Destre d’assalto nelle aree est europee.
Primo turno a sorpresa per le presidenziali in Romania: in testa, al ballottaggio dell’8 dicembre, il candidato ultranazionalista e filofascista. Domenica, poi, cittadini chiamati di nuovo alle urne per le politiche.
Mentre a inizio mese, nella confinante Moldavia, è stata rieletta la presidente uscente di centrodestra, filo UE convinta.
Partiamo dalle news.
Da quello che molti osservatori hanno definito un autentico ‘tsunami’, il risultato più sorprendente in Romania dalla caduta di Nicolae Ceausescu.
In testa, con il 23 per cento dei suffragi, Calin Georgescu, che se la dovrà vedere con l’altra sorpresa, Elena Lasconi.
Sonoramente sconfitti i due super favoriti, vale a dire il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu e George Simion, il leader di ‘Alleanza per l’Unione della Romania’. Il partito di ultradestra, AUR, parte comunque con il vento in poppa per le elezioni politiche che si terranno a stretto ridosso, domenica prossima: vero punto di riferimento per tutta la destra, con ogni probabilità destinato a catalizzare anche i voti di Georgescu.
Dopo il voto presidenziale lo stesso premier Ciolacu e il presidente del Senato ed ex primo ministro liberale, Nicolae Ciuca, si sono visti costretti a rassegnare le dimissioni.
Ma torniamo alla grande sorpresa, il candidato che nemmeno ti aspetti, Georgescu: ha battuto, quasi doppiato, il suo mentore, Simion, il quale 5 anni ha fondato, con Claudio Tarziu, ARU, un partito tutto Dio, Patria e Famiglia nella migliore delle ipotesi, “conservatore, patriottico, nazionalista e unionista” secondo parecchi osservatori politici.
Georgescu è stato addirittura espulso da ARU, nel 2022, uscendo dalla porta di estrema destra, ultra ‘nera’. Tutto è successo dopo il procedimento avviato dal procuratore generale romeno che lo ha accusato di aver manifestato la sua profonda stima per Jon Antonescu, ‘conducator’, criminale di guerra e collaborazionista del Terzo Reich che ha guidato la Romania tra il 1940 e il 1944: “persona responsabile di genocidio”, come ha rammentato il procuratore.
Ingegnere, proveniente da una famiglia di preti ortodossi, Georgescu è non poco critico verso NATO e Occidente, filo Putin, per la riduzione delle armi a Kiev. Nel suo pedigree, l’aver rappresentato la Romania nell’UNEP, il programma Onu per l’ambiente. Tra le sue idee, ridurre l’import nazionale, sostenere gli agricoltori, aumentare la produzione interna di cibo ed energia.
All’inizio della sua campagna ha minimizzato: “Non sono un candidato, ho solo risposto ad una chiamata: uno per tutti, tutti per dio”. Modesto.
All’esito del voto gonfia il petto: “Oggi il popolo romeno ha lanciato il suo grido per la pace”.
Senza dar nell’occhio anche la seconda arrivata e ora al ballottaggio, Elena Lasconi. Sindaco di un piccolo comune, Campulung, a 150 chilometri da Bucarest, giornalista, è stata nominata a giugno capo della ‘Unione Salvate la Romania’ (USR), formazione pro UE, affiliata al partito liberale europeo ‘ALDE’, al quale aderisce, per fare un solo esempio, quel ‘Servire il Popolo’ (‘Servant the People’) capeggiato in Ucraina da Volodymyr Zelensky. Tra gli obiettivi principali per USR e Lasconi, un deciso aumento delle spese militari, così come un sempre più forte sostegno a Kiev.
Lotta fra ‘titani’ in vista, dunque, per l’8 dicembre; con l’intermezzo ‘politico’ bollente.
Per ulteriori dettagli, ecco un pezzo pubblicato da ‘Politico’: Who is Colin Georgescu, the far right tiktok star leading the Romanian election race
Prima di passare alla Moldavia, da ricordare che tra gli obiettivi primari di ‘AUR’ c’è proprio il progetto di riunificazione con la Romania. AUR, infatti, è attiva come formazione anche in Moldavia, e moltissimi cittadini hanno la doppia nazionalità.
E proprio il voto estero, quello dei cosiddetti “giovani e cittadini della diaspora” ha avuto un peso determinante per la riconferma alla presidenza della Moldavia, lo scorso 3 novembre, di Maia Sandu. Un ballottaggio preceduto da violenti scontri di piazza e un clima totalmente avvelenato per le accuse reciproche. Dopo il voto, però, è ‘scoppiata’ la pace tra i due contendenti: almeno a parole, per “il bene della Moldavia”.
Ha prevalso, Sandu, su Alexandr Stoianoglo, il candidato del partito socialista, filorusso. Lei, invece, è stata sostenuta con forza dal ‘Partito Azione e Solidarietà’ (PAS), formazione di centro destra, pro NATO e soprattutto pro UE. La Moldavia, infatti, ha presentato la richiesta di adesione alla UE il 3 marzo 2022, a pochi giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina. E dopo appena 3 mesi ha ottenuto l’ok dai vertici europei affinchè inizi l’iter.
Come dicevamo, lo scarto dei voti tra i due contendenti è dovuto all’estero: perché sul fronte nazionale aveva prevalso di circa 30 mila voti Stoianoglu, mentre la gran parte dei suffragi della ‘diaspora’, circa 300 mila, ha espresso la sua preferenza a favore di Sandu. Il voto, ha subito affermato la neo-riconfermata, non potrà che accelerare l’ingresso a vele spiegate nel prossimo parlamento di Strasburgo. Un altro ‘ceffone’ per Vladimir Putin.
Ecco un pezzo della ‘Voce’ sulla situazione in Moldavia, messo in rete il 22 ottobre scorso, MOLDAVIA E GEORGIA / DUE POLVERIERE AL VOTO
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