Tutti insieme auguriamo al ‘ce l’ho duro’ Vannacci (nessun riferimento ai suoi genitali, per carità, ma alla sua mascella quadrata che ricorda il piglio da lottatore di wrestling del ‘tizio’ che s’affacciò da Palazzo Venezia per diffondere lo sciagurato verbo della dichiarazione di guerra), auguriamo che condannato dalle “zecche rosse” non finisca mai in una cella delle carceri lager italiane. Gli accadesse, provato dalla detenzione disumana, chiederebbe di confessare al cappellano dell’istituto di pena il pentimento per un’esternazione resa nota sui social il 5 gennaio del 2025, per ottenere il perdono e il pass per presentarsi a San Pietro (gli auguriamo il più tardi possibile) ‘pulito’, cioè condonato dei peccati commessi. Anche noi pecchiamo. In difetto di approfondimento della personalità dell’ex generale, del suo alato pensiero, condanniamo sdegnati la sua affinità, non solo elettiva, con i disumani che hanno pensato e detto “Cecilia Sala? Se l’è voluta”.
Vannacci in dettaglio: “Penso che la signora Sala era sicuramente al corrente dei rischi ad andare a operare in Paesi come l’Iran. Secondariamente mi auguro che la nostra diplomazia riporti a casa la nostra concittadina, ogni nostro concittadino ha sempre la tutela, qualsiasi cosa abbia fatto (Cecilia ha la sola colpa di aver operato al meglio da giornalista, ndr), ma sono un po’’ rammaricato delle parole che Cecilia Sala diceva nei confronti dei nostri marò, quando si trovavano nella sua stessa condizione e lei auspicava che rimanessero in India” (ricordo approssimativo di eventi totalmente diversi, ndr). Che dire, da ‘patriota in versione salviniana, il Vannacci è costretto ad augurare che Cecilia sia libera e presto, ma si allinea con ’ignobile “se l’è voluto” così simile ai ‘casi’, per fortuna in via d’estinzione, di poliziotti che nel ricevere la denuncia di violenza sessuale strizzano un occhio a giovani donne, legittimamente in minigonna e con aria complice insinuano: “Dì la verità, t’è piaciuto, eh?” L’ex generale, sarà colpa dell’età che incalza, ha memoria labile, finge di dimenticare. In quanto militare sa bene che tutti i giornalisti inviati di guerra rischiano la vita e che tanti, vittime della strage di reporter in Medio Oriente, sono coraggiosamente consapevoli dei rischi a cui vanno incontro. Se li affrontano è per raccontare quanto accade, altrimenti ignorato dall’opinione pubblica mondiale. Quei giornalisti sono nemici di guerrafondai come Netanyahu che ha sulla coscienza migliaia di bambini uccisi da missili e bombe che hanno raso al suolo ospedali, scuole, case. Sono eroici testimoni senza volto, di cui non conosciamo neppure i nomi.
CONFESSIAMOLO, ALLA NOTIZIA della ‘scappatella’ alla ‘chetichella, di Giorgia negli States, per di più senza l’impiccio di dover accudire la baby Ginevra, abbiamo messo in parentesi la convinta ostilità per la ‘signorina professoressa’ e sperato che, atterrata dopo il fulmineo rendez vous con l’amico Trump, regalasse all’Italia il sì per separare la vicenda dell’ingegnere iraniano dalla prigionia vendicativa di Cecilia Sala. Delusione, la borgatara della Garbatella è tornata tra noi con l’‘ordine’ del tycoon di “assaltare l’Europa” e la trattativa avanzata che al costo di un miliardo e mezzo di dollari consegnerebbe la sicurezza cybernetica dell’Italia a Musk, fanatico sponsor e finanziatore del nazifascismo.
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