Come mai non è stato dato il giusto peso all’incredibile sollevamento del suolo nell’area dei Campi Flegrei, ad ovest di Napoli in direzione Pozzuoli? Un centimetro al meso è ‘roba da pazzi’, come neanche ai tempi del bradisisma del 1983 che costrinse molti cittadini all’evacuazione per realizzare la Pozzuoli bis, ossia Monteruscello.
Come mai non è stato dato il giusto peso a quel ‘livello’ che si avvicina in modo sempre più minaccioso, passato nel giro di un anno da tre ad un solo chilometro dalla superficie marina e terrestre? Da far saltare sulla sedia: invece minimizzato, autorità, scienziati ed ‘esperti’.
E, soprattutto, come mai non è stato dato alcun peso all’ipotesi di gran lunga scientificamente più probabile, suffragata da studi e ricerche, di una vera e propria gigantesca “pentola a pressione” che sta per esplodere (nel giro di qualche mese), causando una enorme nube di gas e vapori non tossici, ma addirittura letali? Lo ha illustrato, nell’intervista di ieri, il geologo partenopeo Riccardo Caniparoli.
Come mai, invece, si è sempre e solo parlato di ‘terremoto’, e appunto mai s’è fatto un minimo cenno a quei gas killer a base di anidride carbonica e solforosa? Soprattutto per approntare al più presto una via di fuga, un piano di evacuazione non per tutta la metropoli di Napoli, ma per quella martoriata area flegrea (Conca di Agnano, zone di Pisciarelli e Solfatara), caratterizzata dalle ‘fumarole’, che stanno aumentando progressivamente, segno della sempre più forte pressione che arriva dalle viscere della terra, e si avvicina, come detto, sempre più: 1 solo chilometro ormai….
Eppure alcuni segnali, nel corso degli ultimi ci sono stati, eccome. Tutti minimizzati o addirittura non captati.
Intanto, fa capolino un reale motivo, al solito economico, alla base di tale, certo ‘non scientifica’, sottovalutazione: il business dei lavori e degli appalti per il consolidamento e adeguamento antisismico di case, edifici e fabbricati in tutta l’area.
Rischio alle porte: avremo edifici sicuri, a prova di terremoto. Ma potremmo morire gassati.
Vediamo, tassello per tassello, la lunga story che comincia ad inizio anni ’80, più di 40 anni fa: ma la ‘storia’ arriva lontano nei secoli, fin dall’epoca romana, via Virgilio, fino al sommo Dante, come vedremo.
1983, LA TERRA SI ALZA A POZZUOLI
- ‘Esplode’ il caso Pozzuoli: la terra non trema, ma si alza.
E’ il dramma del bradisisma con il famoso Rione Terra, a Pozzuoli, a forte rischio, così come tutta l’area puteolana. Proprio per questo viene programmata e messa subito in atto, dalla Protezione Civile all’epoca guidata dal pezzo da novanta della DC, Enzo Scotti, l’evacuazione di moltissimi cittadini, sistemati in prefabbricati di fortuna, e in attesa della rapida realizzazione della cosiddetta Pozzuoli bis, a un tiro di schioppo, un’area ugualmente bradisismica e altrettanto archeologica: Monteruscello, che molti allora ribattezzarono ‘Mostro Ruscello’: e così titolò un suo reportage la ‘Voce’.
In realtà quel fenomeno venne allegramente ‘pompato’: proprio per allarmare la popolazione e obbliarla alla deportazione nel lager-Monteruscello, come all’epoca dichiararono in ‘bollenti’ interviste sia un ingegnere e capo collaudatore, Ennio Magistrelli, sia l’allora direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Antonio Luongo.
Scaturì un’inchiesta, nel 1984, portata avanti da tre coraggiosi inquirenti della procura di Napoli: Luigi Gay, Paolo Mancuso e Franco Roberti. Una vera Tangentopoli molto ante-litteram: perché nel maxi business a base di mattoni & calcestruzzo, movimento terra & infrastrutture, c’era la crema delle imprese di costruzioni locali e anche nazionali (come, per fare un solo esempio, la fiorentina ‘Pontello’), le sigle dei clan della camorra e, of course, i boss dei partiti. Ma quell’inchiesta che avrebbe ‘terremotato’ Napoli e certo non solo venne scippata alle tre toghe, avocata a sé dal capo della Procura partenopea, lo scottiano doc Alfredo Sant’Elia e subito archiviata tombalmente in istruttoria. Ai confini della realtà.
