IN CRISI DI PANICO

“…è giunta mezzanotte, si spengono i rumori…” suma in silenzio assordante anche l’urlo potente tipo Tarzan di Giorgia dal balconcino del social casalingo (peccato, palazzo Venezia a quell’ora è chiuso): ossessionata dall’incubo Albania, dal gigantesco flop dei centri di detenzione che sottraggono centinaia di milioni alle nostra tasche e hanno il solo, stupefacente merito di regalare lussuose, prolunagate vacanze a fortunati poliziotti italiani, la signorina, presidentessa del consiglio del governo del nulla, a costo di infiammare perciolosamente l’ugola ha urlato con crescente livello di decibel “ce la faremo, ce la faremo, ce la faremo, a costo di stare io in Albania giorno e notte”. Svanito il sogno, Ella, nottetempo si è destata in crisi di panico, colpa della memoria che ha girato il dito nella piaga del nuovo fallimento del suo sogno di gloria sulla pelle dei migranti. Duro il risveglio, ira funesta, aggressione selvaggia alle ‘zecche rosse’, all’ineccepibile sentenza che ha vietato la deportazione dei 43 in Albania. Democratici italiani allarme: non manca molto che l’iracondia della destra provochi una guerra civile. Messaggio intimidatorio della premier ai suoi followers (anche ai giudici?): “Volete la piazza?” Cioè, a chi aspettate a manifestare contro i giudici? Il senso di questa ‘uscita’ non si discosta molto dall’incentivo di Trump ad assalire il Parlamento degli Stati Uniti.


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