TERRA DEI FUOCHI / ARRIVA LA CORTE EUROPEA. 40 ANNI DOPO…

Meglio tardi che mai.

A 40 anni abbondanti dall’inizio di crimini & misfatti nella Terra dei Fuochi, oggi arriva la ‘epica’ sentenza della ‘Corte Europea dei Diritti dell’Uomo’ (CEDU).

Sorge subito spontaneo l’interrogativo: ci voleva quasi mezzo secolo perché i soloni UE vedessero quello che era sotto gli occhi di tutti e che ha già fatto una strage – nei decenni – da decine di migliaia di vittime?

Con quale faccia, adesso, chiedono di prendere dei ‘provvedimenti’, parlando di ‘pericoli imminenti’ per la salute pubblica, quando quei percoli hanno cominciato a manifestarsi, appunto, decenni fa?

A questo punto, visto che va tanto di moda, perché non interviene anche l’onnipresente ‘Corte Penale Internazionale’ dell’Aja per i crimini contro l’umanità?

Il massimo dell’ipocrisia.

Una vergogna senza confini.

Altro che sentenza storica!

Proprio perché, in tutti questi anni di omertà, collusioni, coperture & depistaggi, i ‘criminali’ hanno continuato ad agire indisturbati, senza che nessuno osasse sfiorarli, portando i loro profitti di sangue allegramente all’estero, nei paradisi fiscali.

Le inchieste della magistratura hanno fatto solo il solletico.

Le autorità di ‘controllo’ anno chiuso gli occhi e se ne sono altamente strafottute.

Quindi, imprese criminali in uno Stato criminale.

Niente altro.

E ora la ciliegina della sentenza europea che arriva con la locomotiva, la beffa delle beffe.

Partiamo dalle news e vediamo alcuni passaggi salienti del risibile provvedimento UE, partendo da una nota diramata dall’ANSA.

Batte l’agenzia: “Le autorità italiane mettono a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l’area campana coinvolta nell’interramento dei rifiuti tossici”.

Lo ha stabilito la Corte europea per i diritti umani che ha condannato l’Italia che, pur conoscendo la situazione, non ha preso le dovute misure. La CEDU ha stabilito che il nostro Paese deve introdurre, senza indugio, misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento”.

La CEDU

La Corte ha riconosciuto un rischio per la vita degli abitanti ‘sufficientemente grave, reale e accertabile’ che può essere qualificato come ‘imminente’”.

I giudici, poi, ritengono che ‘non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa’ da parte delle nostre autorità nell’affrontare la situazione nella Terra dei Fuochi’”. C’è stata, soprattutto, troppa lentezza, evidenziano.

Sottolineano ancora che lo Stato non è stato in grado di dimostrare di aver intrapreso tutte le azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale dei rifiuti”.

Data l’ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali e reali per la salute. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state per lunghi periodi coperte dal segreto di Stato”.

Tragicamente farsesco.

Una sentenza, o provvedimento, da far ridere i polli, ruspanti o di allevamento che siano.

Non si rendono conto, le toghe europee, delle ovvietà & sciocchezze che riescono ad inanellare l’una dopo l’altra, del ‘bestiario’ di cui fanno addirittura bella mostra?

Vengono fuori con queste parole proprio come dei marziani che sbarcano sul nostro pianeta e del quale non conoscono un cavolo (nemmeno coltivato in quelle martoriate terre).

Scrivono di pericoli imminenti per la salute quando i buoi – tanto per rimanere in tema zootecnico – hanno cominciato ad uscire dalle stalle a metà anni ’80, quindi 40 anni fa abbondanti. Cosa hanno fatto in questo lunghissimo arco di tempo Lorsignori?

Si sono girati i pollici?

Hanno voltato lo sguardo?

O che?