Facciamo un grosso salto temporale, ma restiamo in campo economico: per identificare il probabile business, l’affare che non si vuole, stavolta, perdere ad alcun costo.
Parla un profondo conoscitore nel mondo degli appalti, pubblici e privati: “Non serve la zingara per capire che da anni sono in ballo palate da centinaia di milioni di euro per rendere antisismici praticamente tutti gli edifici, quelli esistenti e ovviamente quelli che verranno realizzati. Tra leggi e leggine, un mare di soldi pubblici in ballo. E’ evidente che adottare misure antisismiche, in un territorio come il nostro, è importante. Ma è anche basilare tenere sempre alta l’attenzione sui terremoti, e quindi evitare ogni possibile interferenza o ‘fastidio’: come può essere proprio la pista del gas mortale nelle viscere di quella parte dell’area flegrea. Il rischio concreto è quello di rendere o fare edifici super antisismici che resisteranno a tutte le scosse: ma per i cittadini di morire gassati se non viene preso alcun provvedimento dalle autorità”.
E GLI AMERICANI SAPEVANO…
Da un intenditore all’altro, eccoci al parere di uno che conosce molto bene gli ambienti NATO e a stelle & strisce. Che ci racconta quanto segue.
“Da molti anni gli esperti americani sono a conoscenza dei rischi collegati a quell’area e la bomba ad orologeria che c’è in quelle profondità, ma sempre più vicine a noi, tanto che adesso siamo ad un chilometro. Prima tutti i comandi militari americani erano acquartierati nella zona fra Agnano e Bagnoli. Poi si sono man mano spostati. E infatti l’U.S Naval Support Activity si è spostato nel casertano, a Gricignano d’Aversa, mentre l’Allied Joint Force Command è stato trasferito nel comune di Giugliano, a poca distanza da Lago Patria. Hanno da tempo ben fiutato il pericolo e per questo hanno deciso di traslocare”.
Il primo (NSA), tra l’altro, effettua studi su “i rischi per la salute associati a potenziali agenti chimici nell’ambiente”: a partire dai roghi per le monnezze tossiche, ma certo non solo.
Mentre ‘JFC’ è uno dei 2 comandi strategici operativi del ‘Supreme Headquarters Allied Power Europe’ (SHAPE); l’altro è l’‘Allied Joint Force Command-BRUNSSUM’, localizzato a Castean, in Belgio.
Da un presidio militare all’altro il passo è breve.
Ed eccoci alla storica ‘Accademia Aeronautica’ di Pozzuoli, in vita da 62 anni e alle dirette dipendenze del nostro ministero della Difesa. Pochi mesi fa, a novembre, è circolata con insistenza la voce di un prossimo trasferimento addirittura in Lombardia, aree di destinazione in provincia di Brescia o, in subordine, di Bergamo.
Ecco cosa ha scritto la stampa locale. ‘Corriere di Napoli’ del 21 novembre scorso: “Accademia aeronautica: c’è l’ipotesi trasloco, da Pozzuoli in Lombardia”. E poi un commento a caldo: “Non deve essere spostata: significa allora che per il bradisisma siamo in pericolo? Qual è la verità?”.
E subito dopo il più dettagliato resoconto di ‘NapoliToday’, 22 novembre: “Un trasferimento dell’Accademia aeronautica di Pozzuoli è al vaglio del Ministero della Difesa. Sarebbe legato alla criticità del territorio, piena zona rossa dei Campi Flegrei. L’area è particolarmente attenzionata dal governo dopo l’intensificazione del fenomeno bradisismico negli ultimi anni. Alcune voci parlano di Brescia come possibile nuova sede, dove si trova sia un aeroporto militare (Ghedi) che uno civile nei fatti inutilizzato (Montichiari)”.
DA UN SOS ALL’ALTRO. FINO ALL’INFERNO…
Restiamo sempre alle cronache di mesi fa.
