Divieto di respirare

Invito: sottraete qualche minuto in più del vostro tempo a impegni e hobbies per completare la lettura di quanto segue, di riflessioni su quanto accade raccontato in spazi di dimensione eccezionalmente maggiore.
Forse non annovera tra i suoi pregi e difetti la dote della coerenza politica, ma che sia un acuto fustigatore di altrui malefatte è indiscutibile. Si deve a Renzi la sentenza senza possibilità di appello che inchioda il meloniano Delmastro, a un nuovo ‘caso’ da concludere con la perdita dell’attributo ‘onorevole’ e il licenziamento a furor di popolo, perché lasci ad altri il sottosegretariato alla Giustizia, già infangato per aver diffuso documenti riservati, non pubblicabili, al camerata (pardon, al collega) Donzelli, fedelissimo di Giorgia. Delmastro: “Provo un’intima gioia all’idea di far sapere ai cittadini come non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato” Si riferisce ai detenuti rinchiusi nei nuovi ‘suv’ blindati, a disposizione delle guardie carcerarie per i trasferimenti. È di Renzi il commento all’’ignobile nobiltà d’animo’, al non rispetto di un esponente di governo della Costituzione, che garantisce trattamenti umani a tutti i detenuti, anche ai mafiosi condannati per atroci delitti: “Il giorno in cui Delmastro si vergognerà sarà comunque troppo tardi. Ma intanto che si dimetta”. Si associa il Pd (Serracchiani): “Il sottosegretario si gode il sadico piacere di pensare ai detenuti sotto vetro senza possibilità di respirare e Meloni non farà nulla, coprirà il fedele sottoposto”.
Un distratto Giorgetti
Accreditato come “uno che sa il fatto suo”, come competente economista e il ministro del governo di destra meno contestato è anche oggetto di generosa benevolenza l’assordante silenzio sul mancato controllo dei vertici delle Poste Italiane, nell’emettere francobolli: a quale suo affiliato al neo fascismo si devono i due bolli commemorativi del gerarca fascista Italo Foschi, tra i più feroci del suo temo tetro, e il più recente di Maffeo Pantaleoni, massone, membro del Grande Oriente d’Italia, coinvolto in uno scandalo bancario, sostenitore dell’occupazione della Libia, dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale. Pantaleoni si spostò su posizioni sempre più radicali ed antisemite e dopo aver aderito pienamente al fascismo confermò la fiducia a Mussolini anche dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Sue queste parole: “È deplorevole che gli italiani, popolo e governo, non sentano per quell’accozzaglia di negri, mori, arabi della Tripolitania, a quel modo come il generale Sherman sentiva per le pelli rosse, delle quali soleva dire ‘non ho mai conosciuto un indiano che fosse un bravo uomo se non era un indiano morto’”
Diritto? No, diritti dei privati
È o non è reato il conflitto di interessi del governo di destra che procede alacremente con accelerazione da Gran Premio di Formula 1? Cosa nasconde la campagna promozionale per lo smantellamento a picconate di quanto è pubblico e l’irrefrenabile spinta al privato? Non è difficile capire cosa, come e perché. Il lavorio per mandare in coma (quasi) profondo il servizio sanitario nazionale obbliga gli italiani a salassi impossibili per supplire al default di ospedali e medici convenzionati, al ricorrere a prestazioni dei privati. Cos’altro è la proliferazione di università private, che attraggono come dispensatori di lauree facili? Ora tocca alle scuole cosiddette paritarie gestite da privati e da enti religiosi, noto bacino elettorale della destra. Con un blitz in linea con la logica del conflitto di interessi, questa maggioranza vicina ai ceti sociali titolari di redditi medio alti, più alti che medi, presenta un emendamento alla manovra finanziaria per ‘regalare’ alle famiglie con reddito fino a 40.000 euro un ‘voucher’ di 1.500 euro per ogni studente iscritto. Costo dell’operazione 65milioni l’anno, quanto basterebbe a fornire gratuitamente i libri di testo. La bravata del governo, che non se ne vergogna, va di pari passo con i tagli alla scuola pubblica. Come non fosse abbastanza propone anche di esentarli dalla tassazione dell’Imu.
“Yes, sì, con Elon”
Tale Andrea Crippa, portaborse, portavoce, porta consensi del miliardario vice Trump in Italia: “Se sto con Musk o con Mattarella? Con Elon”. È top secret la cifra della generosa retribuzione di cui gode il rampante giovanotto, presente a pieno diritto sul libro paga dell’oligarga africano, di nazionalità canadese e naturalizzato Usa.
Florida targata Trump
Ma sì, è già ora per l’incipit del lungo elenco di ragioni che collocano il tycoon presidente bis degli Stati Uniti tra i sovranisti della destra che inquina il mondo: in Florida, dove conta su un buon seguito di americani benestanti emigrati di lusso in quello Stato per svernare serenamente in vecchiaia, dagli scaffali delle scuole sono spariti più di 4.500 libri giudicati scomodi, incluso il capolavoro “Romeo e Giulietta di Shakespeare. Episodio sconvolgente, al pari dei falò alimentati dai nazifascisti con i libri censurati.
Signor Presidente
Mattarella? Presidente di provata e reiterata difesa della Carta Costituzionale, dei valori più alti della democrazia, dei diritti negati. Esemplare il monito che condanna ogni ingerenza nelle decisioni della magistratura sul ‘caso’ Albania. E non sorprende che abbia ricevuto Fitto, candidato in bilico per la nomina a Commissario europeo sponsorizzata dalla Meloni con l’obiettivo palese di appuntare sul bavero dei suoi abiti la medaglia di leader di un Paese rispettato dalla comunità, con riflessi positivi della credibilità internazionale dell’Italia e della destra. Giusto aver accettato di incontrare Fitto al Quirinale, ma non altro per favore, signor Presidente e cioè ‘no’, non si spenda oltre nel perorare la causa Meloni-Fitto.
Lezione di stile
Francesco Ferrucci ferito senza scampo da Maramaldo, suo giustiziere: “Vile, tu uccidi un uomo morto!””. Per non ricadere nel caso di quella ignobile vigliaccheria evitiamo di girare il dito nella piaga, risparmiamo parole di rimprovero per uno spregevole gesto del tennista russo preda dell’isteria dello sconfitto, che spacca racchette, scagliate in terra con violenza vietata dal bon degli sportivi. Ma come ignorare lo sgarbo, prossimo alla scorrettezza, di cui è stato sgradevole protagonista Daniil Sergeevic Medvedev? Frustrato per la superiorità non solo tecnica dell’avversario, dell’ormai mitico Sinner, durante la sosta tra un game e l’altro, rivolto provocatoriamente all’avversario, tennista di immenso talento e innata signorilità, ha mimato il gesto dello sbadiglio da noia, in segno di disprezzo per il gioco a suo giudizio privo di spettacolarità di Jannik, che da gentiluomo qual è, lo ha ignorato e ha risposto con un autorevole 6/3, 6/4, da numero uno del mondo.

Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento