Nervi scoperti, ma “de chi?”

Urla, sbraita, torna borgatara della Garbatella, che un complimento non è. È retromarcia al tempo di Almirante, di giovane fascista, l’estrinseca con il ricorso all’ira funesta, a sfoghi verbali da fronte del porto, a rigurgiti di bile, con voce a mille decibel. È l’illusione di spacciare bugie per autopromozione di sé e dei disattrezzati coinquilini tirati dentro l’informe calderone dell’esecutivo per il deficit di qualità della destra. In un gioco di rimbalzo tra verità e il suo contrario, in una clip che ‘La 7’ ha messo in onda a ripetizione, Giorgia con toni da balcone romano di Palazzo Venezia, prova a trasferire la propria fragilità nervosa sugli oppositori. Emette con le vene gonfie per lo sforzo vocale un verdetto di condanna, con il pollice in giù da imperatore romano, per le contestazioni delle minoranze, snobbate perché secondo lei prive di fondamento. Indottrinata da guru della comunicazione vincente, conta di annichilire i contestatori dell’opposizione, di infierire sui loro nervi scoperti fino a logorarli. Ma i nervi a fior di pelle sono i suoi, conseguenza del logorìo psicofisico da padrona di casa ospitante per amichettismo di soggetti come La Russa, Salvini, Lollobrigida, Roccella…

Sbotta, la borgatara, un giorno sì e il successivo pure, sfoga così frustrazioni e inciampi, tenta di scaricare sul ‘nemico’ il nulla di due anni di s-governo, il cumulo di gaffe, errori ed omissioni dei ‘suoi’, i casi di competenza della magistratura. Pratica l’arrampicata sugli specchi, ricorre a ripetizione alla formula salva magagne “Ego te absolvo’ e spera di rimediare alla scelleratezza del suo Valditara, che osa addebitare ai migranti l’aumento di violenze sulle donne di cui sono responsabili quasi totalmente bianchi italianissimi, in ambito familiare. E poi, i casi di cui sono responsabili i migranti avvengono come per quelli dei bianchi contro mogli, fidanzate.  La bugia più pinocchiesca ha consistenza significativa quando elogia la perfetta armonia della coalizione Giorgia-Salvini-Tajani. Quest’ultimo ha votato contro il governo per impedire un forte sconto sull’abbonamento Rai e ancora, in tema di immigrazione la campagna di respingimenti di Salvini non è condivisa dai “soci.

Due dei tre della maggioranza hanno idee e orientamenti opposti. A Tajani non va giù la dichiarazione di Salvini che accoglierebbe in Italia a braccia aperte Netanyau, destinatario del mandato d’arresto emesso dalla la Corte di Giustizia Penale europea. E chi pensa ancora, oltre a Matteo il valpadano, al ponte sullo Stretto, come si conciliano  le per nulla univoche posizioni sulle dittature di Putin, Trump, Xi, Kim. Milei, Orban, sull’ipotizzato primierato, l’autonomia differenziata, l’economia, la cultura, la magistratura, il lavoro, la sanità, la scuola, il sindacato. Oltre a urlare, Giorgia rifletta sulla lezione della storia, sui tanti, ma tanti casi di governi al capolinea senza corse di ritorno per le inconciliabili lotte intestine delle sue componenti.
Ellekappa, la mitica vignettista Laura Pellegrini, trascura lo spagnolo di “Yo soy Giorgia, mujer” eccetera della Meloni e nelle nuvolette quotidiane le restituisce il romanesco sanguigno di borgatara, in perfetta sintonia con la realtà. Giorgia litiga con Tajani (canone Rai e non solo). Nell’albergo dei Med Dialogues avrebbe risposto così all’invito (“Facciamo qui?”) rivoltole dall’erede di Berlusconi per un vis a vis: “Non lo so, sei te che stai a organizza’ ’sta cosa”.


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