Donald Trump sempre più bipolare? Pare proprio di sì, stando alle ultime che ha combinato – e sta combinando ad ogni ora che passa – in appena due settimane di Regno, ossia dalla sua proclamazione ufficiale del 20 gennaio nel corso di una memorabile kermesse.
Appena ieri abbiamo dettagliato la decisione di smantellare USAID, il ricco carrozzone a stelle & strisce usato negli ultimi due decenni per inventare guerre sporche e, addirittura, finanziare ricerche per le ‘biologic wars’. Così come un paio di giorni prima avevamo descritto le faide corruttive al Senato Usa per evitare fino all’ultimo istante la nomina di Robert Kennedy junior come ministro della Sanità (un vero colpo da Ko per ‘Big Parma’) e quella di Tulsi Gabbard a capo della nuova ‘Intelligence’: due vere rivoluzioni, per le quali si decide entro le prossime 48 ore.
Sul fronte estero, invece, il caos più totale. E ieri la ‘bomba’ scoppiata alla Casa Bianca, con l’epico abbraccio eterno fra ‘The Donald’ e il capo (o meglio, kapò) di Tel Aviv, Bibi Netanyahu, sul futuro della Striscia di Gaza, letteralmente e vergognosamente giocato sulla pelle dei palestinesi.
Inutile girarci intorno, meglio dar la parola ai due ridicoli, ma estremamente pericolosi protagonisti.
Parte lancia in resta il Tycoon.
“I legami tra Stati Uniti e Israele sono e saranno indistruttibili”.
“Negli ultimi due anni sono stati messi a dura prova. Ma con me e te saranno più forti che mai”.
“Gli Stati Uniti prenderanno il controllo, un controllo a lungo termine che porterà stabilità in tutta l’area mediorientale. La Striscia di Gaza sarà la ‘riviere’ del Medio Oriente”.
“I palestinesi devono lasciare Gaza e vivere in altri paesi in pace. Gaza è diventata un simbolo di morte e distruzione per decenni. I palestinesi vogliono tornarci perché non hanno alternative”.
Gonfiando il petto fa subito eco il boia di Tel Aviv.
“Dall’attacco del 7 ottobre stiamo combattendo i nostri nemici e cambiando il volto del Medio Oriente. Abbiamo devastato Hamas, abbiamo decimato Hezbollah. Israele non è mai stato così forte: ma per assicurare il nostro futuro dobbiamo portare a termine il lavoro”.
E il trionfale botto finale: “Israele vincerà la guerra. La vittoria di Israele sarà la vittoria dell’America. La pace tra Israele e Arabia Saudita non solo è fattibile: ma si farà”.
Rullano i tamburi. Che più di guerra non si può.
Pensate: il premier nazi israeliano – primo ospite della nuova Casa Bianca – è volato per una 2 (poi diventata 3 e quindi 4) giorni a Washington e discutere della seconda fase della faticosissima tregua a Gaza.
E invece, ora, sul tavolo, c’è bello e pronto il futuro di tutta la zona in guerra continua dal 1947.
E qual è la pietanza base sul tavolo? La deportazione – in stile perfettamente hitleriano – di tutti i palestinesi che hanno vissuto e vivono da decenni nella Striscia, 2 milioni e 300 mila circa, meno naturalmente le oltre 50 mila vittime trucidate dall’esercito israeliano in questo anno e mezzo di più che tentato genocidio. Una folla oceanica che proprio in questi giorni, in queste ore sta marciando incolonnata per tornare a casa. Capite la follia criminale di Lorsignori?
Una tragica storia che ora può trovare la sua ‘soluzione finale’ – come un tempo diceva Adolf – deportando in blocco tutti i palestinesi in Egitto oppure in Giordania, secondo i ‘dreams’ di Donald & Bibi, Uniti for Ever.
Chissenefotte se l’Autorità palestinese (l’un tempo OLP) parla di autentica follia. Chissenefrega se tutti i paesi arabi (anche i più moderati) hanno rispedito al mittente la proposta.
Conta meno del 2 di briscola l’Unione Europea, che non ha ancora detto qualcosa, ha le sue rogne con Trump e i suoi dazi amari (alcuni paesi hanno detto subito no, come Francia, Spagna e Germania, ma sono in crisi che più profonda non si può).
Certo, il tandem criminale Usa-Israele può giocare sull’ambivalenza del colosso saudita, che detta la sua legge energetica sempre in base al dio petrolio e il suo sostegno alla causa palestinese è sempre stato solo di facciata: quindi agevolmente ‘sul mercato’.
Esattamente un anno fa, a fine gennaio 2024, in occasione di un summit europeo dei ministri degli Esteri, intervenne il sempre ben accolto esponente del governo di Tel Aviv, Israel KATZ (nomen omen), il quale, in modo molto pacato, illustrò un progetto da lui stesso ideato nel 2017, quando era titolare del dicastero dei Trasporti. Si trattava – udite udite – della creazione di una gigantesca isola artificiale proprio di fronte a Gaza. Nella sua patologica idea, quell’ISOLA CHE NON C’E’ avrebbe dovuto accogliere tutti i palestinesi della Striscia di Gaza.
Immaginate, un’Isola per 2 milioni e rotti di abitanti! Una nuova città galleggiante, tutta da costruire, e proprio vis a vis con la loro terra da sempre…
Certo, ora un’isola di deportati, un lager in piena regola, proprio di fronte alla ‘Riviera’ dei Sogni per i miliardari non è proprio il massimo. Motivo per cui – follia dell’Isola a parte – meglio comunque sbolognare, impacchettare e deportare quella feccia palestinese in altre aree, vuoi l’Egitto oppure la Giordania. E – perché no? – la gigantesca e disabitata Groenlandia, visto che tra poco sui suoi orizzonti sventolerà la bandiera a stelle e strisce…
P.S. Chiederemo a breve una ‘diagnosi’ sulla bipolarità trumpiana a due nostri grandi amici e ‘collaboratori’ di prestigio, lo psichiatra Walter Di Munzio e il neurologo Pietro Carrieri. Per Netanyahu un criminologo qualunque (e ne abbondano) basta e avanza.
Per documentarvi meglio lo scenario da brividi, vi proponiamo la lettura di alcuni istruttivi pezzi.
Messo in rete da ‘InsideOver’, Una Montecarlo al posto dei palestinesi: il piano di Trump e Bibi Netanyahu per Gaza
Pubblicato da ‘The Intercept’, The U.S. will take over the Gaza
Infine, grazie a ‘Responsible Statecraft’, Trump floors supporters with US ‘own’ and ‘rebuild’ Gaza plan.
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