“Die Selbsgerecthen”, ossia “I presuntuosi”. Ed è molto generosa nel definirli in questo modo.
Così infatti etichetta i nuovi esponenti (ed anche) elettori della ‘sinistra liberale’ una delle poche voci lucide, autentiche e soprattutto meno ideologicamente compromesse nel desolante panorama politico europeo.
Si tratta della fresca stella che sta cominciando ad illuminare il deserto tedesco, Sahra Wagenknecht, la quale si aggira tra le macerie della storica ‘SPD’, il mitico partito socialdemocratico di Willy Brandt che inventò la Ostpolitik e di Helmut Schmidt che ne proseguì il cammino; e della poi gemmata ‘Die Linke’, la sinistra che alle ultime politiche è piombata ad un misero 2,7 per cento.
Diamo un paio di altri numeri significativi prima di passare al cuore del problema.
Sempre all’ultimo voto è totalmente crollata la stessa SPD griffata Olaf Scholz, l’ormai impresentabile Cancelliere che ne ha combinate di tutti i colori, sia sul fronte interno, con un’economia a rotoli e una situazione sociale esplosiva; che sul fronte estero, capeggiando la pattuglia dei paesi europei che intendono appoggiare Kiev fino alla vittoria finale contro il Cremlino: un suicidio in piena regola. E tra un mese la Germania va alle urne, con il partito filo nazi ‘Alliance fur Deutschland’ (AFD) che può sfondare le linee e battere tutti. Un futuro, ma soprattutto un presente, che più Nero non si può.
Proprio per questo, le speranza di chi non vuol mollare e ha ancora in animo di cambiare qualcosa nel mondo senza perdere totalmente la propria identità non può fare a meno di capire quel che da un anno esatto sta cercando di proporre Sahra. La quale, uscita da Die Linke sbattendo la porta, ha fondato un suo movimento, BSW, acronimo di ‘Bundnis Sara Wagenknecht – Vernuft und Gerechtigkeit’ (ossia ‘Alleanza Sahra Wagenknecht – Ragione e Giustizia’) che esattamente un anno fa, gennaio 2024, si è trasformato in partito, ottenendo dopo pochi mesi, alle europee di giugno, un clamoroso 6,7 per cento. Da non credere.
Veniamo ai temi affrontati nel libro, che in Germania sta diventando un best seller ed in Italia esce col titolo ‘Contro la sinistra liberale’ (Fazi editore).
Una diagnosi dei gravissimi mali che affliggono ormai da anni la ‘sinistra’, letti in chiave che possiamo definire ‘marxiana’. Perché Sahra fa una perfetta radiografia della situazione socio-economica, nonché ovviamente politica, del suo paese, che si può allargare a tutto lo scenario europeo e occidentale.
Le cosiddette ‘sinistre’, nel corso dell’ultimo ventennio a suo parere – che condividiamo perfettamente -, hanno perso ogni identità, dimenticando e anzi calpestando del tutto quei valori, quegli ideali che hanno sempre sostenuto e che hanno rappresentato la loro ragion di vita. Si è verificata a sinistra quella che definisce una “trasformazione genetica”: perché oggi abbiamo a che fare con un autentico obbrobrio politico, culturale e morale, incarnato dalla ‘Lifestyle Linke’, vale a dire “una sinistra dello stile di vita”, salottiera, radical chic, in pantofole.
Proprio quello che sulla ‘Voce’ denunciamo e documentiamo da anni: al diavolo la giustizia sociale, chissenefrega degli ultimi, dei senza casa, dei pensionati alla fame, dei senzalavoro. Basta pensare al multiculturalismo, ai diritti delle minoranze, al clima e alle energie rinnovabili poi è tutto ok. Come dire, bastano antipasti e dolci, aperitivi e champagne.
E la sostanza vera va a farsi fottere.
Fondamentale, secondo la più che acuta analisi di Sarah, il passaggio dalla società industriale a quella dominata dal terziario: via automazione, outsourcing e globalizzazione, la quale ultima ha causato la delocalizzazione di molte produzioni all’estero.
Si sono sviluppate man mano nuove figure professionali, soprattutto in campo finanziario, dei servizi digitali, del marketing, della pubblicità, delle attività legali, delle consulenze, della didattica, del ‘sociale’ tanto umanitario, della didattica e via di questo passo. Bacini in cui ha preso piede, come una metastasi, la sinistra liberal: che ha ormai perso di vista il suo storico campo d’azione: gli ultimi, la classe operaia, i senza diritti né speranze, appunto, lasciati in balia degli eventi.
Questa marea di cittadini, ormai senza alcun punto di riferimento, ha finito per imboccare due strade: quella dell’astensionismo, una marea che monta ad ogni tornata elettorale; e verso le formazioni di destra, anche estrema, come è successo e sta succedendo in mezza Europa, a partire dalla Germania, passando per la Francia e approdando in Italia, per citare i casi più eclatanti.
Torniamo al vecchio ma sempre più attuale Karl Marx: con le ‘strutture’ e ‘sovrastrutture’ al seguito. In soldoni, chiarisce Sahra la sinistra d’un tempo che si dedicava anima e corpo per cambiare alla radice le ‘strutture’, ossia il sistema perverso capitalistico di produzione, ha modificato del tutto pelle, dedicandosi ormai da tempo alle ‘sovrastrutture’, ai ‘di più’, agli optional, alle pinzellacchere come avrebbe colorito Totò, invece di pensare, per i cittadini, alla sostanza. Da qui la completa perdita di identità.
Come la perdita di ogni speranza – per chi ancora ci crede – di cambiare questo mondo, il futuro: perché questo mondo – secondo la sinistra radical-lib – va bene così com’è, giusto qualche sistematina un po’ umanitaria, per venire incontro, in modo assistenziale e misericordioso, ai bisogni dei poveri, degli sfigati. Quanto sono buoni loro, i padroni, i buana.
E’ questa la miserevole concezione, visione del mondo dei ‘sinistri di sinistra’. Questa la loro ‘Weltanschauung’: in Germania, appunto, come da noi.
Dove siamo costretti penosamente a barcamenarci tra una Schlein e un Conte, brandelli di una sinistra che non c’è più.
Il segretario del PD – colorisce Sarah nel suo libro – ha solo dato un po’ di maquillage, negli ultimi tempi, ad un partito che ha consegnato l’anima al diavolo capitalista, perdendo ogni identità e abbandonando per strada le utopie-guida d’un tempo.
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