Ultimi colpi di coda presidenziali negli Stati Uniti.
Dopo il folle ok a Kiev di usare i missili a lunghissimo raggio sul territorio russo e le ultime maxi forniture militari; nonché il disco verde a Tel Aviv per le sue altrettanto folli incursione in lungo e in largo per il Medio Oriente, ottimi propellenti – entrambi – per far deflagrare il terzo conflitto mondiale e nucleare, ora Joe Biden, in vista dell’addio alla Casa Bianca, bada soprattutto a sistemare le cose di ‘famiglia’.
E subito disinnesca la ‘Bomba Hunter’ altrimenti destinata ad esplodere tra pochi giorni.
Anzi due bombe ad orologeria. Una programmata per il 12 e l’altra per il 16 dicembre. Si tratta di due processi che vedono coinvolto il rampollo presidenziale, Hunter Biden, ormai giunti al capolinea e maturi per le sentenze.
Il primo, nel Delaware, riguarda l’acquisto di una pistola omettendo di dichiarare l’uso di stupefacenti (si può arrivare a una pena di 12 anni); il secondo, in California, per un’evasione fiscale (pena anche fino a 20 anni) da non poco, 1 milione 200 mila dollari tra il 2016 e il 2019, spesi invece – come hanno ricostruito gli inquirenti – in “droga, escort, sex club, hotel di lusso e proprietà in affitto, auto costose, vestiti e alti oggetti di natura personale”.
Tutte imputazioni che Hunter ha ammesso con candore, confidando nella clemenza dei giudici e quindi in una pena ridotta.
Ma il previdente padre non vuol correre alcun rischio e adesso, dopo essersi riunito con tutta la famiglia per il ‘Giorno del Ringraziamento’, ha maturato la storica decisione: ossia quella di concedere al figliol non troppo prodigo la sua clemenza, “piena e incondizionata”, in qualità di presidente degli Stato Uniti.
Venendo meno alla parola data agli americani, ossia quella promessa preelettorale di non intendere mai e poi mai interferire nei procedimenti giudiziari del figlio ed escludendo categoricamente ogni intervento personale, tipo l’atto di clemenza.
Una autentica presa per il culo di tutti i cittadini a stelle e strisce. Ma soprattutto dei tanti, troppi invece massacrati dall’ingiustizia quotidiana vissuta nelle aule di ‘giustizia’ (sic)…
Leggendo la lunga nota diramata dalla Casa Bianca ci si può realmente rendere conto non solo dell’arroganza più sfrenata, e delle colossali precedenti menzogne, ma anche dello stato mentale in tilt totale del presidente uscente: il che fa temere per eventuali, ulteriori colpi di testa prima del passaggio di consegne, il 20 gennaio.
Ecco quindi i passaggi salienti del comunicato.
LA COMMOZIONE DEL PADRE-PRESIDENTE
“Dal giorno in cui ho assunto l’incarico ho detto che non avrei interferito con il processo decisionale del Dipartimento di Giustizia e ho mantenuto la parola, anche se ho visto mio figlio perseguitato in modo selettivo e ingiusto. Senza fattori aggravanti come l’uso in un crimine, gli acquisti multipli o l’acquisto di un’arma come prestanome, le persone non vengono quasi mai processate per reati gravi solo per come hanno compilato un modulo per le armi. E’ chiaro che Hunter è stato trattato in modo diverso”.
“Le accuse nei suoi casi sono emerse solo dopo che diversi dei miei avversari politici al Congresso le hanno istigate per attaccarmi e opporsi alla mia elezione. Poi, un patteggiamento attentamente negoziato, accettato dal Dipartimento di Giustizia, è andato in fumo in aula: con diversi miei oppositori politici al Congresso che si sono vantati di aver esercitato pressione politica sul processo. Se l’accordo di patteggiamento avesse avuto luogo, sarebbe stata una soluzione giusta e ragionevole nei casi di Hunter”.
Prosegue l’ex capo della Casa Bianca: “Nessuna persona ragionevole che esamina i fatti dei casi di Hunter può giungere ad altra conclusione se non che Hunter è stato preso di mira solo perché è mio figlio, e questo è sbagliato”.
“C’è stato un tentativo di fare a pezzi Hunter, che è sobrio da cinque anni e mezzo. E nel tentativo di fare a pezzi Hunter hanno cercato di fare a pezzi anche me, e non c’è motivo di credere che tutto si ferma qui. Adesso basta”.
“Credo nel sistema giudiziario ma… credo anche che la politica senza regole lo abbia infettato e abbia portato ad un errore giudiziario”.
E con un groppo in gola conclude: “Spero che gli americani capiscano perché un padre e un presidente siano giunti a questa conclusione”.
Ai confini della realtà.
Commenta Donald Trump: “Tutti sapevano che lo avrebbe fatto. E lo avrebbe fatto solo quando non ci sarebbero state conseguenze elettorali per i democratici”.
E ironizza: “Il perdono concesso da Joe a Hunter include gli ostaggi del 6 gennaio che sono stati imprigionati per anni? Che abuso e errore giudiziario!”.
Le parole del presidente uscente della più grande potenza al mondo si commentano da sole.