Proprio come hanno fatto coloro i quali avrebbero dovuto prendere le ‘misure’ adeguate e non le hanno prese, strafottendosene, appunto. Paura, omertà, collusione, complicità o cosa? Nessuno lo ha mai accertato e tutto è filato via nel tempo: mentre la gente, i bambini morivano di tumore, flagellati da quei maledetti rifiuti tossici interrati dalle imprese di camorra abbondantemente coperte dalla ‘politica’, dalle autorità e via di questo passo.

Un dettaglio. La sentenza parte da un esposto presentato alla Corte 5 anni fa, nel 2019, da 41 cittadini e da 5 associazioni ambientaliste. Lo stesso provvedimento concede all’Italia 2 anni di tempo per adottare le misure ad hoc per fronteggiare la situazione.

Che vuol dire?

Verranno poi presi ulteriori provvedimenti inutili se non succede niente?

Chi e come caso mai sanzioneranno?

Evidente aria fritta. O meglio fumo negli occhi: mentre i fumi dei roghi tossici hanno massacrato e ucciso davvero migliaia e migliaia di cittadini innocenti.

Ammazzati ora una seconda volta dalla para-giustizia (sic) europea.

Vergogna.

Una manifestazione degli abitanti della Terra dei fuochi

Ripercorriamo, per finire, alcune tappe cronologiche della tragedia, quella vera. Che la ‘Voce’ ha documentato, con decine e decine di inchieste, fin dalla metà-fine anni ’80.

Del 1989 un nostro grosso reportage (“Tutte le strade portano a Rona”, s’intitolava) sui traffici di rifiuti tossici che partono dal Nord, ad esempio della famigerata ‘Acna’ di Cengio, e approdano al Sud. Con una serie di aree attrezzate per un ruspante smaltimento: non solo nella Terra dei Fuochi ma addirittura nella periferia occidentale di Napoli, zona Pianura.

Sono all’opera i clan, con le loro ‘imprese’ di riferimento: le quali addirittura partecipano, come se niente fosse, al primo bando (del 1990) per la privatizzazione dal servizio di nettezza pubblica a Napoli. Ai confini della realtà e, soprattutto, sotto il vigile sguardo delle autorità.

Non poche di quelle imprese, già ad inizio anni ’90, dopo aver fatto il bottino in casa decidono di ‘allargarsi’ al centro nord Italia o all’estero. Alcune perfino si danno al ‘green’, alle rinnovabili, come il solare, nella non certo assolatissima Germania: tanto per riciclare meglio.

Diverse le inchieste avviate dalla magistratura, tutte finite regolarmente in flop. Una delle più   succose fu l’‘Operazione ‘Adelphi’ d’inizio anni ’90: una serie di politici, imprenditori, colletti bianchi e camorristi passati ai raggi x, ma poi tutto finisce nella classica bolla di sapone.

Francesco Schiavone detto Sandokan all’epoca del suo arresto

A metà anni ’90 – per la precisione risalgono al 1996 – le prime verbalizzazioni bomba rese da Francesco Schiavone, il cugino di Sandokan. Descrive per filo e per segno la mappa dei traffici illegali di rifiuti super tossici, vere bombe ad orologeria. Ma le sue verità fanno la fine di quella stessa monnezza killer: tutto interrato, affossato per sempre.

Torna alla carica vent’anni dopo, riformulando le stesse accuse, aggiornando le mappe dei percorsi e degli interramenti, nonché le collusioni, il ‘coraggioso’ collaboratore di giustizia. Sono passati dieci anni dalle sue ultime parole: fatali, perché dopo qualche settimana da quelle dichiarazioni, guarda caso, cade letteralmente da un pero della sua campagna.

Tutto detto.

Ma ora possiamo contare sulle epiche rivelazioni in arrivo dalla Corte per i Diritti dell’Uomo!

Ecco il link che vi farà leggere un pezzo non poco ‘istruttivo’, messo in rete il 1 aprile 2024,

PENTITI & MONNEZZE / OGGI SANDOKAN. 30 ANNI FA GIA’ “PARLAVA” IL CUGINO…


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