UNA ‘D’ DI TROPPO

Nulla è scontato e non lo è certamente il perché, ignorato dalla massa dei cittadini elettori, della differenza democrazia-oligarchia. La principale conseguenza è ben chiara, non c’è chi la ignora e si chiede sgomento: cosa di misterioso ha obnubilato gli italiani al punto di consegnare il Paese alle mani grondanti di neofascismo della destra e dei suoi satelliti drogati dalla sete di potere? E ne hanno consapevolezza i moderati con voce in capitolo quali sono Franceschini e in generale gli esuli del fallito centrismo coinciso con la fine della ‘prima Repubblica’? No, ovvio: la loro sopita ambizione a condividere alla pari oneri e soprattutto onori con la leadership della sinistra emerge e complica l’accidentato percorso del Pd, del suo peer nulla facile recupero di identità.

E allora, il mai dono centrismo intende operare con determinazione, in concreto perché l’Italia resti saldamente ancorata al suo status di democrazia costituzionale  e non corra rischi di ritrovarsi affondata nel pantano dell’oligarchia? Per rinfrescare la memoria: democrazia, forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che si basa sulla sovranità popolare esercitata per mezzo di rappresentanze elettive, e che garantisce a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico. Oligarchia: potere detenuto da un gruppo ristretto tendenzialmente chiuso, omogeneo, coeso e stabile, che lo esercita nel proprio interesse. Oligarchia è un diabolico collante a presa rapida e nella sua rete finisce di tutto, come accade ai re Mida dell’era moderna, che calamitano followers con ambizioni da parassiti. Perciò la citazione del regime delle sorelle d’Italia, di Salvini, Nordio, Lollobrigida, Santanché e uno stuolo di sudditi accumunati da analoga, coatta fede nella destra, arricchirà  presto la voce ‘oligarchia’ nei dizionari italiani, perché potere assoluto della granitica Giorgia e della consanguinea Arianna, e delegittimazione del Parlamento, della magistratura, dell’opposizione, della comunità europea, dell’informazione, di sanità  e scuola pubblica, dei diritti civili e da ultimo, del più importante baluardo a difesa dei lavoratori, della Cgil, complici i catto-moderati, che non hanno esitato a ferire mortalmente l’unità sindacale con applausi entusiastici per il violento attacco della premier alla Cgil durante l’assemblea della Cisl.

E poi, è di dominio pubblico, il capitolo non secondario della denuncia del melonismo e dei suoi alleati ‘scendiletto’, dell’affinità elettiva e operativa della destra con  l’antidemocrazia di Trump, Putin,  Milei, Orban…, di numerosi personaggi a loro affini aggregati dall’oligarchia mondiale.  Per il deciso convincimento di chi lavora ‘contro’ e per il default dei regimi antidemocratici, è grave, molto grave il caso della svolta epocale compiuta dalla Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, che d’ora in poi dovrebbe trasformarsi da ‘CISL’ in ‘CISLD’, dove la ‘D’ certificherebbe la scelta di sindacato inglobato dalla destra.


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