Con l’avvento al potere di Trump americani e russi hanno avviato colloqui per trovare una soluzione alla guerra russo ucraina. Il tutto naturalmente avviene con grande squilibrio tra il potere dei due paesi in conflitto. A riprova di ciò il fatto che Trump ha voluto escludere sia Zelensky che l’Europa dai colloqui escludendo così la vittima già individuata come soggetto soccombente che l’UE che l’ha convintamente sostenuta. Non è un caso che nel corso degli incontri sia emerso da entrambe le parti un sentimento di disprezzo verso Zelensky, non ritenuto interlocutore credibile e nemmeno legittimo. Il ministro degli esteri di Putin, Lavrov a cui sono delegate sempre le affermazioni più aggressive, col suo consueto tono livoroso, ha detto che vorrebbe addirittura punirlo definendolo “un individuo patetico, un leader di paglia e un mediocre comico”. Poi Trump gli ha fatto eco incolpandolo per l’eccessiva durata del conflitto. Lo accusa paradossalmente, di essere la causa della guerra (come? forse tentando di invadere la Russia?), Trump ha aggiunto di avere informazioni che quantificano al minimo storico la popolarità di Zelensky, a suo dire, precipitata a poco più del 4%. Cosa improbabile.
Ma il neopresidente americano lo ha detto a sostegno delle richieste di restituzione di quanto speso in aiuti militari, che ha formalizzato in 500 miliardi dollari. Bluffando clamorosamente sulle cifre realmente spese dagli americani. In realtà poco più dei 98 miliardi documentati da Biden, più o meno quanti stanziati dalla UE. Ha poi concesso (magnanimamente) di accettare quale pagamento la concessione in esclusiva dei preziosi minerali delle terre rare ucraine. Dulcis in fundo ha aggiunto che gli europei invece non hanno stanziato alcunché e quindi ora si dovrebbero far carico in esclusiva dei costi per finanziare una missione di interposizione militare sul nuovo confine russo-ucraino che concorderà con Putin. Cosa impossibile da accettare persino da parte della Russia, nonostante gli accordi già presi. La cosa più grave è stata che quegli accordi sono stati discussi tenendo fuori dalla porta sia gli ucraini, trattati come paese sconfitto, che gli europei trattati a ceffoni come servili orpelli senza diritto di parola.
Tutto incredibilmente folle. Anche perché si basano su dati falsi. I finanziamenti europei sono stati di dimensioni pari a quelli americani e, come se non bastassero queste menzogne, Trump si è poi spinto a “convocare” egli stesso nuove elezioni presidenziali in Ucraina, provando a risvegliare l’opposizione interna per formare un nuovo governo di salvezza nazionale. Roba delirante, da chiamare subito gli operatori della psichiatria … se esistesse un servizio sanitario pubblico nel suo paese. Immaginate cosa avrebbero detto gli americani se tali richieste le avessero fatte i nemici di un tempo, dopo le fughe precipitose delle loro disastrose guerre perse. Ricordiamo che la storia ci ha insegnato che i paesi che si sono prestati a condurre guerre per altri, hanno sempre pagato lo scotto del tradimento, perché gli americani li hanno sistematicamente abbandonati fuggendo, lasciando una lunga scia di debiti e di sangue.
Il povero Zelensky, umiliato, tradito e abbandonato da quello che era stato il suo principale alleato, diventato il suo primo accusatore, non ha potuto ribattere alcunché, ha solo potuto dichiarare con voce flebile “…. chi vuole farmi fuori ora non ci riuscirà, io non svendo il mio paese”.
Zelensky non è più una risorsa utile per aggredire la Russia, tantomeno un trofeo da esibire al mondo con orgoglio quale simbolo della generosità americana, sperando nella sconfitta di quello ancora definiscono impero del male. Tutto ciò come se la moderna Russia potesse in qualche modo considerarsi una diretta evoluzione dell’ideologia comunista. Niente appare di più lontano.
Ma Zelensky ora è diventato un ostacolo, non sarebbe più legittimato nemmeno a governare il suo paese. Questa considerazione lo renderebbe inutile alla causa trumpiana e non più spendibile sui social dell’inquietante amico Elon Musk.
Che poi sia la Russia di Putin a giudicare in questo modo Zelensky non è certo una novità. Ciò che sorprende è invece il voler associare a tali giudizi l’intera Europa. Entrambi questi ex alleati sono considerati solo dal punto di vista economico, sono un costo da cui liberarsi quanto prima, al massimo una risorsa da sfruttare. Sono state dimenticate le migliaia di vittime ucraine uccise sotto le bombe russe per sostenere un’inutile guerra, iniziata e continuata per oltre tre anni, condotta dall’Ucraina per conto terzi (degli americani, che l’hanno voluta, incoraggiata e foraggiata). Ma sono stati dimenticati i costi economici altissimi pagati dall’Europa, per compiacere l’amico americano, causati dalle sanzioni imposte in modalità suicida, ma in realtà finalizzate a vendere prodotti americani, come il loro gas a un prezzo decuplicato rispetto a quello russo. Tutto ciò per dar prova di fedeltà a una fragile alleanza perdente. Qualcosa di simile era già accaduta quando si sono condotte, con le stesse modalità altri sanguinosi conflitti, facendone poi pagare il prezzo agli alleati e agli stessi popoli ai quali si era ipocritamente fatto credere di volergli “portare la democrazia”.
Si sono invece esportate morte e distruzione. Sono stati questi gli esiti di una residuale grandezza di chi continua a perseguire una logica imperialista (ora detta logica del MEGA) minacciando a destra ed a manca di imporre esosi dazi.
Incredibili e forse controproducenti queste minacce da arrogante paese neocoloniale. Ma che dimentica che dovrà confrontarsi con ben altri colossi mondiali.
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