Il ‘mestiere’ di chi opera nell’informazione si esercita da gennaio a dicembre, dall’alba al tramonto, in pace e in guerra, in questo simile alle fatiche permanenti dei medici che tutelano la salute dei malati con il sole e la pioggia, d’estate e d’inverno dal lunedì al sabato, alla domenica, di giorno e di notte a trenta o settant’anni. L’opinione pubblica piange le vittime civili di ucraini e russi, i morti di Israele per l’assalto terrorista di Hamas, il massacro, di bambini, donne, uomini inermi palestinesi, la strage di migranti uccisi per mancato soccorso nel Mare Nostrum e quasi nulla sa del sacrificio eroico dei giornalisti, impegnati a raccontare la tragedia di guerre che non risparmiamo la vita di innocenti, ospedali, scuole. Più di cento gli inviati uccisi ai confini dell’Europa e i Medio Oriente. E chi sono, come si chiamavano? Assurdo bavaglio, non si sa nulla di loro e dei medici vittime di missili, bombe, sanguinosi raid. Si sa di Cecilia Sala, che soffre in un carcere disumano, coraggiosa inviata vittima di intrighi internazionali. Oggi, secondo giorno del subentrante 2025, uomini e donne, celebrano il rito della speranza che non costa niente, si augurano che sia l’anno della pacificazione mondiale, perciò destinati a nuove delusioni. Putin, Trump, Netanyahu, Zelenski, smentiscono di fatto lo stop imminente dei conflitti in corso, sono attori eterogestiti, condizionati dallo strapotere di chi fabbrica e fa commercio di armi, da interessi occulti, spinte neo colonialiste. “Pace sì, ma la Palestina deve sparire (Netanyahu,), sì, ma l’Ucraina è cosa nostra (Putin). Privati della libertà di informare e l’Italia non è seconda a nessuno nel ricorso al ‘bavaglio’, continueremo a subire la disinformazione dei canali mediatici portavoce di Trump, Putin e consoci, della cricca mondiale che fa della guerra un capitolo fondamentale del potere.
GIORNALISMO. Nessun rammarico per chi pende esclusivamente dalle labbra di disinformatori televisivi, del blocco melonista Rai-Mediaset, nessuna protesta, ovvio, per il meritato stop del cartaceo nei giorni successivi al dì di festa (Natale, Capodanno). Accumulo di news proposte oggi alla ripresa delle pubblicazioni dei quotidiani.
LA SCELTA DELLA NOTIZIA qui di seguito e commento è sollecitata dall’intrigante titolo: “Spendereste 90 euro per una bottiglia d’acqua?”. I diseredati italiani come Gennaro Esposito, Mario Rossi e consimili, ogni giorno sono in fila per un pasto caldo della Caritas. All’opposto, gli X,Y con carta di credito no limits, si permettono di pagare otre trecento euro a persona per il ‘poco o niente della nouvelle cousine’ di ristoranti stellati, vino super caro a parte. Ovvero, indecenze dell’intollerabile contrasto povertà-ricchezza.
IL FAMOSO CHEF PATRICK O’CONNELL, opera nel paradiso in terra della gastronomia americana e ipotizza di ospitare nel suo ristorante la coppia di straricchi Trump-Musk, ai quali proporre una bottiglia d’acqua (accertato, non contiene frammenti di diamanti né pepite d’oro puro) all’irrisorio costo di 90 dollari. Bottiglia di vetro pregiato, commenta lo chef, acqua di ghiacciai sotterranei mai in contatto con l’aria in tremila anni, altra di iceberg canadesi: “Esperienza che cambia la vita”. C’è chi gli crede, ma certo non Gennaro Esposito o Mario Rossi. (Nella foto l’opera dello street artist italiano Ozmo su un muro di Parigi)
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