WADA / E’ MARCIA, IL J’ACCUSE DI MARTINA NAVRATILOVA

Un gran rovescio spiazza totalmente WADA sul giallo Clostebol che coinvolge il nostro campione di tennis Jannik Sinner.

A scagliarlo è l’ex racchetta d’oro Martina Navratilova, in test alla hit di tutti i tempi al femminile con le sue 344 vittorie in carriera e 59 trofei al Grande Slam.

Sono infatti al calor bianco le fresche dichiarazioni della grande atleta ceca naturalizzata americana che hanno rotto il solito muro di omertà che circonda la Word Anti Doping Association.

Martina Navratilova. Sopra, Jannik Sinner

Ecco alcune frasi roventi.

Non sarò molto diplomatica sull’argomento e dico che tutto questo puzza. L’intero sistema è marcio e va fatto saltare in aria, bisogna ricominciare da zero”.

Dopo ‘l’esplosivo’ incipt, analizza: “In questo momento WADA è sotto osservazione. Ad esempio per quello che ha fatto con gli atleti cinesi, anzi sarebbe meglio dire quello che non ha fatto”.

Continua: “I casi di Sinner e della Sviatek (Iga Sviatek, autosospesasi e poi fermata un mese per positività a uno stimolante che era nella melatonina assunta per assorbire il jet-leg, ndr) non hanno nulla a che fare con il doping. Invece di provare sul serio a trovare chi imbroglia, si concentrano su creme da massaggio o su una pillola per dormire”.

E poi: “Ormai il concetto è che gli atleti siano colpevoli finchè non dimostrano la loro innocenza. Sinner pensava che il suo caso fosse chiuso e ora si trova a fare i conti con un appello. Ma perché? E’ una cosa che non capisco. Occorre fare chiarezza al più presto”.

La botta finale: “Bisogna far luce su queste situazioni perché è necessario avere un sistema decisamente migliore di quello che abbiamo ora”.

Marcio fino al midollo, da abbattere a tutti i costi.

L’appello ‘storico’ si svolgerà fra tre mesi esatti, il 16 e 17 aprile, davanti al TAS di Losanna.

Altri 90 giorni di passione per Sinner, certo della propria innocenza perché – come sottolinea Navratilova – si è trattato di una crema, non di quel doping autentico che i vertici WADA ‘non vedono’ e gira nel mondo sportivo in quantità industriali.

Una ‘graticola’, quella allestita da WADA contro Sinner in modo ‘scientifico’, che ormai dura da non poco, con grossi danni d’immagine per il nostro tennista con un chiaro tentativo, soprattutto, di minarne la tenuta psicologica.

 

Abbiamo pubblicato sul giallo due pezzi che vi consigliamo caldamente di rileggere. E che, soprattutto, rimandano a dei link tutti da gustare.

Il primo messo in rete dalla Voce l’11 settembre 2024,

JANNIK SINNER / STAI ATTENTO ALLE “TRAPPOLE” DI WADA

Il secondo è del 28 settembre 2024,

JANNIK SINNER / SCATTA LA TRAPPOLA DELLA PIOVRA “WADA”

Tra un mese, metà febbraio, va invece in scena al tribunale di Napoli il processo d’appello che vede contrapposta la Voce a WADA, una dirty story che vi abbiamo più volte raccontato e che abbiamo di nuovo documentato nei due pezzi di settembre scorso. Poche parole, quindi, per riassumerla sommariamente.

Tutto comincia e si svolge nel corso del 2017, anno in cui la Voce pubblica una ventina tra articoli e inchieste sul giallo di Alex Schwazer, caduto nel trappolone costruito, sempre in modo scientifico, da WADA, al fine di delegittimarlo per sminuire il peso delle sue accuse formulate al tribunale di Bolzano.

A fine 2017 l’agenzia mondiale antidoping ci querela, sostenendo di averne leso la maestà e intaccato l’onore, sostanzialmente per aver più volte scritto che WADA ha tradito il suo scopo sociale, corrompendo & ricattando, quindi altro che lotta al doping! Accuse che ancor oggi, dopo 8 anni, valgono più che mai, come confermano le parole al vetriolo di Martina Navratilova.

Alla prima udienza del processo – fine 2021 – WADA chiede di poter ritirare la sua querela: per il semplice motivo che pochi mesi prima il gip del tribunale di Bolzano, Walter Pelino, ha ribaltato le accuse contro Schwazer e accusato formalmente WADA di corruzione & frode processuale. Andrea Cinquegrani, direttore della Voce e autore di tutti gli articoli, non accetta la remissione dell’Agenzia e vuole che il processo si svolga.

Processo che dura due anni. Il teste base è Sandro Donati, autore de ‘I Signori del Doping’, un fortissimo atto d’accusa contro WADA. All’udienza fornisce una sterminata serie di dettagli sui molteplici reati commessi dalla tanto ‘onorata’ sigla mondiale antidoping.

Un’aula del tribunale di Napoli

Nel corso dell’udienza finale il pm chiede l’assoluzione della Voce per aver svolto con grande rigore e professionalità il suo giornalismo investigativo, d’inchiesta, che deve ricevere una particolare ‘tutela’ per il ruolo sociale svolto, come documenta una sentenza della Cassazione di qualche mese prima.

Sapete com’è andata a finire?

Condannati.

WADA immacolata come un giglio.

Ma non potete mai immaginare la ‘motivazione’.

Nessuna diffamazione nei nostri articoli. Tutti, nessuno escluso, contenenti la esatta verità dei fatti, ricostruiti in modo rigoroso e professionale.

E allora?

Solo qualche titolo un po’ ‘strillato. Ma può mai bastare questo?

No. Ed ecco la ciliegina sulla torta.

Abbiamo scritto di quei fatti troppo in anticipo. Almeno di 4 anni, perché solo 4 anni dopo il gip Pelino ha messo nero su bianco quelle stesse accuse da noi formulate nel 2017. Come facevamo, quindi a conoscere ‘prima’ quanto è stato solo poi giudiziariamente accertato?

Ai confini della realtà. Ma ben dentro i confini di una giustizia ormai ridotta a brandelli in questo povero paese…

 

P.S. Per saperne comunque di più e per ritrovare quei ‘pezzi’ del reato datati 2017, vi consigliamo di andare alla casella CERCA, in alto a destra della nostra home page, e digitare WADA, oppure ALEX SCHWAZER. Letture non poco istruttive, soprattutto oggi che il caso Sinner-WADA è sotto i riflettori di mezzo mondo.


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