Inizio d’anno col botto a Napoli, come vuole la tradizione da sempre.
Ma questa volta è da campione d’incassi per gli horror movie: visto che è ambientato nel cimitero monumentale di Poggioreale e a far da protagonisti sono loculi, tombe, ossa, e una sfilza di sagome che si aggirano come zombie tra quelle macerie.
Non si tratta di scherzi macabri, ma della pura realtà, che giustifica ampiamente l’antico detto ‘Vedi Napoli e poi muori’.
Fuor di tragica metafora, si è appena svolta, proprio a Poggioreale, una manifestazione ‘tranquilla’, ma piena di rabbia, dei parenti delle vittime di un ‘delitto’ agghiacciante che risale a tre anni fa esatti, 5 gennaio 2022: quando si sono verificati i crolli in due cappelle che hanno scoperchiato e sconquassato bare & loculi, disseppellendo i resti di centinaia e centinaia di defunti.
L’ennesimo scempio in una citta devastata, massacrata da decenni di totale incuria politica e amministrativa: culminati nell’odierna sindacatura affidata a Gaetano Manfredi: il quale invece di pagare per le macroscopiche responsabilità a livello civile, penale e amministrativo è stato addirittura appena beatificato, con la nomina a presidente dell’ANCI, la ‘autorevole’ (sic) associazione che raggruppa tutti i sindaci d’Italia. Incredibile ma vero.
Riavvolgiamo il nastro e cominciamo dalle news.
NEANCHE I VANDALI
Il Comitato ‘5 gennaio’ ha organizzato, a 3 anni dalla tragedia, una manifestazione di protesta contro il totale disinteresse manifestato in questo periodo dal vertice di Palazzo San Giacomo, storica sede del Comune di Napoli, nonchè dai vertici di ‘Metronapoli’ (la società che gestisce il metrò partenopeo) per il clamoroso crollo che abbatté due cappelle delle congreghe ‘San Gioacchino’ e ‘Dottori Bianchi’, le quali contenevano centinaia di loculi: drammatico risultato, tutto in macerie, ossa dappertutto, reperti non riconoscibili, famiglie gettate nella disperazione. Scene, come dicevamo, da vero horror, roba da non credere.
La attività di recupero è iniziata tardi e male. Tutto il cimitero è stato chiuso per oltre un anno, con la completa impossibilità per tutti i parenti di accedervi: avete letto bene, non solo in quell’area, ma nell’intero cimitero.
Cercò subito di minimizzare Palazzo San Giacomo: entro un mese, due al massimo sarà garantito l’accesso a tutti. E soprattutto: assicureremo una nuova sepoltura a quei poveretti.
Bugie alte come un grattacielo. Menzogne sulla pelle familiari, seconda morte per le vittime, uccise da uno Stato – tramite le Autorità locali – che definire criminale non è affatto un eufemismo.
Non è certo finita, all’epoca. Perché dopo il crollo del 5 gennaio se ne verificò un secondo, a pochi mesi di distanza, per la precisione il 7 ottobre 2022, stavolta mandando in pezzi la congrega dell’Arciconfraternita della Santissima Resurrezione, con altre ossa sparse dappertutto e altre centinaia di resti non più identificabili. A meno di lavori lunghi e costosi che consentano, tramite prove del DNA, di riconoscere quelle spoglie e di identificarle.
Andando alle cifre, servono 500 mila euro per la messa in sicurezza minima delle cappelle distrutte, altre risorse per riqualificare quelle certo non buone condizioni, e quindi pronte a crollare ai primi sussulti.
Ma pensate sia stato il terremoto a provocare un tale cataclisma di proporzioni bibliche?
Neanche per sogno. Sono stati gli eterni lavori della Metropolitana killer, che da ormai quasi mezzo secolo sta massacrando il sottosuolo cittadino, il ventre storico di Napoli e non solo: visto che è arrivata a profanare addirittura il cimitero monumentale di Poggioreale.
METRO’ KILLER
La ‘Voce’ ha cominciato a documentare il più grande scempio cittadino di sempre – sia sotto il profilo ambiente che economico – fin dalla posa della prima pietra nel lontanissimo 1976, quasi mezzo secolo fa suonato. Dettagliammo quello storico momento, poi ne abbiamo seguito l’iter dei primi anni, con le ‘ruspanti’ ruspe dei Casalesi, allora clan emergente della camorra, impegnate nel movimento terra.