Vogliamo di seguito riassumere, per sommi capi, alcuni tra gli altri ‘guai’ combinato dal più che discolo rampollo: cento volte più gravi e pesanti rispetto alle bazzecole e pinzellacchere – come direbbe il mitico Totò – contestate e per le quali comunque rischiava condanne da novanta.
LE GRANDI DIRTY STORIES GRIFFATE HUNTER
Si tratta di vicende che la ‘Voce’ ha più volte documentato e denunciato: basta andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page, quindi digitare HUNTER BIDEN e JOE BIDEN per rendersene conto.
Praticamente tutte le ‘dirty stories’ si sono svolte quado il padre era il numero due di Barack Obama alla Casa Bianca.
Partiamo dall’Ucraina, negli anni che hanno fatto seguito al golpe bianco di Piazza Maidan, a Kiev: organizzato dalla CIA per la regia del Dipartimento di Stato, in particolare Victoria Nuland, la ‘zarina’, che ha poi sovrinteso alla realizzazione e implementazione dei bio-laboratori in Ucraina, tante piccole Wuhan in cui sono stati portati avanti esperimenti più che border line, soprattutto sul fronte delle ‘biologic wars’, con gli ucraini a far da cavie umane. 12 i laboratori ufficiali (ammessi dalla stessa Nuland davanti al Congresso), ma il totale effettivo è di oltre una quarantina.
E proprio Hunter ha svolto un ruolo strategico per dare ‘una mano’ a metter su la rete di biolab, con una sua sigla al seguito. Ecco uno dei nostri pezzi che dettaglia non poche amicizie pericolose: è del 27 marzo 2022
HUNTER BIDEN, ZELENSKY & IL SUPER OLIGARCA / MOLTO ATTENTI A QUEI TRE
Ma si sa, l’appetito viene mangiando, ed ecco che il rampante Hunter va a ricoprire un delicato e super pagato incarico: è infatti nominato – pur non capendo un cavolo di energia – membro nel consiglio d’amministrazione di ‘BURISMA’, il colosso energetico pubblico ucraino, il nostro ENI.
L’Ucraina, a un certo punto, gli va stretta. E quindi è naturale allargare e allungare gli orizzonti: sempre più a est, stavolta fino in territorio ‘nemico’ per la politica ufficiale Usa, ossia la Cina. Mette man mano a segno affari su affari, business su business con alcuni pesci grossi vicini al governo di Pechino.
Del resto, un altro carissimo amico del babbo-presidente, ossia il super virologo Anthony Fauci, è in ottimi rapporti, sempre d’affari, con alcuni ricercatori cinesi che contano: come la numero uno dell’Istituto di Virologia a Wuhan, nei cui famigerati laboratori vengono condotte le ricerche sul ‘Gain of Function’ che portano alla pandemia. Ricerche in gran parte finanziate dal ‘National Institute of Allergy and Infectiouse Deseases’ (NIAID) presieduto a vita (dal 1984 al 2022) da Fauci.
Su tutte le connection hanno puntato i riflettori in pochi negli Usa, sotto la cappa del ‘Deep State’ e di ‘Big Pharma’.
A livello televisivo, da segnalare i forti attacchi ai Biden firmati da Tucker Carlson, l’anchorman più gettonato di ‘Fox New’ e licenziato dai Murdoch proprio per i suoi strali anti-presidenziali, culminati nella richiesta di impeachment.
Ma il più forte e documentato j’accuse è contenuto nel libro ‘Laptop from Hell – Hunter Biden, Big Tech and Dirty Secrets the President Tried to Hide’’, pubblicato esattamente 3 anni fa, 30 novembre 2021, autrice Miranda Devine. Il giallo, infatti, parte del computer (laptop) di tutti i misteri: quello che Hunter dimentica in un laboratorio di riparazioni e ne contiene di tutti i colori circa i dirty business made in Hunter. Una miniera d’oro che è finita ben presto nelle mani degli agenti dell’FBI.
A questo punto ti aspetti il terremoto, uno tsunami, perché si va ben oltre la pistola comprata nel negozio o la stessa evasione fiscale (un po’ come per Al Capone). E invece? Niente… L’FBI non muove un dito, con ogni probabilità insabbia tutto visto che negli odierni capi d’accusa che dovevano portare (e non porteranno) a una condanna pur pesante per Biden junior, non c’è traccia di laptop e tantomeno di affari milionari in Cina o in Ucraina.
Anche per questo arriva a fagiolo e sembra quanto mai azzeccata la scelta trumpiana di nominare a capo dell’FBI un uomo che l’attacca da anni e la considera un pezzo strategico nel mosaico del ‘Deep State’, con i suoi regolari depistaggi e insabbiamenti. Per fare solo un paio di plastici esempi, proprio a proposito di Fauci, come la Voce ha documentato il 19 luglio 2022,
COVID-19 / L’FBI INDAGA SU ANTHONY FAUCI MA LO TIENE NASCOSTO
e sulla tragedia delle Torri Gemelle, il 1 agosto 2024,
11 SETTEMBRE / VERRANNO A GALLA LE RESPONSABILITA’ DI BUSH, CIA & FBI?
Il prossimo numero uno dell’FBI – se il suo nome passa tra pochi giorni al Senato Usa, come gli altri – è quello di Kash Patel. Ne riparleremo a breve.
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