IL BELLO DELLA BREVITÀ

L’onerosa incombenza di governare la redazione di un giornale include il compito di assegnare incarichi in apparenza marginali che invece contribuiscono all’armonia, alla completezza dello strumento informativo. Esempio: nell’economia di un quotidiano convergono notizie di agenzia che per mille ragioni non è possibile approfondire, sviluppare sul campo, altre che per motivi logistici e di tempo si esauriscono in poche righe e finiscono nelle cosiddette ‘brevi. Le une e le altre, se di interesse generale, diventano materia di prezioso lavoro redazionale. Indotti da orgoglio professionale, da sottovalutazione para snobistica, la squadra dei redattori tenta in ogni modo di non occuparsi di selezionarle, integrarle e impostarle per la rubrica delle notizie in poche righe, che per contenuto e frutto di buona riscrittura, hanno spesso maggiore efficacia di articoli che occupano pagine intere.

Il ragionamento nasce dall’analisi bis di Repubblica, resettata e rivestita dai grafici del giornale che hanno sistemato la dovizia di pagine pubblicitarie tra un articolo e l’altro. Ispirati dall’estro di artisti del settore,  chiamati a modernizzare, hanno scelto la via prevalente di un solo, lungo articolo da pagina intera, non in sintonia con il brevissimo tempo a cui ci ha abituato l’informazione delle news televisive, o ricevute a getto continuo sui cellulari. Insomma è un ‘no’ alla rubrica delle ‘brevi’. Raddoppio della critica, dopo la contestazione di ieri, primo giorno della nuova Repubblica: anche oggi con l’inserto “Robinson”, il giornale costa euro 2 e 90, pari  a 3 euro, modifica del prezzo decisamente  scoraggiante.


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