Rap sessista: non son solo parole

“Facite ammuina”, tradotto dalla lingua di Partenope vuol dire “fate chiasso, confusione”, è un improvvido invito a creare disordine per conseguire vantaggi. La citazione ben si addice agli innumerevoli ‘rumors’ originati dal caso Tony Effe, il rapper invitato e poi rifiutato da chi gestisce l’evento musicale del concerto romano di Capodanno, ente promotore il Comune di Roma, in partenza disinformato, non al corrente dei contenuti sessist del rapper, delle volgarità ‘vietate’ non solo ai minori di 18anni.  Per giudicare quanto sia sproporzionata l’enfasi mediatica per la rabbiosa contrapposizione chi approva e chi si dichiara contrario all’esclusione del rapper dal concerto che si prevede registrerà ascolti televisivi record, è utile dare un’occhiata ai titoli di articoli pubblicati da Internet e completare la cognizione dello spreco di spazi informativi sulla vicenda di cui sono portatori i network radio televisivi. Di che parliamo? Di una valanga aggressiva di contestazioni contro la ‘censura’ che ha indotto il comune di Roma al commettere il solenne errore di invitare il rapper e poi di recedere. Se è giusto contestare il tardivo dietrofront, non lo è la difesa di Tony Effe di colleghi e soprattutto di colleghe, cioè di donne ingiuriate come accade con ignominia in alcuni Paesi arabi. Esageriamo? Ecco quanto avvalora il giudizio sul disprezzo per il genere femminile di cui abbondano i testi delle canzoni ‘incriminate’: “Non mi piace quando parla troppo…Le tappo la bocca e me la fotto…Le ho messo un culo nuovo, le ho comprato una sesta. Serve una che mi succhi il ca… per il 14 febbraio…Fallo forte, poi piano, poi forte, non dirmi, ti amo…Fai capire che sei tutta porca da come lo tieni…Fai vedere che te la vuoi bere quella che ho da dare…
Sul tema si esercita anche il Giornale, testata dichiaratamente portavoce della destra e l’attacco alla ‘censura’ del rapper è da analizzare con il dovuto distacco. Ironizza, peggio, inveisce contro l’idea virtuale del mitico Mogol di multare i testi di canzoni sessiste, che offendono le donne. Il quotidiano lamenta eccessi di contestazione del sessismo, di quanto offende le donne e manifesta questo ‘nobile’ pensiero, appunto sessista: “Come se le donne fossero dei panda da proteggere perfino (sic) nelle canzoni”. L’articolo si avvale di una furba  indagine retrospettiva su Mogol. Ricorda che Battisti cantava un suo testo: “Dieci ragazze per me, come fossero oggetti…e “quando ho finito subito a letto voglio andare e fra la seta della carne tua mi voglio avvolgere fino a mattina e donna senza più nessun pudore puledra impetuosa ti voglio sentire…” L’articolo va oltre, cita Madame Bovary, e la Beatrice della Divina Commedia, paragonate a Dante e Virgilio “maschi intelligenti”. Voci contro, tante. Morgan, alla sua spregiudicata maniera: “Prima di essere cancellati bisogna esistere. Ma chi se ne fotte, che ci sia o non ci sia non cambia nulla”. Nell’illusione di aver portato acqua al mulino di Tony Effe, il Giornale non si avvede di aver scagliato un boomerang, non capisce che coinvolgere Mogol o il sommo Dante per assolvere i testi del rapper e attaccare il sindaco dem di Roma, dà consistenza alla decisione di revocare l’invito per il concerto di Capodanno, se è vero, ed è incontestabile, che il sessismo non è cosa di oggi, esclusiva del rap di Tony Effe, ma ha radici più profonde, da estirpare.


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