Bianco-nero, basso-alto, vero-falso. G-Giorgia

La signorina Giorgia, presidentessa del consiglio pro domo sua, chioccia della sua nidiata in totale demerito, non ha fatto il cambio politico di stagione. Non ha riposto in armadio e cassetti i panni dia ‘borgatara comiziante urlatrice’, madrina del sodalizio Fratelli d’Italia-neo fascisti di estrema destra e non solo di Casa Pound o Forza Nuova, di farneticanti giovincelli di Atreju, eh no, li indossa anche nel ruolo a lei estraneo di premier di tutti gli italiani.
Longa manus del pericoloso ‘ambo’ Trump-Musk, vive full time clamorose contraddizioni, ingaggiata come agente italica dell’Europa mortificata dall’avvicendamento al vertice dell’Unione del suo amicone fascista Orban. Il dritto e il rovescio dell’incoerenza meloniana ha il fiato corto della mistificazione rivelata dall’ultimo comizio che ha profanato il Parlamento.

Avvertita dai suoi cani da fiuto, pardon, dall’entourage che analizza per lei gli umori degli italiani, la sorella d’Italia ha provato a liberare la coscienza, ha millantato solidarietà per il popolo palestinese, enunciato la convinta adesione al principio “due popoli, due Stati”. Quanto fosse un radicato convincimento è stato quasi subito evidente. Ha detto la ‘mujer, madre, cristiana: “E però, il riconoscimento dello stato palestinese non risolverebbe la questione”. Altro che contraddizione, Giorgia, mentre pronunciava questo insulto alla realtà, lo ha condito con un significativo, quanto ignobile accenno all’ “impossibilità di considerare Stato un Paese che non esiste più” (cioè cancellato da Netanyu, frequentato più volte con fraterna cordialità, che la premier non ha il coraggio di condannare come criminale di guerra, per non privarsi del consenso degli ebrei italiani).

La ripresa televisiva del suo aggressivo intervento non è andata oltre le immagini del suo scomposto agitarsi. Peccato! avremmo gradito una inquadratura ‘larga’ che includesse anche i due metri di Crosetto, ministro della difesa, mentre la sua ‘capa’ correva mentalmente ai cannoni dell’italianissima Oto Melara che l’Italia direttamente, o dopo una sosta negli Usa, fornisce a Netanyau. È in tema la giaculatoria quotidiana, la litania spacciata per ‘oro colato’ della coesione, della compattezza di FdI-Forza Italia, Lega. Ieri, nell’aula del Parlamento, si poteva ammirare il vuoto nel settore dei banchi riservati alla Lega, mentre la loro capintesta riferiva sulla riunione del Consiglio Europeo di oggi. Intercettato tale Candiani, leghista, alla domanda sul perché della defezione ha risposto: “Perché non ce ne frega un c…o di quello che dice (la Meloni, ndr). Separati in casa?


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