ANGELA MERKEL / PERCHE’ CERCAI DI STOPPARE L’INGRESSO DI KIEV NELLA NATO

Quando è stata Cancelliera per oltre 15 anni in Germania, dal 2005 al 2021, Angela Merkel ha cercato di porre un argine alla volontà dei vertici ucraini di entrare nella NATO, perché era consapevole che si sarebbe trattato d’una grossa provocazione nei confronti del Cremlino, visto anche il progressivo allargamento ad est dell’Alleanza Atlantica.

Inoltre, all’epoca, solo una minoranza della popolazione era favorevole all’ingresso nella NATO.

Vladimir Putin, dal canto suo, voleva che la Russia diventasse sempre più leader in un mondo avviato al multipolarismo.

Il libro di Angela Merkel

Sono solo alcune tra le rivelazioni più significative contenute nel libro ‘Libertà – Memorie 1954-2021’ firmato dalla Merkel che esce il 26 novembre contemporaneamente in 30 paesi e da noi è pubblicato da Rizzoli. L’ex Cancelliera sarà a Milano, per presentarlo, l’11 dicembre, presso la sede dell’ISPI in via Clerici.

Il quotidiano tedesco ‘Die Zeit’ ha fornito ai suoi lettori alcune anticipazioni.

Sul fronte ucraino, ovviamente il più attuale, frau Merkel racconta d’aver cercato di “frenare il desiderio di Kiev di aderire con rapidità alla Nato, temendo una reazione militare di Mosca”.

Un vertice chiave dell’Alleanza si svolse a Bucarest nel 2008. Ricordando quell’incontro, scrive che “accettare un nuovo membro non dovrebbe portare solo maggiore sicurezza per quel Paese, ma per la Nato”; e non, quindi, acuire le tensioni.

Racconta di aver capito che la situazione in Crimea, dove era ubicato il quartier generale della flotta russa nel Mar Nero, avrebbe comportato dei seri rischi per gli equilibri geopolitici. “Una simile combinazione con le strutture militari russe non si era mai verificata prima tra i paesi candidati all’adesione all’Allenza Atlantica”.

Inoltre, a quel tempo “solo una minoranza della popolazione ucraina sosteneva l’ingresso del Paese nella Nato”.

George Bush

L’allora numero uno della Casa Bianca, George W. Bush, era favorevole a dare il suo ok per favorire l’ingresso della Georgia e dell’Ucraina nell’Alleanza; ma prevalsero – ricostruisce Merkel – le posizioni più scettiche degli europei i quali “concessero solo vaghe promesse sull’ampliamento futuro della Nato”.  Tra quelle posizioni ‘moderate’, commenta ‘Die Zeit’, spiccava proprio quella dell’ex Cancelliera.

La quale, nel suo libro di ‘memorie’, narra d’un incontro con Putin che le disse: “Non sarai Cancelliera per sempre. E allora Georgia e Ucraina vorranno entrare nella Nato. Mentre io intendo impedire che ciò accada”.

E aggiunge frau Merkel: “Il presidente russo voleva contrastare il fatto che gli Stati Uniti fossero vincitori della Guerra Fredda. E voleva che la sua Russia rimanesse un polo indispensabile nel futuro mondo multipolare”. Cosa che è successa proprio una quindicina d’anni fa con la nascita (e lo sviluppo, oggi, è impetuoso) dei BRICS, acronimo dei paesi fondatori ossia Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Frecciate, nel libro, all’indirizzo del nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump. Eccone un paio. “Risolvere i problemi non sembrava essere il suo obiettivo”. E poi: “Per lui tutti i paesi erano in competizione tra loro. Il successo di uno è il fallimento di un altro. Non credeva che la cooperazione internazionale potesse aumentare la prosperità di tutti”.

Michael Flynn

Passiamo ora ad altre frecciate. Ben più acuminate, anzi avvelenate, scagliate contro l’ultimo Joe Biden in assetto di guerra da un ex generale ed ex capo dell’Intelligence (la ‘Defence Intelligence Agency’) a stelle e strisce, Michael Flynn. Che ha appena postato (è del 19 novembre) un autentico messaggio di guerra all’indirizzo del presidente uscente, ma ancora molto pericolosamente in carica fino al 20 gennaio.

Eccone i passaggi salienti, al vetriolo.

Oggi il mondo è probabilmente più vicino alla guerra nucleare che in qualsiasi altro momento dalla crisi dei missili a Cuba. Nei suoi ultimi giorni l’amministrazione Biden sta trascinando la nostra nazione in una potenziale guerra nucleare con la Russia”.

Si appella al 25° emendamento, che disciplina il protocollo da adottare in caso d’impedimento del presidente per manifesta inabilità o malattia, e si rivolge alla vice Kamala Harris affinchè lo adotti.

Non basta, perché chiede alla Camera Usa di presentare subito una domanda di impeachment nei confronti di Biden “per aver messo in pericolo la nazione adottando misure che costituiscono atti di guerra senza una dichiarazione di guerra, un potere che la Costituzione conferisce solo al Congresso”.

Last but non least, chiede che i prossimi funzionari dell’amministrazione Trump avviino immediati contatti con i vertici del Cremlino per una rapida de-escalation (se saremo ancora in tempo).

Denuncia i colpi di coda del ‘Deep State’ che dopo il voto pro-Trump, a suo parere, è alle corde.

“Solo due settimane fa – scrive nel suo post – gli elettori hanno parlato della grande questione della guerra con estrema chiarezza. Il presidente Trump ha ricevuto un preciso mandato per la sua promessa di porre fine alle uccisioni in Ucraina e di cercare la pace”.

“Gli Stati Uniti – conclude – non avevano visto quel tipo di leadership dal discorso di John Fitzgerald Kennedy all’American University e hanno votato a larga maggioranza per essa”.

Il riferimento è al mitico ‘Discorso per la Pace’ pronunciato da Kennedy oltre 60 anni fa, il 10 giugno 1963, in cui delineò un piano per limitare l’uso di armi nucleari e “tracciò un percorso pieno di speranza, ma realistico, per la pace nel mondo in un momento in cui gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si trovavano di fronte ad una rischiosissima corsa agli armamenti nucleari”.

Una vera escalation.

Ma oggi molto più pericolosa di allora.


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