Oltre 800 società finanziarie europee tra banche (spicca il nostro ‘Unicredit’), assicurazioni, fondi speculativi d’investimento, addirittura fondi pensione hanno investito nel sostegno ad Israele per dare ulteriore impulso agli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania: supportando con forza il progetto cullato dal governo di Tel Aviv per annettere, in modo totalmente illegittimo, ma seguendo “le legge israeliana”, quel territorio contro il quale l’esecutivo guidato dal boia Bibi Netanyahu ad agosto ha sferrato l’attacco più massiccio dalla fine della Seconda Intifada, più di 20 anni fa.
Lo dettaglia, cifre e nomi alla mano, il rapporto 2024 redatto ‘Don’t Buy Into Occupation’ (DBIO), ossia il progetto congiunto messo in piedi da 24 organizzazioni palestinesi, regionali ed europee che cerca di documentare e monitorare la situazione in quelle aree martoriate da missili & bombe del sempre più sanguinario esercito israeliano, che procede in modo inesorabile per portare a termine il genocidio del popolo palestinese.
Oltre 45 mila le vittime ‘ufficiali’ in 14 mesi, ossia dal 7 ottobre 2023: una cifra da moltiplicare almeno per tre, soprattutto per le malattie croniche contratta da migliaia e migliaia di bambini e per le terrificanti condizioni (ormai quasi senza acqua, senza cibo, senza un rifugio, senza medicine) in cui ‘sopravvive’ gran parte della popolazione.
Ma passiamo in rapida carrellata i passaggi salienti del Rapporto, da brividi.
“Negli ultimi tre anni 822 istituzioni finanziarie europee hanno mantenuto e mantengono rapporti finanziari con 58 società attualmente coinvolte negli insediamenti illegali israeliani nei territori palestinesi occupati. Durante questo periodo, sono stati forniti 211 miliardi di dollari sotto forma di depositi e prestiti. Ad agosto 2024 gli investimenti europei detenevano azioni e obbligazioni di queste società per un valore di 182 miliardi di dollari”.
Ecco sigle e nomi.
In pole position, tra banche e finanziarie di grido, BNP Paribas, Barclays Bank, Deutsche Bank, Unicredit, Credit Agricole, Santander, Societè Generale.
A capeggiare il maxi gruppo delle imprese non poche star: come Cisco System, Carrefour, Caterpillar, Hewlett Packard Enterprise, The Coca Cola Company, Volvo Group, Trip Advisor, Motorola Solutions, Carlsberg.
Così continua il Rapporto DBIO. “Senza le attività di queste società e delle istituzioni finanziarie che le sostengono, la continuazione degli insediamenti illegali in Cisgiordania sarebbe impossibile. Queste aziende, infatti, sono essenziali nel fornire le infrastrutture essenziali per la realizzazione degli insediamenti, come strade, reti di telecomunicazione, alloggi”.
“Investire e fare affari negli insediamenti illegali è redditizio, perché le terre utilizzare per costruire proprietà immobiliari o gestire imprese commerciali è stata rubata ai palestinesi, quindi ottenuta gratuitamente”.
“Da quando Israele ha scatenato il genocidio contro i palestinesi a Gaza il 7 ottobre 2023, la colonizzazione israeliana in Cisgiordania ha avuto una forte accelerazione. I coloni israeliani hanno creato 25 nuovi ‘avamposti’ illegali, mentre il governo di Tel Aviv ha rubato 2.500 ettari in Cisgiordania, definendoli ‘terra statale’. Le autorità israeliane hanno inoltre approvato la creazione di nuovi insediamenti e la legalizzazione retroattiva di 3 avamposti come ‘quartieri’ degli insediamenti esistenti”.
“A maggio 2022 il governo israeliano ha adottato misure per avviare l’annessione della Cisgiordania secondo la propria legge. L’annessione è l’obiettivo di diversi ministri, tra cui quello della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir e delle Finanze Bezalel Smotrich”.
A questo punto DBIO chiede alle istituzioni finanziarie di “adottare misure per porre fine al sostegno delle società attive negli insediamenti illegali o che comunque forniscono bene e servizi a sostegno di tali insediamenti illegali”. E raccomanda di “cessare qualsiasi attività e rapporto che contribuisca al mantenimento e all’espansione degli insediamenti israeliani illegali” e di “cessare immediatamente tutte le vendite e i trasferimenti, anche attraverso Stati terzi, di armi e tecnologie militari verso Israele”.
Per leggere un reportage molto dettagliato sulla questione, ecco quanto ha appena messo in rete ‘Observateur Continental’ (è del 6 dicembre), Plus de 800 banques europeennes investissement 393 miliards de dollars dans la colonisation en Cisjordanie
L’ottimo sito francese pubblica un altro servizio da non poco sulle fortune dell’ex ministro ucraino degli Esteri,Dmytro Kouleba, fresco di una prestigiosa docenza: è stato infatti nominato ricercatore senior al ‘Belfort Center for Science and International Affairs’ presso la ‘Kennedy School’ della ‘Harward University’, ossia il top dei top. Ecco come pomposamente colorisce una nota ufficiale diramata dal prestigioso ateneo: “Kuleba ha servito come massimo diplomatico ucraino per i due anni e mezzo successivi all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, è riconosciuto a livello internazionale come uno dei diplomatici più influenti della sua generazione e un difensore globale della democrazia, della libertà e della resilienza”. E ancora, stappando lo champagne: “Al Belfar Center Kuleba si concentrerà sull’intersezione tra diplomazia, sicurezza e resilienza, esplorando strategie per contrastare l’autocrazia, rafforzare le istituzioni democratiche e costruire coalizioni internazionali durature”. Cin cin.
Ecco il pezzo pubblicato da Observateur Continental il 5 dicembre, L’ex ministre ukrainien des Affaires etrangeres, Dmytro Kouleba, a trouvé un emploi aux USA
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