Una delle regine del basket, la storica Virtus Bologna non a caso prima in classifica delle serie A, viene dalle nostre parti per consolidare il primato ai danni della penultima della classe, del Napoli, erede della squadra del presidente De Piano, che ha entusiasmato il Palasport di Fuorigrotta, poi raso al suolo e negli anni recenti ha operato in bilico tra alti e bassi, più bassi che alti. Questo Napoli si è imposto alla corazzata emiliana (93 a 88), impresa beneaugurante di abbandono dell’area pericolosa delle retrocessioni. Volendo manifestare a ragion veduta, con la giusta dose di dettagli la soddisfazione per l’importante vittoria, i lettori di Repubblica devono ricorrere a strumenti alternativi dell’informazione. Il giornale diretto da Orfeo imprigiona l’esito dell’intera giornata di basket in una succinta manchette nel doppio paginone riservato al dio calcio, all’enfatico racconto con maxi foto di Atalanta-Inter. Sul basket sei striminzite righe e nulla più. Si potrebbe obiettare “Ma ci sono le pagine della cronaca di Napoli”. Vero e le indaghiamo, privi di pregiudizi sulla tirannia informatica del calcio. Bene, anzi male: nella sezione della cronaca locale neppure un rigo sul basket, spazio delle due pagine di sport totalmente esaurito dalla narrazione del fallito blitz calcistico degli azzurri in laguna veneta, dello zero a zero con il derelitto Venezia, che stride con l’enfasi a giorni alterni sulla candidatura del Napoli per la conquista del quarto scudetto e suscita perplessità sul credito di cui gode il tecnico Conte, che nessuno o pochissimi osano indicare come corresponsabile della delusione per risultati discutibili e modestia del gioco di squadra leader del campionato. Il paludato tecnico si autoassolve, non ha rimproveri per i ‘ragazzi’, dichiara di non essere deluso! Contento lui…
SI RACCONTA TRA NOI AFICIONADOS che il basket è come un virus, per fortuna privo di patologie. S’insedia stabilmente nella mente e nel cuore, è dipendenza senza effetti collaterali per chi lo pratica, l’ha praticato o comunque lo antepone al calcio, per chi apprezza l’insieme di spettacolarità, emozioni, eleganza, massini livelli delle prestazioni atletiche, correttezza dello sport nato ad Harlem. È stupita ammirazione per i fenomeni Nba. Permane in memoria, indelebile, il basket del famoso ‘dream team’ di Michael Johnson, ammirato a Barcellona. (Olimpiadi del ’90). Dà fiducia il nostro basket, s’impegna a sveltire la difficile approssimazione alle meraviglie del mitico Le Bron. Insomma, la sordina sull’impresa del Napoli dominatore della sfida alla Virtus somiglia a un motore in retromarcia che si consola estraendo con nostalgia dalla memoria il ricordo mai offuscato della pallacanestro napoletana di settant’anni fa, del campo in terra battuta e righe di gesso, ricavato alle spalle dell’attuale stadio Collana, di tabelloni in legno deteriorati dalle intemperie, del gioco statico di allora, ignaro del ‘tiro in sospensione’ esportato a Napoli più tardi dai marines Usa di navi in missione postbellica nel Tirreno, del ‘tiro libero’ eseguito a due mani dal basso in alto, degli scout al massimo di 40 punti finali, di i canestri da tre punti di là da venire, della rivoluzionaria novità della palazzetto dello sport dei “Cavalli di Bronzo”. In questo scenario uno zio in nazionale, la ciurma di nipoti coinvolti a vari livelli nel basket giocato, contagiati dal virus che induce a lamentare l’ingiustificato disinteresse generale e specifico di Repubblica (di molti altri) , di chi ignora anche il faticoso recupero di visibilità della squadra di Caserta, erede della Juve, unica squadra del sud campione d’Italia, del presidente Maggiò, di Gentile, di Oscar e che per ora staziona in posizione ‘scomoda’ nel gruppo B della serie B
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