Dopo il mandato d’arresto internazionale per GENOCIDIO spiccato dalla ‘Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità’ nei confronti di Bibi Netanyahu, quasi tutti i leader del così civilizzato ‘Occidente’’ si sono chiesti all’unisono: come è mai possibile mettere sullo stesso piano un premier democraticamente eletto dal popolo e un terrorista, visto che è stato ugualmente accusato l’ex leader di Hamas, peraltro ucciso mesi fa dall’esercito di Tel Aviv.
Una considerazione priva di ogni senso politico e, soprattutto, morale.
Perché è esattamente vero il contrario.
Etichettiamo pure come terrorista l’ex capo di Hamas e condanniamo la strage del 7 ottobre senza se e senza ma.
Ma, a questo punto, la condanna deve essere 100 mila volte più dura e convinta contro il boia di Tel Aviv tanto democraticamente eletto. Per la precisione, fino ad oggi, 45 mila volte più dura e convita. Perchè ammontano a questa cifra i cittadini palestinesi, soprattutto donne e bambini, trucidati dall’esercito israeliano a partire dall’8 ottobre: e la cifra va moltiplicata almeno per 3, secondo le previsioni mediche, per le conseguenze prodotte dalla guerra (mancanza di cibo, acqua, medicine, condizioni di ‘vita’ proibitive…) soprattutto sui più fragili. Nel computo generale, poi, vanno aggiunte le migliaia vittime palestinesi nel corso degli ultimi 77 anni, ossia da quando in modo scellerato le Nazioni Unite hanno varato nel 1947 il ‘Piano di Partizione della Palestina’ che ha fornito l’assist ai governi di Tel Aviv per procedere ad un rastrellamento lento, inesorabile e scientifico di una popolazione inerme, un vero e proprio Olocausto 2.
Tirando le tragiche somme, è di tutta evidenza più criminale un governo (anzi vari esecutivi succedutisi nei decenni) e un premier che agiscono in nome di una presunta ragion di Stato, invocando un totalmente pretestuoso ‘diritto all’autodifesa’ che conferisce quasi un diritto divino al massacro altrui, rispetto ad una banda di terroristi. Non è più grave, insomma, il comportamento di uno Stato che diventa terrorista rispetto a dei ‘terroristi’ dichiarati?
Ma c’è dell’altro.
Ne è un esempio plastico il comportamento del nostro governo sfascista, a questo punto profondamente colluso con i crimini contro l’umanità perpetrati da Bibi e dalla sua gang nazista al seguito.
Avete sentito tutti, un paio di giorni fa, l’esternazione di un viceministro, titolare di ‘Infrastrutture e Trasporti’, il capo Lega Salvini Matteo che dà letteralmente di matto ed esclama: “Netanyahu in Italia è il benvenuto, lo aspetto a braccia aperte. Quella della Corte dell’Aja è solo una vergognosa sentenza politica”.
A palese dimostrazione che il governo è proprio uno sgoverno, addirittura spaccato in tre fette, il ministro della Difesa Maurizio Crosetto annuncia: “Dovesse venire in Italia, per Netanyahu dovrebbe esserci l’arresto”.
Pilatesco il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani: “Valuteremo con gli alleati europei”.
Non sa ugualmente che pesci prendere la premier-pesciarola, Giorgia Meloni: “Ne parleremo al prossimo G7”.
Il giorno dopo, comunque, tutti concordano che non è possibile, come abbiamo esordito, mettere sullo stesso piano “il leader di una delle più grandi democrazie” (poco importa se è un super killer) e un terrorista.
Le decisioni della Corte dell’Aja, è ormai cosa risaputa, contano ben poco: tutti i paesi nei fatti se ne fregano (anche se a parole sostengono di volerle rispettare), perché tra l’altro quel Tribunale non è stato riconosciuto dalla ‘grandi potenze’, ossia Stati Uniti, Russia e Cina. Ma il suo mandato d’arresto resta, e quindi ha un significato soprattutto politico-morale che nessuno, però, vuol vedere.
Pensate, per fare un solo esempio, che gli Stati Uniti ‘alleggeriscano’ il loro sempre possente aiuto finanziario e militare a Tel Aviv? Neanche per sogno, mai e poi mai. E i paesi europei, scodinzolanti, al seguito.
Come del resto rimangono solo sulla carta gli appelli alla tregua e alla fine del massacro ripetuti una settimana sì e l’altra pure dalle Nazioni Unite, dal Segretario generale Antonio Guterrez, le cui parole – e ancor più quelle di Papa Francesco – si perdono nel vento, e finiscono per esser semi in uno sconfinato deserto. Perché, come ogni domenica ammonisce Bergoglio, oggi prevale la forza del Denaro e dell’Industria di Morte, ossia quella delle armi. Don Chisciotte contro i mulini a vento…
L’esercito israeliano attacca i militari di UNIFIL?
E chissenefrega. Un paio di sere fa ha sostenuto su un canale tivvù la necessità di inviare molti più militari Unifil per sradicare Hamas e Hezbollah un tale Marco Mancini. Il ‘sottopancia’ lo definiva un esperto di ‘intelligence militare’ o qualcosa di simile. Sorge spontanea la domanda: ma vuoi vedere che è quel Mancini balzato agli onori delle cronache per i maxi spionaggi Telecom dell’epoca? La domanda è ancor più legittima perché, qualche settimana fa, quando sono salite alla ribalta le sempre più frequenti spy stories nostrane, un’altra tivvù (o sarà mai la stessa?) intervistò quel Giuliano Tavaroli, altro nome super gettonato a suo tempo per le spiate Telecom, se ricordiamo bene. Certo ora sono immacolati come due viole mammole, i due, nel consueto copione della Giustizia farlocca di casa nostra: che adesso però tornino alla ribalta come ‘opinion makers’ è davvero ai confini della realtà….
Ma siamo ben dentro un mondo mediatico totalmente taroccato, cloroformizzato, genuflesso davanti al Potere. Ai poteri. Negando totalmente ai cittadini il diritto sacrosanto, e costituzionalmente protetto, all’informazione. Cin cin.
Per darvi un più ampio quadro d’insieme, vi proponiamo l’istruttiva lettura di alcuni pezzi.
Da ‘OL news’ un documentato intervento di Alfredo Facchini il 19 novembre, Genocidio in Palestina
Poi da ‘Common Dreams’ una lucida analisi firmata da Jeffrey Sachs il 21 novembre, The ICC Arrest Warrant for Netanyahu is Also an Indictment of US Policy and Complicity
Infine, da ‘Antiwar’, The Case against Joe Biden for Complicity in Genocide
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