In questi giorni è di scena al teatro Politeama di Napoli l’opera-musical “Masaniello”, lo spettacolo di Tato Russo che debuttò nel 1996 al teatro Bellini, e che fino ad oggi ha avuto circa duecento repliche nei teatri italiani. Ne parliamo con il Maestro Patrizio Marrone, autore delle musiche.
Maestro, ci può raccontare la genesi di questo spettacolo?
Tutto nasce dalla collaborazione tra me e Tato Russo negli anni novanta. Avevo già scritto le musiche di suoi spettacoli memorabili come ‘La Tempesta’, ‘Il Candelaio’, ‘Sogno di una notte di mezza estate’, quando a Tato venne l’idea di mettere in scena la storia del pescivendolo napoletano rivoluzionario, ma in forma di musical, genere da cui era particolarmente attratto e cultore. In Italia allora c’era la cultura della commedia musicale, rappresentata da ‘Rugantino’, ‘Aggiungi un posto a tavola’; nessuno aveva pensato di rappresentare un lavoro interamente musicale, cantato, sulla scia dei musical americani di fine anni ottanta come’Il Fantasma dell’opera’,’I Miserabili’, che a loro volta traevano linfa musicale dal nostro repertorio operistico. Perchè non farlo anche noi, che siamo gli eredi naturali dell’opera italiana?”.
Quindi vi metteste al lavoro
Sì, ricordo che contemporaneamente eravamo impegnati nelle prove di in un altro spettacolo di Tato, ‘La commedia degli equivoci’, sempre con musiche mie, per cui dopo le prove lo raggiungevo a casa, lui mi spiegava le scene e tutto quello che voleva rappresentare in linguaggio musicale, come i tratti teatrali e psicologici dei personaggi. Scriveva in tempo reale i versi da mettere in musica. Era veramente impressionante come avesse già tutto chiaro dal punto di vista drammaturgico e della messa in scena; poi tornavo a casa, ormai a notte avanzata, scrivevo le musiche durante il giorno e la sera di nuovo da Tato a continuare a lavorare. Andammo avanti così per quaranta giorni e terminammo la scrittura del Masaniello, che così potè andare già in sala prove. Chiaramente durante il periodo di prove, le musiche potevano subire delle variazioni per potersi meglio adattare alla complessa macchina teatrale.
Come è strutturata l’opera musicalmente?
Come dicevo, non volevamo ricalcare la forma della commedia musicale, che consiste in lunghe parti recitate interrotte da canzoni a forma chiusa. Doveva essere un flusso ininterrotto di musica, di ritmi trascinanti, che portavano a arie di ampio respiro. L’unico modo era quello di creare dei temi conduttori musicali, il tema d’amore, il tema dell’inganno, il tema del veleno, della rivoluzione, il tema di Masaniello, il tema del destino. Questi temi sorreggono l’intera struttura e subiscono dei processi di variazione in base a quello che succede in scena, e tutto questo per dare unità musicale all’opera; bisognava creare un materiale musicale coerente, che riuscisse a legare al meglio l’abbondanza di creatività presente. Procedendo in questo modo nel musical, che possiamo meglio definire un’opera di popolo, si sono potuti legare momenti ritmici, arie, danze, cori; e a proposito di cori, nella scena della piazza dove avviene la sommossa, c’è un episodio che vede tre cori sovrapposti in un elaborato contrappunto, che rappresenta uno dei momenti più coinvolgenti. Ci sono poi canzoni che restano impresse nella mente del pubblico, come ‘ Mi chiammo Masaniello’, Masaniello e Bernardina’, Popolo mio’, La premonizione di Bernardina’,Col veleno’. Importantissimo l’inizio dell’opera, che vede il funerale di Masaniello, e qui non potevo fare altro che prendere le prime note della Passione secondo Matteo di J.S.Bach, e riproporle per moto contrario, trattandosi della morte di un eroe profano”.
La rappresentazione di questi giorni differisce da quella originale di partenza del 1996?
Come dicevo, l’opera nasce nel 1996, e ha visto alternarsi sul palcoscenico più generazioni di cantanti, e a questo punto non posso fare a meno di sottolineare il coraggio di Renato De Rienzo e Maurizio Sansone, anche loro fedeli collaboratori di Tato Russo, che hanno non solo ricostruito la regia originale, ma che hanno anche prodotto e finanziato, insieme a una cordata di imprenditori napoletani, tutta l’operazione. Tutto ricostruito fedelmente, come nelle edizioni precedenti, con i costumi di Giusi Giustino, le scene di Tonino Di Ronza, i movimenti coreografici di Ettore Squillace. Per quanto riguarda la direzione musicale, è affidata a Enzo Campagnoli, che si è avvalso della preziosa collaborazione di Ciro Cascino. Nel corso delle varie riprese ci sono state delle musiche aggiunte dello stesso Tato Russo, Mario Ciervo e Maurizio Sansone. Ques’ultimo ha realizzato anche le orchestrazioni digitali.
Maestro, capisco che potremmo parlare per ore di questo spettacolo, come vogliamo concludere questa nostra chiacchierata?
Devo assolutamente sottolineare la bravura, la professionalità, l’entusiasmo di questa compagnia di cantanti straordinari; tutti insieme sono la forza dello spettacolo. Il loro impegno, la loro abnegazione, sono il motore di tutto, è inutile dire che senza di loro non potremmo stare qui a parlare di Masaniello, che è una storia che unisce varie generazioni nella vita così sul palcoscenico. Abbiamo attori di grande esperienza e giovani agli inizi della loro carriera, e questa concomitanza di generazioni rappresenta una forza, la vera arma in più. Siamo partiti da Gigi Finizio e Barbara Cola, oggi, abbiamo Francesco Boccia, Federica De Riggi, Lello Giulivo, Aurelio Fierro Jr, Maurizio Murano, Laura Lazzari, Mario Zinno, Matteo Mauriello, Ivano Schiavi, Carmine De Luca, Emilio Salvatore, Raffaella De Simone, Alba Pierno, Esmeraldo Capodano, per citare solo i ruoli principali, ma ce ne sono tanti altri, bravissimi, che è impossibile nominarli tutti, sono cinquanta in scena, che potete venire ad applaudire in questi giorni al teatro Politeama a Napoli.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.