Nella classifica dei flop accumulati dal melonismo nei due anni e più di malgoverno, da ieri occupa saldamente la vetta, e sarà difficile scalzarla, la miserevole fine dell’inganno organizzato con indubbia astuzia da Giorgia, sostenuta dal suo folcloristico codazzo di followers, ma, povera Italia, condiviso anche da oppositori seriali, ‘incantati’ dalla spettacolare, quanto ingannevole intraprendenza della signorina presidentessa del consiglio, del go and fast come back nella dimora del tycoon per fingere di aver strappato a Trump (non ancora nel ruolo di presidente) l’ok all’assoluzione dell’ ‘ingegnere’ iraniano.
È caduto nella trappola perfino Giannini, autorevole editorialista di ‘Repubblica’, benemerito per essere severo, aggressivo accusatore della premier. Ha pubblicamente stupito i suoi lettori, l’ha laureata nella patriottica disciplina di burattinaia internazionale, tanto abile da indurre l’America in bilico tra Biden e Trump a innestare la retromarcia, ad autodefinire ‘cavolata’ le accuse di terrorismo inizialmente addebitate ad Abedeni e condivise senza dubitarne da Nordio e compagni per effetto dello storico complesso di sottomissione a zio Sam, in irrispettosa antitesi con il “no” della magistratura italiana alla richiesta dei difensori di mutare la carcerazione in arresti domiciliari. Di più, Giorgia avrebbe indotto i terribili iraniani a rilasciare Cecilia Sala per effetto contestando a muso duro le motivazioni che hanno inflitto alla giornalista la tortura di una detenzione disumana.
Tutte balle. Il “baratto” e chiedo scusa per l’uso di questa definizione terra-terra del caso Sala-Abedini, ma di questo si tratta, è stato concordato dai servizi segreti dei due Paesi (lo ipotizza anche ‘Repubblica’), forse con una semplice stretta di mano. E accordo fu, su date e modalità dello scambio. Giorgia, ovvio, ne era al corrente con largo anticipo, al punto da fissare l’incontro con i giornalisti di fine anno per il giorno successivo alla liberazione della Sala, sicché l’attualità dell’evento ha evitato domande scomode sulle inadempienze del governo. Di quesiti in sospeso ce n’è più di unoa: Abedini è il tecnico consulente dell’Iran per le tecnologie avanzate, come ora lo definiscono gli americani nel fare da sponda a Nordio o è un pericoloso terrorista, come lasciavano intendere i capi d’accusa che hanno motivato l’arresto? Cosa nasconde la fretta di liberare Abedini, prima del ‘parere’ dei giudici, previsto tra due giorni? Cosa maschera l’imbarco dell’iraniano sul volo per Teheran ancora prima che Nordio lo annunciasse con un ridicolo comunicato? Sicuramente la richiesta iraniana di evitare una possibile interferenza negativa dei nostri magistrati sull’accordo per la doppia liberazione e forse il timore che qualche sconsiderato, in sospetto di mancata reciprocità delle scarcerazioni, potesse compiere azioni terroristiche nel nostro Paese. Altrimenti quale machiavellico impulso avrebbe indotto Italia e Stati Uniti a ‘sputtanarsi’ definendo Abedini una personcina perbene da restituire in fretta all’Iran? Pochi giorni fa Nordio aveva detto che avrebbe atteso la decisione della corte d’appello di Milano sull’ingegnere iraniano. Non lo ha fatto!
L’inganno tramato da Giorgia e dai i suoi supporter, ha istupidito l’Italia degli ingenui e pazienza, ma anche l’intero pianeta della politica italiana. L’augurio è che rinsaviscano gli uni e gli altri, che la sconfitta dell’inganno eviti nuovi peccati di credulità.
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