Da allora in poi, una sfilza di primati sempre da horror: piano regolatore stravolto, autorizzazioni a farsi fotte, progetti taroccati, subappalti regolarmente ai clan, massacro dei beni storici di Napoli e soprattutto del suo ventre antico, distruzione della Villa Comunale ben compreso il crollo dello storico Palazzo Guevara.
Il tutto nella più totale collusione della classe politico-amministrativa, pronta a spartirsi il bottino con gli imprenditori di riferimento (i big della ricostruzione post terremoto), faccendieri d’ogni risma (ingegneri, architetti, notai e colletti bianchi continuando) e i vertici dei clan.
Abbiamo descritto tutto in un pamphlet, un vero e proprio j’accuse pubblicato una decina danni fa in collaborazione con la sempre battagliera Assise di palazzo Marigliano, una costola dell‘Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, una delle rare gemme di Napoli, uno dei pochi baluardi civili per fronteggiare il massacro cittadino e lo sperpero continuo di danaro pubblico.
Ecco il link che fa leggere La Metrocricca, che trovare anche scorrendo la banda a destra della nostra home page.
In rapidissima sintesi ecco alcuni dati & cifre che ovunque avrebbero sollevato una rivoluzione: nella sempre letargica Napoli NO. Neanche un tric trac.
I costi più alti al mondo per un’infrastruttura. Un chilometro di metrò napoletano, infatti, è costato e costa il triplo di un chilometro a Roma, che nel sottosuolo non ha minori ricchezze ambientali; e il doppio rispetto al tunnel sotto la Manica, che però è un tantino più complicato ed è stato realizzato in sette anni 7, non in (neanche) mezzo secolo.
Un impatto ambientale, come accennato, devastante. Perché è stato letteralmente sventrato il cuore antico di Napoli, fragile, delicato, complesso. Creando giganteschi problemi di staticità agli edifici di tutto il centro storico, compresa la Galleria Umberto (dieci anni fa cadde un cornicione uccidendo un ragazzino) e perfino il Teatro di San Carlo. Moltissime chiese ferite a morte: e chiuse.
La unica voce a denunciare in tempo reale i fatti, e a profetizzare le sciagure, è stato il geologo Riccardo Caniparoli, il quale proprio per questo ha seguito il consiglio del grande Eduardo de Filippo, ‘fujtevenne a Napule‘ e da diversi anni si è trasferito a Massa Carrara.
In questi anni, un quindicennio pieno, la magistratura non solo è stata a guardare: ma è entrata in campo, a botte di archiviazioni o frattaglie giudiziarie simili.
Già nel 2010 una pietra tombale sulle prime denunce, messe nero su bianco da un ingegnere che abitava proprio a Piazza Municipio, vis a vis con Palazzo San Giacomo. Denunce che la Voce riprese, puntando i riflettori su fatti & misfatti di evidenza plastica. Ma quella toga, dopo un anno di indagini (sic), pensò bene di archiviare tutto. Nessun danno agli edifici e palazzi storici, che anche un cieco sarebbe stato in grado di vedere e valutare, trovando anche le ragioni, del resto documentate da perizie.
Poi il processo per il crollo di un’intera ala dello storico Palazzo Guevara, causata dai soliti lavori del metro killer. Una strage mancata per poco e danni incalcolabili non solo all’edificio ma soprattutto per la circolazione in una arteria fondamentale come la Riviera di Chiaia, vietata al traffico per un bel po’. Anche stavolta un flop giudiziario: nessun responsabile.
Per arrivare alla incredibile prospettiva che oggi è ormai all’orizzonte: l’archiviazione – a quanto pare appena chiesta dal gip del tribunale di Napoli – per la Poggioreale story.
Ai confini della realtà, ma ben dentro i confini di una giustizia che nella città più martoriata d’Italia, ma non solo, è ormai morta e sepolta da anni.
LE ALTRE DIRTY STORIES PARTENOPEE
Ma la grande capitale del Sud sta risorgendo, secondo il Verbo della nostra Giorgia nazionale. Che, con la bacchetta magica, fa anche rinascere una zona morta come quella di Caivano, dimenticata da Dio e dagli uomini. Oggi, con la benedizione della premier Meloni che ormai tutto il mondo ci invidia e del sempre più acrobatico don Maurizio Patriciello, l’area rinasce a nuova vita.
