Ognuno dice la sua, perfino Elon Musk, socio in affari politici e non solo del pluri indagato Trump nel Paese che millanta senza uno straccio di prova di ergersi a esempio di democrazia mondiale. Politologi, accreditati giornalisti, politici di ogni tendenza a caccia di interessata visibilità e naturalmente i leghisti che ancora non lo hanno detronizzato, concionano sul ‘caso Salvini”, che fosse un comune mortale sarebbe già in ‘gattabuia’ da tempo per aver sequestrato i profughi sottratti alla morte da una nave che il ‘carrocciaro della valpadana’, anziché autodenunciarsi per le vittime del Mare Nostrum non soccorse dall’Italia, accusa perché battente bandiera di altri Paesi. La vicenda del processo, che oggi vive la sua fase conclusiva con la sentenza, assume i caratteri del dubbio amletico e non fosse oggetto di riflessioni sulla protervia disumana di un disonorevole esponente delle istituzioni sarebbe materia per la satira. Due formazioni ideologiche antitetiche, ma nella circostanza coincidenti, disputano il surreale match sulle conseguenze della condanna: “È come nel pugilato il cazzotto al mento da ko, sì, la mannaia che cala sulla sua testa di brutale xenofobo”. Di contro e da sponde a distanza abissale, emerge l’idea che la condanna sarebbe accolta dall’interessato cum gaudio, come elisir di lunga vita politica: il soggetto in questione trasformerebbe la sentenza avversa in delirio di vittimismo, con ricaduta benefica sulla sua credibilità di leader ridotta al nulla o quasi.
Per di più, la condanna gioverebbe alla destra per una nuova crocifissione delle ‘zecche rosse’, della magistratura di sinistra. Border line di questa kermesse, fa rumore e grida vendetta la seconda tornata di interferenza di Musk, alter ego di Trump, contro i giudici italiani associata allo slogan mutuato dagli ‘amici’ italiani ed europei del fanatico fan del ponte sullo stretto di Messina “Colpevole di aver difeso l’Italia” stampato su magliette ovviamente nere, esibite dai ‘patrioti’, Orban in testa. del gruppo europeo di riferimento della Lega. Lui, spavaldo, giura sull’assoluzione, spalleggiato dall’avvocata Giulia Buongiorno che prescelta dalla destra a sua paladina, risulta come la parlamentare titolare del massimo reddito annuo. Ai margini della vicenda giudiziaria, l’assurdo dell’immunità di fatto dei politici responsabili di reati. A Salvini, a Santanchè, prima di loro a Piantedosi, Valditara, Delmastro e disonorevoli affini, è consentito, senza conseguenze, mentire (“Siamo innocenti”) e, peggio, dichiarare che anche se condannati non si dimetteranno. Ancora peggio è che non farneticano, che i fatti daranno loro ragione e resteranno incollati alle rispettive poltrone.
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