin, cominciano sul serio a parlare di Pace dopo tre anni di guerra fomentata dagli Stati Uniti targati Joe Biden e dalla Gran Bretagna guidata dal ‘laburista’ (sic) Keir Starmer, con la solita scodinzolante UE al seguito.
L’idea lanciata da Blume è stata subito raccolta, in modo entusiastico, da Armin Papperger, al vertice del più grosso gruppo d’armi in Germania, ‘Rheinmetall’. Il quale ha infatti dichiarato a stretto giro che uno dei più grossi stabilimenti Volkswagen, quello di Osnabruck in Bassa Sassonia, potrebbe essere subito riconvertito per effettuare produzioni militari.
Si tratta di un ‘nuovo futuro’ perfettamente proiettato verso il passato. Quello più nero, addirittura hitleriano. Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, Volkswagen fu ‘invitata’ a produrre, dai vertici nazi, una gran quantità di veicoli militari per la Wehrmacht, le truppe del Fuhrer, fra cui i trasportatori leggeri ‘Kublwafen’ e gli anfibi a 4 ruote motrici ‘Schwimmwagen’. Un intero stabilimento, poi, venne all’epoca impegnato nella realizzazione di componenti della ‘bomba volante’ U-1, un tipo di missile da crociera in grado di provocare effetti devastanti.
Due anni fa Blume ha sollevato parecchi dubbi sulla possibilità produrre in grosse quantità auto e veicoli ad emissioni zero, esprimendo forti preoccupazioni sulle prospettive popolate “solo da auto elettriche”.
Dal canto suo, l’ex Ceo Herbert Diess, leggermente più ‘illuminato’ rispetto al suo ‘bellicista’ successore, tre anni fa dichiarò di essere favorevole ad una “rapida fine del conflitto in Ucraina”: un parere, ovviamente, mai tenuto in considerazione dalle alte ‘sfere’ teutoniche.
Eccoci al fronte cinese, la seconda via per tentare l’uscita dalla crisi nel settore auto.
E’ stato infatti appena siglato un accordo tra Volkswagen e ‘FAW Group’ per la realizzazione di 11 nuovi modelli di auto da lanciare sul mercato giallo.
L’obiettivo è non poco ambizioso: quello di riuscire a smerciare, in quel mercato, 4 milioni all’anno di vetture prodotte in Germania, in partnership con FAW, entro il 2030.
Dalle guerre a botte di carrarmati & missili a quelle biologiche il passo non è poi così lungo. E rimaniamo in Germania, per la precisione sul fronte delle indagini all’epoca (inizio pandemia Covid, quindi primavera 2020) svolte dall’Intelligence tedesca, ossia dal ‘Bundesnachrichtendienst’ (BND).
Secondo le ultime news raccolte e appena publicate degli autorevoli ‘Die Zeitung’ e ‘Suddeutsche Zeitung’, fin dai primi mesi l’agenzia tedesca aveva raccolto consistenti prove circa la vera origine del Coronavirus, realizzato nei laboratori cinesi dell’Istituto di Virologia a Wuhan. Carte, documenti e prove definiti dai due quotidiani “affascinanti ed esplosivi”.
Nei dettagliati reportage si legge che BND inviò un team di specialisti, capeggiato da un virologo, per indagare su quelle ‘misteriose’ origini. Le loro ricerche vennero focalizzate sulle agenzie governative e sulle istituzioni scientifiche cinesi, tra cui proprio quell’Istituto e quei laboratori.
Ma i risultati sono rimasti per anni top secret. Per motivi ‘politici’, viene oggi chiarito: ossia per non ‘disturbare’ i due ‘manovratori’, Pechino & Washington. Furono il Cancelliere Angela Merkel prima, e poi il socialdemocratico Olaf Scholz, ad insabbiare la vicenda, proprio per non turbare i già allora molto delicati e fragili equilibri internazionali.
Tra i documenti citati e scoperti da BND, fanno capolino alcuni esperimenti effettuati nei laboratori cinesi, largamente & allegramente finanziati dagli Stati Uniti, sugli effetti prodotti dal Coronavirus a carico del cervello umano.
Così scrive ‘die Zeit’: “Il materiale suggerisce che una quantità insolitamente grande di conoscenze sul nuovo virus fosse disponibile a Wuhan in una fase insolitamente precoce”. E poi: “Le indagini allora evidenziarono con una certezza dell’80-95 per cento che il Covid ha avuto origine da un laboratorio cinese” e che l’epidemia fu causata da una fuga del virus causata da una scarsa sicurezza nelle misure adottate nel famigerato laboratorio. Senza arrivare, allora, ad ipotizzare un ‘fuoruscita’ volontaria.
Tutti temi ampiamente illustrati dal neo ministro della Sanita negli Usa, Robert Kennedy junior, in due profetici libri-denuncia sulla Wuhan Connection e, soprattutto, sul ruolo svolto dal consulente di ben 7 presidente Usa, Anthony Fauci, per una vita al timone ‘National Institute for Allergy and Infectiuos Deseases’ (NIAID) che finanziò quelle ricerche cinesi sul ‘gain of function’, ossia il passaggio del virus dell’animale all’uomo all’origine della pandemia.
Si tratta di ‘The Real Anthony Fauci’ del novembre 2021 e di ‘Wuhan – The Cover Up’ (ossia, ‘il Depistaggio’), uscito 2 anni dopo, a novembre 2023.
Due documentatissimi j’accuse che tutti, anche oggi, dovrebbero leggere per individuare i veri responsabile non solo della letale pandemia, ma ancor di più dei mortali effetti avversi prodotti in modo sempre più smisurato dai vaccini covid, criminalmente autorizzati dalla ‘Food and Drug Administration’ ad agosto 2020: come la ‘Voce’ ha tante volte dettagliato e denunciato nelle sue inchieste.
Basta digitare, nella casella in alto a destra della nostra home page, alcuni nomi chiave per rendersene conto: come ROBERT KENNEDY o ANTHONY FAUCI oppure FOOD AND DRUG ADMINISTRATION per citarne solo alcuni.
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