Altra maxi sceneggiata per la Rinascita di Bagnoli, la celebre zona dell’acciaio Italsider morta e defunta 30 anni fa, con centinaia di milioni di euro sperperati lungo il tragitto, mai nessuna condanna penale della magistratura anche stavolta, tutti impuniti. Ed ecco Biancaneve Giorgia far capolino nel bosco, sbarazzarsi dei lupi famelici e santificare il nuovo risorgimento in pompa magna con l’ex ministro appena volato a Bruxelles, Raffaele Fitto, e con il sindaco-taumaturgo di Napoli Gaetano Manfredi.
In questi anni abbiamo più volte dettagliato lo sfascio partenopeo, dalla sanità da settimo mondo e i pronto soccorso che neanche in centro Africa, passando per i trasporti degni del più sgarrupato Far West, e le strade come a Baghdad dopo le bombe Usa, tralasciando la camorra che ormai non fa più notizia perché è dentro i Palazzi e li governa in doppiopetto.
Abbiamo rammentato, a partire da fine 2023, del colossale degrado istituzionale.
Con un sindaco che non meriterebbe nessuna città italiana ma Napoli sì, costretta storicamente a subire di tutto e di più: fin dai tempi del Comandante Achille Lauro, passando per i primi cittadini DC, poi i finti progressisti che hanno sfasciato ancor di più, fino all’odierno numero uno che tutta Italia invidia e venera, tanto che, come detto all’inizio, è stato priettato sulla poltrona di vertice dell’ANCI con il consenso trasversale di tutti i partiti: un miracolo da vero San Gennaro in forma smagliante.
Tutti fanno finta di non accorgersi di due vicende giudiziarie che avrebbero campeggiato sulle prime della stampa nazionale, ma stavolta no. Eppure Napoli non è Caivano, Canicattì o Sestri Levante, ma la terza città italiana. I media però – lo sappiamo bene – sono ormai totalmente cloroformizzati, asserviti e omologati.
Prima dirty story. Collaudi nel dopo terremoto a L’Aquila: per una brutta vicenda vengono indagati diversi architetti, ingegneri e progettisti, tra cui il nostro Manfredi che, guarda caso, è un grosso esperto in ricostruzioni post sismiche essendo un valente ingegnere. Dopo alcuni anni di scrupolosa (sic) inchiesta e comunque la possibilità di pesanti capi d’imputazione quindi di un clamoroso processo, tutto finisce in gloria. Per la beata prescrizione: che, val la pena di ricordarlo a tutti e soprattutto agli smemorati, non significa affatto assoluzione, ma solo che è ormai il tempo è scaduto (in genere sette anni e mezzo) e quindi tutto va a tarallucci e vino. Per i tempi della solita giustizia-lumaca salva colletti bianchi.
Più pesante la seconda vicenda. Perché e finita meno in gloria, avendo il sindaco ammesso le proprie responsabilità e pagato una sanzione non poco salata, 210 mila euro. Tutto perché, quando era Rettore Magnifico dell’Università di Napoli, la prestigiosa Federico II, ha sottratto tempo al suo lavoro accademico per dedicarlo alle consulenze private, senza minimamente farlo sapere ai vertici amministrativi dell’Ateneo. Da qui la multa comminata dalla Corte dei Contidi Napoli.
A questo punto, il super sindaco del Belpaese ha scelto di pagare sull’unghia un terzo della somma totale contestata (730 mila euro), evitare il più che fastidioso processo e mettere tutto a tacere. E i media, appunto, hanno coperto e depistato.
In questo modo funziona ‘O Sistema a Napoli.
Che, come dipingeva con la sua voce Pino Daniele, “è na carta sporca, e nessuno se ne importa”…
Per ricostruire meglio alcune vicende, ecco gli ultimi link dei pezzi messi in rete dalla Voce sui temi.
Su Poggioreale, pubblicato il 6 gennaio 2022,
CIMITERO DI NAPOLI / DEVASTATO DAI LAVORI DEL METRO’ KILLER
E, del 18 ottobre 2022,
CITTA’ IN CRAC / VEDI NAPOLI E POI MUORI. DUE VOLTE
Sull’affare Bagnoli, messo in rete il 7 maggio 2024,
BAGNOLI / GAETANO MANFREDI E RAFFAELE FITTO: IL MAXI INCIUCIO MILIARDARIO
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.