Cosa accade quando si aumentano esponenzialmente i reati in un paese? Il governo italiano ha varato sinora decreti che introducono oltre 70 reati. La maggior parte di questi sono stati varati nell’ambito di due decreti, Sicurezza e Casoria. Ma non basta, altri istituiti con specifiche norme corredate da disposizioni restrittive che hanno stabilito aumenti di pena. Lo hanno fatto a mero scopo propagandistico ogni volta che le cronache hanno riportato gravi fatti di cronaca che per efferatezza o gravità hanno attirato l’attenzione degli italiani, che siano stragi in mare di migranti o sanguinosi omicidi.
La verità è che, in fondo, inventarsi un nuovo reato, o inasprire pene già previste, è il modo più semplice per dare una risposta immediata, ma senza fare fatica. Certamente è la risposta più veloce da attuare, per dare l’impressione di essere capaci di aver fornire risposte veloci ed efficaci da dare in pasto a una platea di “leoni da tastiera” che urlando esigono vendetta.
In due anni il centrodestra ha introdotto molti nuovi reati o inasprito pene per quelli esistenti per un totale di oltre 471 anni di carcere. Senza contare che altri reati arriveranno, se si considera che si sta progettando di inasprire le pene anche per i reati informatici.
Il sondaggista Antonio Noto ha detto in un’intervista rilasciata all’HuffPost che “… lo fanno perché la stretta penale rende bene elettoralmente” e gli ha fatto eco persino l’avvocato Gian Domenico Caiazza, ex presidente dell’Unione delle camere penali, che ha dichiarato a Radio Radicale “… sembra proprio che il legislatore pensi solo ad inseguire la pancia e la bava della gente”.
Siamo di fronte a una vera a propria sbornia giustizialista. Che avviene quando assistiamo a un’applicazione così muscolare di atteggiamenti definibili di “populismo penale”. Una forma di populismo che consiste, in sostanza, ad una “persistente tendenza a riformare il diritto e la procedura penale in senso illiberale e antigarantista, al solo scopo di raccogliere qualche briciola di consenso dall’elettorato, senza curarsi della legittimità, né della reale efficacia delle misure adottate”.
Ma cosa si cela dietro questa diffusa tendenza a reiterare simili strette securitarie? Probabilmente la convinzione di aver individuato nel carcere una soluzione magica per risolvere i problemi di ordine pubblico. In realtà così non si ottiene altro che far gorgogliare la pancia della gente che infiamma i social e, quando ciò accade, puntualmente il governo risponde con un altro giro di vite. Che poi questo risultato serva veramente è secondario. L’importante per Meloni, Salvini e perfino per il garantista Tajani è inseguire la cronaca per soddisfare il furore popolare, purché sia diffuso e coinvolga molte persone. Insomma, conta sfamare quella grande rabbia vomitata attraverso i social e la rete. Prevale la volontà di dimostrare sempre prontezza e immediatezza nella risposta, dare prova di efficienza e di velocità decisionale. Tutto ciò contando sulla labilità della memoria collettiva che tende a non ricordare cosa realmente è accaduto e poter prendere poi decisioni opposte a se il reato sarà commesso da un italiano o da un immigrato, da un meridionale o da un cittadino del nord, da un militante di sinistra o di un partito governativo. Allora capita che episodi simili potranno essere giudicati in modo diametralmente opposto. Come è capitato nel caso di quella imprenditrice balneare che ha deliberatamente ucciso un giovane immigrato che le aveva rubato la pochette mentre era seduta al bar e che lei ha deliberatamente ucciso schiacciandolo contro un muro con la sua auto, colpendolo più volte e poi recuperare la sua borsetta e andare tranquillamente via senza nemmeno voltarsi né tantomeno chiamare aiuti.
La maggior parte degli elettori, soprattutto quelli che votano a destra, è dichiaratamente giustizialista. Del tipo che, dice ancora Antonio Noto “… mi hanno rubato una caramella? Allora dategli dieci anni di galera” perché “questo atteggiamento paga”.
In soli due anni il governo ha attuato una stretta securitaria, somministrata periodicamente a dosi bimestrali o trimestrali, ed ha compresso enormi spazi di libertà. Rappresentando anche un clamoroso paradosso se si considera il drammatico sovraffollamento delle carceri e l’ingolfamento dei nostri tribunali. Più si aumentano i reati e si inaspriscono le pene, più aumenta il numero di detenuti e di procedimenti penali. Si produce così un serio danno al sistema carcerario e giudiziario già in gravissimo affanno.
Ma che importa se si ottiene, a costo zero, un eccezionale impatto mediatico che diventa un formidabile strumento di propaganda. Inoltre, se si aggiungono ai nuovi reati anche quelli che riducono la libertà di opinione e di manifestazione del dissenso, allora il gioco è fatto e il vero obiettivo – che è quello di liquidare il dissenso e lasciare mano libera ai governanti solo “perché eletti dal popolo” – può dirsi finalmente ottenuto.
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