Gennaro, 58 anni, disabile, scapolo, è membro della ‘confraternita’ partenopea dei disperati privati della dignità del lavoro garantita dalla Costituzione. Come la Legge non è uguale per tutti, così l’articolo quattro della Carta Costituzionale non ha alcun riscontro nei fatti per un numero impressionante di diseredati esclusi da qualunque attività produttiva, disoccupati a vita e confinati nella drammatica sacca delle povertà. Per Gennaro e i disgraziati come lui un pasto caldo, proteggersi d’inverno dal freddo, dipendono dalla Caritas. L’alternativa al sonno agitato sulla soglia di un negozio, coperti di cartoni abbandonati è il dormitorio pubblico, quando c’è posto. Gennaro, i Gennaro, sono figli della generosità della Napoli solidale, dell’accoglienza, del cuore che batte forte per ‘l’altro’, gli sfortunati, i deboli, le solitudini, il dolore. Cos’altro è il paniere calato in strada durante la pandemia con l’invito “prendi se hai bisogno, dai se puoi”, cosa il caffè e la pizza pagati per chi neanche si può concedere ’na pizza e ’nu caffè?
In questa vigilia del Natale, sono in antitesi l’euforia di chi lo può festeggiare e la tristezza solitaria chi non può. La straordinariamente brava giornalista Tiziana Panella, ieri nel suo porogramma pomeridiano di La7 ‘Tagadà’ ha proposto il racconto, mai così napoletano, del ‘miracoloso’ antidoto al disastro della sanità pubblica boicottata con ogni mezzo da questo governo per alimentare i profitti dei privati, potenziali sostenitori della destra. Il dramma dei ‘Gennaro’? Nessuna terapia, zero accertamenti diagnostici e la tremenda prospettiva di poter morire per mancata assistenza medica. Tagadà recupera il fil rouge della creatività di Napoli per i suoi figli vittime di un Paese in linea con chi può pagarsi a caro prezzo indagini e cure tempestive ed evita attese di anni per esami con lee Asl e ospedali pubblici. Nel nome di Giuseppe Moscati, celebre medico napoletano, ritenuto santo grazie al racconto di tre suoi ‘miracoli’ e venerato come ‘medico dei poveri’, Napoli è protagonista di un altro miracolo, come definirlo, ‘laico-religioso’. Nel centro storico della città riapre l’ambulatorio medico (nato negli anni 20 del secolo scorso e vi lavorò Moscati con malati indigenti) nella chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco alla via Tribunali. Il presidio sanitario poli-specialistico della Fondazione Massimo Leone onlus offre visite specialistiche completamente gratuite alle persone in stato di povertà e marginalità sociale: odontoiatria, cardiologia, dermatologia, otorinolaringoiatria, pneumologia, ginecologia, oculistica, psichiatria, in un’area di 200 metri quadrati, con cinque sale attrezzate, apparecchiature avanzate, bagni per disabili. Il centro si relaziona con le realtà territoriali, è filtro del Servizio Sanitario Nazionale.
Tutto qui? E vi sembra poco nel pieno della crisi che impedisce ai poveri di curarsi? Comunque c’è altro e sempre nella direzione della solidarietà. Nella periferia occidentale di Napoli opera l’ambulatorio medico solidale del Rione Traiano nato dalla collaborazione tra la parrocchia “Madonna Riconciliatrice De La Salette” e l’associazione Medici di Strada, Medis. È una nuova importante sfida, in territorio difficile, proposta da due sacerdoti, don Gennaro (nome fatidico) Matino e don Carmelo Raco. Nel centro medico si effettuano visite di urologia, reumatologia, fisiatria, senologia, pneumologia, chirurgia generale, epatologia, dermatologia, diabetologia, proctologia, nefrologia, medicina interna. Da poco opera anche uno studio ecografico, sono in esterno le visite oculistiche.
Quanto fin qui raccontato è possibile per la straordinaria disponibilità di medici volontari, case farmaceutiche, informatori scientifici, soprattutto di chi ha ideato e finanzia le due strutture.
Riferimenti per il centro medico del Rione Traiano: Parrocchia Madonna Riconciliatrice de La Salette via Romolo e Remo, 56 – 80126 Napoli – prenotazioni dal lunedì al venerdì dalle 16:00 alle 18:00 – tel: 081 728 31 95.
È la Napoli per i suoi Gennaro in povertà.
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