Sul SOS sollevamento-terra segnalato dalla ‘Capitaneria del Porto’ di Pozzuoli, ecco’ Il Mattino’ del 9 maggio 2024: “Pozzuoli, è allarme fondali: a rischio i trasporti marittimi. Difficoltà nell’imbarco e sbarco di camion e bus, rischio insabbiamento per i traghetti”.
Dettaglia il ‘TG Campania’ del 10 maggio 2024: “Sollevamento banchina al porto di Pozzuoli, Sos dalla Capitaneria. La pendenza della rampa rende complicate le operazioni di imbarco e sbarco dei mezzi pesanti che garantiscono il trasporto merci ad Ischia. Il bradisisma ha causato il sollevamento della banchina. L’Osservatorio Vesuviano ha rilevato un sollevamento del suolo di 24,5 centimetri da gennaio 2023, 6,5 centimetri nell’anno in corso”.
Un passo indietro di qualche anno e siamo nel 2021, quando le associazioni ambientaliste e alcuni consiglieri regionali protestano contro la possibile ripresa delle trivellazioni, proprio nell’area di Pozzuoli, a caccia delle acque bollenti per sviluppare energia geotermica. Era stato infatti avviato, qualche anno prima, un ambizioso progetto, ‘GEOGRID’, promosso da tutte le università della Campania (Parthenope, Federico II, Vanvitelli, Unisannio), nonché da CNR e INGV (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia) e realizzato da due grossi ‘privati’: ossia il gruppo vicentino ‘Power System’ e quello partenopeo ‘Graded’, specializzati nello sviluppo delle energie alternative.
Forti i j’accuse: “Possibile quel tipo di iniziative così invasive, come le trivellazioni in profondità, quando il terreno è tanto delicato e a rischio?”, la sostanza delle denunce.
La Voce, addirittura l’anno precedente, mise in rete un pezzo che potete rileggere. Era infatti del 18 agosto 2020,
NAPOLI, CAMPI FLEGREI / SOS FUMAROLE
Per finire, un salto all’Inferno. A se preferite, nell’ADE greco. O nell’Averno di Virgilio e Dante. Dove viveva nientemeno che ‘Lucifero’, l’angelo caduto.
Sì perché il Lago d’Averno, a un passo da Pozzuoli, è uno dei più antichi e misteriosi della storia, nato la bellezza di 4.000 anni fa. Ma che oggi vale la pena di studiare con grande attenzione.
Ecco il perché.
Basta partire dall’etimologia del nome per iniziare a capire qualcosa, penetrando nei segreti ‘infernali’. Il nome ‘Avernus’ è latino, ma la sua origine è greca, e significa ‘senza uccelli’, poiché – si può leggere su Wikipedia – “si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalavano particolari gas che non avrebbero permesso la vita degli uccelli”. I volatili che infatti vi planavano sopra a caccia di pesci, caso mai venuti in superficie, morivano stecchiti, e per questo l’Averno si riempì di carcasse di uccelli.
Ma i pesci hanno continuato a soffrire, e a morire, nel corso dei secoli. E fino ai nostri tempi.
Ecco cosa scrivono le cronache di gennaio 2017: “Le esalazioni di zolfo hanno interessato lo storico Lago di Averno a Pozzuoli, provocando la moria di centinaia di pesci, soprattutto cefalotti. I gas tossici emessi dai fondali del bacino riducono l’ossigeno, costringendo la fauna lacustre a risalire in superficie boccheggiante”.
Denunciò il consigliere regionale dei Verdi, il protagonista di tante battaglie per l’ambiente in Campania e non solo,Francesco Emilio Borrelli: “La nostra preoccupazione è legata al fatto che i pesci stanno morendo per una sostanza tossica, l’idrogeno solforato, molto pericolosa per la salute dell’uomo. Abbiamo deciso di chiedere all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia una verifica ulteriore dell’area, per accertare se questa attività vulcanica da cui sarebbe scaturito il fenomeno nei luoghi sia anomala e preoccupante, o rientri nei fenomeni ciclici della zona”.
Ma adesso siamo ai fanghi bollenti, come denunciato da Caniparoli.
E, soprattutto, ai gas e vapori: non tossici, ma letali. Mortali.
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