L’immagine che invade la prima metà pagina di Repubblica fa impallidire i fanatici ultra della sceneggiata napoletana e osservata in parallelo con le comiche di Ridolini, ha la meglio. Il fotografo si è ispirato alle foto scolastiche di fine anno, con gli alunni che attorniano festanti il prof. o ha paragonato Trump (“che ha detto di essere figlio di Dio”) al Cristo circondato da una moltitudine di apostoli dell’Ultima Cena, ovvero dai suoi sudditi ‘scendiletto’ in adorazione. Al centro del gruppo, intento a leggere le orazioni, il tycoon recita con la testa china sull’ampia scrivania della Casa Bianca. Al momento di concludere sentenzia con parole da guru “Beati siano i pacificatori”.
Capite? Il socio e amico americano del criminale Netanyahu, fornito con delinquenziale costanza di armi americane utilizzate per il genocidio di 50 mila civili palestinesi, di donne e bambini, giornalisti e per ridurre la Striscia a un intero cimitero di macerie, in veste di immobiliarista, progetta l’esodo coatto del superstite popolo di Palestina, per gestire la rimozione di quanto Israele ha raso al suolo e trasformare Gaza in una succursale di Miami Beach per nababbi americani e di tutto il mondo. La foto del presidente pregiudicato degli States non può sfuggire all’attenzione di papa Francesco, al suo potenziale di magister del cristianesimo: Trump da usurpatore qual è, strumentalizza la propria conversione al cristianesimo per sviare l’attenzione mondiale dalle sue nefandezze. Scomunica, perché no, che smascheri la nuova sceneggiata del folcloristico, pericoloso coagulatore di sovranismi e antidemocrazie, non a caso amato dalla ‘presidente italiana del coniglio’ che si è potuta auto accreditare come cristiana solo urlandolo ai fascisti spagnoli.
SUCCEDE A “UN GIORNO DA PECORA”, luogo di satira radiofonica. Ospite Nordio, nel giorno del suo compleanno. “Auguri, con cosa lo festeggia?” La risposta spiega esemplarmente le farneticazioni del ministro in Parlamento e nella gestione della giustizia. “Allo spritz preferisco il Negroni, è più strong (ovvero bomba alcolica, ndr). Da ragazzino facevo il chierichetto e tendevo a rubare il vino, ovviamente non consacrato, al prete”. Tutto chiaro, per esempio l’allucinante intervento parlamentare sul caso Almasri?
QUANDO ERA ANCORA BUIO FITTO sulle fantasiose modalità delle truffe telefoniche, ne è stato vittima chi non è in confidenza con gli strumenti della tecnologia che evolvono a velocità della luce e immettono nel mercato dell’innovazione oggetti del desiderio sempre più sofisticati, ma anche a rischio di manipolazioni. Ha prodotto un devastante choc il caso delle decine di arabi assassinati provocando lo scoppio con comandi a distanza dei loro ‘cerca persone’. Hanno rattristato e spaventato le appropriazioni via telefono, e-mail e altri stratagemmi dei dati sensibili per svuotare i conti correnti soprattutto degli anziani, con truffe sempre più ingannatrici. Ora ci sono cascati anche i grandi imprenditori italiani, vittime di richieste credibili, spacciate per appelli del ministro Crosetto al fine di liberare giornalisti italiani rapiti in Medio Oriente. Insomma, la criminalità di settore per ora sembra non temere antidoti, perché più rapida nella ricerca di truffe inedite, più efficiente di chi la combatte arrancando. Certo è una follia surreale l’ipotesi di innestare la retromarcia, di comunicare con i segnali di fumo e il tam-tam tribali, ma che vita è se quando squilla il cellulare e nel display non compare il nome di un mittente noto, rispondere o ignorare la suoneria provoca ansia, stress, paura?
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