IL CONFLITTO

È guerra senza esclusione di colpi quella tra Beppe e Giuseppi. Lo scontro nei cinquestelle li ha visti l’un contro l’altro armato. Lo scontro è arrivato al suo apice con le votazioni del nuovo statuto del movimento, puntualmente contestato da Grillo che ne ha chiesto la ripetizione poi ci sono state rumorose proteste di (pochi) pretoriani grillini nell’ambito della stessa convention, il tutto con spunti di inaudita violenza verbale. Poi il suo epilogo, quando è maturata la rottura definitiva, tra contestazioni, insulti e minacce, proprio come nelle peggiori tradizioni degli odiati partiti della prima (e della seconda) repubblica. Abbiamo assistito al compimento di una vera e propria nemesi.

Giuseppe Conte. Sopra, Beppe Grillo

Quello stesso Movimento, che voleva scardinare la scena politica, è stato scardinato dalla politica … trasformandosi di colpo in un partito come tutti gli altri. Ma la sua storia non è, certo, finita qui. Gli anticorpi della politica tradizionale hanno sì funzionato, ma solo parzialmente. I cinquestelle hanno comunque prodotto un cambiamento profondo nei rituali, nei comportamenti e, in parte, anche nell’etica dei comportamenti. Ma tra le macerie prodotte da dissennate leggi approvate sulla spinta dei “vaffaday”, nasce un nuovo movimento che supera la teoria del “uno vale uno”, la pratica del “superbonus al 110%” in economia e della sudditanza remissiva ai diktat del “fondatore” decisamente deliranti. Poi, si è passati al ridicolo conflitto sulla proprietà del simbolo, considerato ancora vincente e da utilizzare solo per mettere alle corde il lavoro dell’attuale presidente. Infine, da non sottovalutare la clamorosa querelle sul ricco contratto, vero oggetto del contenzioso, che il movimento ha concesso a Grillo e che, ricordiamo, si quantizza in 300.000 euro all’anno. Il tutto alla faccia di quanto sempre detto, urlando nelle piazze e con violenti attacchi ai politici durante i loro primi anni di successi, perseguendo e alimentando la più sfacciata cultura dell’odio sociale. Quando si denunciavano i “politici ladri e corrotti”, che si sarebbero arricchiti alle spalle dei cittadini assegnando a sé stessi ricchi vitalizi e numerosi privilegi. Politici descritti indistintamente, come cinici opportunisti e nemici del popolo.

Ma poi il movimento ha formato una sua classe dirigente in almeno due legislature, da qui l’insofferenza alla “regola dei due mandati”, voluta alla fondazione del movimento proprio per evitare una transizione in partito.

Beppe Grillo ora rialza la posta dello scontro con Giuseppe Conte per riprendersi il simbolo e la leadership del M5S, prima rivendicando “il diritto all’estinzione” della creatura politica da lui fondata e che oggi afferma di non riconoscere.

Una frase, come nel suo stile, detta con toni apocalittici. D’altronde sono i toni che hanno fatto la sua fortuna come comico di successo. Ma quello che non convince è la sua minaccia di ricorrere a ricorsi legali. Naturalmente gli attuali dirigenti non ci stanno a queste minacciose affermazioni. Non ci stanno gli attuali parlamentari che rivendicano il loro impegno, giudicato coerente al progetto originario. Non ci sta soprattutto Conte, che rivendica una fase costituente lanciata proprio per permettere al movimento di riconvertirsi in una forza in grado di dare al Paese una prospettiva di lungo corso.

Lo stesso Grillo aveva, a suo tempo, parlato di “biodegradabilità” del movimento. Ma lo aveva fatto in termini opposti a quelli di oggi. Intendeva dire che avrebbe realizzato i suoi programmi e trasformato radicalmente il Paese.  “Quando i cittadini avranno gli strumenti per votare un referendum da casa, il movimento potrà anche sciogliersi, siamo un movimento biodegradabile…”, aveva detto, infatti, il 2 marzo del 2018. Il post scritto oggi sul suo blog è invece diversissimo, non parla più di un movimento “biodegradabile” bensì di un movimento “compostabile”, ossia di un rifiuto, insomma il movimento sarebbe ormai da rottamare. E allora veramente non si capisce perché tanta acrimonia. Non sarebbe meglio per tutti un sano distacco dalla sua creatura ormai agonizzante?

“Rivendico, da creatore del movimento, il mio diritto a dichiarare l’estinzione del movimento. Io quando vedo la bandiera dei 5 Stelle, con davanti il mago di Oz (naturalmente parla di Conte) che parla di democrazia diretta, mi viene un buco nello stomaco. Quindi, va benissimo, dobbiamo essere persone civili. Lui si può fare il suo bel partito, si può fare il suo manifesto con la sua faccia bella, simpatica, sincera, con su scritto, Oz e i suoi 22 mandati può arrivare all’8%”.

Con queste sue parole l’illuminato, forse, potrebbe anche chiudere la questione.

 


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