VOCI CONTRO, CHE CORAGGIO…

Il coraggio delle idee non costa niente? Al contrario, ha un prezzo esorbitante in Paesi che inquinano i caposaldi della democrazia. Per non divagare geopoliticamente nell’Italia deformata dal regime gestito sempre più da chi va restaurando lo sciagurato ‘Ventennio’. In particolare dalle sorelle d’Italia fiamma-tricolorate, che hanno fatto man bassa del media system, saldato l’impero Mediaset alla Rai portavoce della destra e per gratitudine nei confronti degli opportunisti saltati sul carro del potere li hanno premiati con la gestione di Tg, Gr, programmi di approfondimento e di ‘evasione’, ogni cosa svilita da flop e cali di ascolti. Non mancano, per ora, le voci ‘contro’ di giornalisti, scrittori, intellettuali, artisti: certo operano in pochi spazi residuali della libertà d’opinione ed è impari la competizione con la pletora di strumenti che amplificano la ‘grande bellezza’ della destra. Se Cairo, ritenesse prima o poi di concludere la presenza nel pianeta televisivo di La7, unica antitesi della disinformazione meloniana, l’Italia ripiomberebbe nel baratro del pensiero unico della destra.

Sventano la ferale ipotesi l’informazione alternativa di telegiornali e i talkshow come il “di Martedì” di Floris, “Piazza Pulita” di Formigli, le rubriche di Augias, Cazzullo, “Tagadà” di Tiziana Panella, “L’aria che tira”, Omnibus, “8 e mezzo della Gruber, “In altre parole” (Gramellini), “Propagandalive” (Diego Bianchi). E poi il caso di Elodie e Carlo Conti nella vigilia dell’ingessata conduzione del Sanremo 2025, intasato dai   29 cosiddetti big, illuminato dal capolavoro assoluto di Giorgia, dalla struggente poetica di Cristicchi, di Brunori Sas, dal ciclone Jovanotti, dalla magia della canzone di Lennon contro le guerre, interpretata magistralmente da Noa e Mira Awad (Israele/Palestina). Elodie: “Votare Meloni? Nemmeno se mi tagliano una mano”. Conti: “Se sono antifascista? Certamente sì”. Coraggiosi, l’una e l’altro. La pagheranno con ostracismi nei confronti della loro professione? C’è altro: dalla platea dell’Ariston, all’apparire della statuaria Rose Villain, l’urlo “Sì ’na preta”, che nella inimitabile lingua napoletana corrisponde a “sei una pietra, cioè una forte, una tosta” a un gratificante complimento.

Star consacrata un anno fa da Sanremo, apparizione da lasciare senza fiato ieri sera, ecco il suo graffiante pensiero su Giorgia signorina presidentessa del coniglio (copyright di Elly Schlein): “Negli Stati Uniti quando fu eletto Biden tutti scendemmo per le strade, oggi non c’è nulla da festeggiare. Se mai diventassi mamma, fatico a immaginare come crescere un figlio in una società del genere. Qui non è che con Meloni vada benissimo.  Sento molto scontento fra i miei coetanei. Sono una donna che tiene tantissimo ai diritti umani e con questo governo, non mi sento tutelata”. [Post scriptum. Di là dalle ragioni di un lauto cachet, a che si deve l’inutile co-conduzione di questo Sanremo affidata a Gerry Scotti e alla Clerici, impegnati nel banalissimo ruolo di annunciatori dei cantanti? Cose da vietare: pose e smorfie dei direttori d’orchestra inquadrati dalle telecamere, la pubblicità ai produttori sanremesi con la consegna di fasci di fiori anche ai cantanti di sesso maschile]. Rituale il grazie di Conti a chi ha lavorato per l’allestimento del festival: anche all’audio, che ha lo ha reso muto in avvio di programma? A fine serata il voto dei competenti di sala stampa: primo il cantautore e antidivo Brunori Sas, a seguire Giorgia, Lucio Corsi, anche lui apprezzato cantautore, Simone Cristicchi, Achille Lauro.


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento