La capiamo non è vero? Ma certo, in omaggio all’ipocrisia generalizzata del dilgante “buone feste, auguri per un mondo in pace”, mettiamo in parentesi la contestazione quotidiana del nulla che la signorina presidentessa del consiglio spaccia per medaglie al merito del suo governo di inetti e manifestiamole solidale consenso per la tenacia che pone nel tentativo acrobatico di trasformare in successo il clamoroso fallimento degli 800 milioni gettati a mare per lo sballato programma di ‘esterizzazione’ nei centri-lager per migranti della dirimpettaia Albania. Siate generosamente vicini al crac dell’idea xenofoba di Giorgia e degli alleati razzisti, al robusto uppercut sferrato alla testarda magistratura che si ostina a bocciare il noto decreto flussi, cioè la deportazione dei profughi fuori dai confini del Bel Paese. Ovvero, il governo ha provato ad aggirare il ‘niet’ al decreto flussi dei tribunali di Palermo e Roma. Ha immaginato di esautorarli, di affidare la spinosa querelle alle corti d’appello contando sul loro via libera all’’export dei migranti. Ebbene, di qui origina l’empito di solidarietà per la “borgatara” e i suoi appassionati followers Salvini-Piantedosi: nemici disfattisti, anti maggioranza, definiti dalla destra “zecche rosse”, hanno utilizzato un marchingegno tecnico-giuridico purtroppo per la destra legittimo e il governo è ricaduto nello sconforto per un nuovo e forse definitivo, gigantesco flop che rende vano la spericolata decisione di spostare la competenza sulla collocazione dei migranti alle corti d’appello. Gioiva la destra, “scacco matto alle toghe”, ma…ma così commenta con sdegno il Giornale fiancheggiatore del melonismo “quei magistrati hanno mandato a picco le buone intenzioni (sic) del governo, deciso ad aggirare l’opposizione strisciante (sic) delle sezioni specializzate dei tribunali e svuotato i centri in Albania”. (Svuotato? Ma se non c’era nemmeno un migrante, svuotato di che?). Sorpresa ed ecco il motivo della vicinanza quasi fraterna a “Yo soy Giorgia”: Meliadò, presidente della corte d’appello di Roma, ha ottenuto il trasferimento preso di sé dei sei giudici della sezione immigranti del tribunale che si è espresso contro il decreto flussi del governo.
Da questo punto in poi stop alla satira del racconto culminato con questo coup de foudre. È ko per la ‘“sorella d’Italia number one’. Fallisce il tentativo di mettere fuori gioco la magistratura non soggiogata dal potere dell’esecutivo e la Corte Suprema europea che ha bocciato i trasferimenti di migranti in Albania. Mettiamola così: (espressione da ghigliottinare, in uso in questo articolo per sottolineare quanto sia abusata) come pensa la premier di onorare il proclama “I centri funzioneranno, dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano”. Nel frattempo, ella come si assolve dal surreale del personale militare e civile che in ‘vacanza premio’ soggiorna in Albania a spese degli italiani.
Work in progress del neofascismo, della minaccia alla democrazia del nostro Paese. Si moltiplicano le manifestazioni di rigurgito del Ventennio, si scoprono covi di neonazisti che progettano colpi di Stato e un tale (giornalista) di nome Belpietro (cognome in contrasto con la sua fede destrorsa) sferra un inaudito, vile attacco al presidente della Repubblica con l’accusa totalmente infondata di essere il leader dell’opposizione, per aver sollecitato politiche adeguate alla situazione non più sostenibile dell’immigrazione. L’attacco irriguardoso sembra ispirato dalla destra di governo in crisi per i flop del bilancio, del Pnrr, dell’immigrazione, del lavoro che non c’è della povertà, del parlamento umiliato, considerato come ostacolo per il governo. L’articolo di rientra nel disegno eversivo di chi intende cancellare la Costituzione. Si incomincia a delegittimare il Presidente della Repubblica, Belpietro maschera malamente l’intento della destra di restare al potere senza gli “ostacoli” della democrazia parlamentare.
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