Matteotti? Per lui non è stato assassinato e il mandante dell’omicidio non è stato Mussolini. Poco manca alla tesi fascista del suicidio. Un altro degli associati per ‘amichettismo’ della signorina Giorgia, il vice ministro Cirielli, fratello d’Italia, non è nuovo a esternazioni da ‘camerata’. Dichiara che “il tratto distintivo più profondo del fascismo era uno spirito di libertà straordinario”. “Parole indegne” tuona Bonaccini, presidente del Pd, “venga in Emilia-Romagna, lo accompagniamo a Marzabotto, a Casa Cervi, alla Buca di Susano, a Campo Fossoli. Scoprirà quale spirito di libertà animava il fascismo, alleato del nazismo”. Sandro Ruotolo, segreteria Pd: “Facciamo finta di nulla, anche stavolta? Questa è la classe dirigente di Fratelli d’Italia, del partito di Giorgia Meloni”. La storia ricorda quel che succedeva con il fascismo: censura, controllo sistematico della comunicazione, della libertà di espressione, di pensiero, di parola, di stampa, repressione della libertà di associazione, di assemblea, di religione. A partire dal 1925, prende forma lo stato dittatoriale e reprime ogni forma di libertà di espressione. Durante il ventennio fascista la polizia politica esercita uno stretto controllo sulla vita dei cittadini. La censura controlla l’immagine pubblica del regime, cancella qualsiasi contenuto che possa suscitare opposizione, sospetto, o dubbi sul fascismo; controlla l’opinione pubblica, strumento per misurare il consenso, scheda i cittadini ritenuti sospetti dal governo, li elenca in archivi nazionali e locali (leggi schedatura) dove tutti sono catalogati a seconda delle idee, delle abitudini, delle relazioni d’amicizia, dei comportamenti sessuali e di eventuali situazioni percepite come riprovevoli. Era censurato ogni contenuto ideologico alieno al fascismo o considerato disfattista dell’immagine nazionale, ed anche ogni argomento culturale considerato disturbante il modello stabilito dal regime.
Circolano frasi del tipo: “Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime: è libero perché, nell’ambito delle leggi del regime, può esercitare e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione” (sic!), anche questa intimidatoria: “Tutti gli editori o stampatori di qualsiasi pubblicazione o disegno, anche se di carattere periodico, dovranno prima di metterli in vendita, o di effettuarne diffusione, presentare tre copie di ciascuna pubblicazione alla Prefettura”. In 262 ‘colonie di confino’ il fascio manda in esilio 5.294 dissidenti e tra gli altri Pertini, Nenni.
Nel giorno dell’idiozia di Cirielli, la premier chiude la bocca ai giornalisti con un ennesimo decreto. La legge ‘bavaglio’ vieta di pubblicare passaggi testuali delle ordinanze di custodia cautelare e gli sviluppi di indagini. Sui giornali non potranno più apparire gli atti con cui i giudici motivano l’approvazione di misure come gli arresti domiciliari o la custodia cautelare in carcere. Chiaro, il timore del governo e di chi lo sostiene è che gli italiani siano informati delle malefatte dei potenti, facendo loro perdere consenso politico.
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