Guerra fratricida (mai denominazione fu più azzeccata, trattandosi di fratelli & confratelli) all’interno del Grande Oriente d’Italia (GOI), spaccato letteralmente a metà dopo l’ultimo voto, a metà agosto, per l’elezione del nuovo Gran Maestro e soprattutto ora, in seguito all’ordinanza appena emessa dal Tribunale civile di Roma.
La fresca ordinanza, infatti, accoglie il ricorso presentato dallo sconfitto d’un soffio, ossia una manciata di voti, Leo Taroni, il quale lo aveva subito presentato alla commissione elettorale e, contemporaneamente, al tribunale della capitale.
In realtà, Taroni aveva vinto con un piccolo scarto, 245 voti in più su un totale di quasi 12 mila che hanno espresso la loro preferenza. Ma la Commissione Elettorale Nazionale (CET) aveva ribalto l’esito, annullando circa 300 schede, guarda caso quasi tutte pro Taroni, per un presunto difetto in merito al cosiddetto ‘talloncino antifrode’.
Sono subito volati i coltelli. Fra il tripudio dei taroniani prima, le immediate contestazioni dello sconfitto Antonio Seminario, la pronuncia della CET, il gran ribaltone e le successive aspre proteste del vincitore per poche ore: che ha subito impugnato la carta bollata mediante i due ricorsi.
Da sottolineare che Seminario, calabrese, era appoggiato dal Gran Maestro uscente, Stefano Bisi, il cui regno era durato per un decennio esatto.
Per rammentarvi meglio la vicenda, vi proponiamo la lettura del pezzo uscito a botta calda e messo in rete dalla Voce il 28 agosto 2024,
GRANDE ORIENTE D’ITALIA / LE NOTTI DEI LUNGHI COLTELLI
Passiamo ora in rapida carrellata alcuni passaggi della ‘storica’ ordinanza.
Così viene spiegato: “Non è previsto in alcuna delle disposizioni costitutive o ordinamentali del Grande Oriente d’Italia che la mancata rimozione del talloncino antifrode apposto sulla scheda elettorale possa essere considerata motivo di invalidare il voto espresso. Le indicazioni contenute in circolari di natura interpretativa, che non hanno valore giuridico, non possono essere utilizzate per giustificare tale invalidazione”.
“In ogni caso, l’errore consistente nell’inserire nell’urna la scheda senza rimuovere il talloncino antifrode non è ascrivibile all’elettore, ma all’ufficio elettorale, che avrebbe dovuto rimuoverlo una volta presa in consegna la scheda all’esito dell’espressione del diritto di voto”.
Quindi, “deve essere privilegiato il ‘favor voti’, non potendo essere rimessa alla condotta dei componenti del singolo ufficio elettorale circoscrizionale (i quali, in ipotesi, potrebbero avere interesse a favorire i componenti di una determinata lista) ogni decisiva determinazione al fine di condizionare la validità del voto espresso”.
In definitiva, “l’operato degli elettori, i quali hanno espresso liberamente il voto, non piò essere fatto oggetto di censura, non essendo rimesso agli stessi l’adempimento di rimuovere il talloncino antifrode prima di depositare la scheda nell’involucro di raccolta”.
Laconica la replica, in tempo quasi reale, del vertice GOI, in qualche modo espressione dell’uscente Bisi e del suo successore (appena ‘saltato’, Seminario) e affidata ad una brevissima nota pubblicata sul sito ufficiale: “Il Grande Oriente d’Italia, appresa la notizia della ordinanza con cui il Tribunale di Roma ha sospeso la efficacia della proclamazione del Gran Maestro e della installazione della Giunta, provvederà all’adozione degli atti conseguenti ai fini della esatta esecuzione del provvedimento cautelare in conformità della legge, fatti salvi gli esiti del proponendo reclamo”.
Espressioni non poco sibilline e ‘fumose’ a parte, pare di intuire che i ‘vertici’ della prima (e di gran lunga più affollata, con i suoi quasi 25 mila affiliati) obbedienza massonica in Italia, il GOI appunto, intendano seguire le precise indicazioni espresse dalle toghe capitoline nell’ordinanza. Quindi annullare ‘l’annullamento’ delle schede contestate e affidarsi al primo esito del voto: che aveva visto prevalere Taroni su Seminario per 245 voti.
E in tal senso è non poco chiara ‘AGENPARL’, da noi la più importante agenzia di stampa parlamentare che così sottolinea, molto esplicitamente, in una sua lunga disamina: “Leo Taroni è il nuovo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. In base alle risultanze del Tribunale di Roma, sono emerse irregolarità nei criteri adottati dalla Commissione Elettorale Nazionale e nel procedimento di gestione del voto. L’interpretazione delle disposizioni interne non è stata conforme alle regole fondative e costitutive del GOI. Questa ordinanza ha portato a riconoscere Leo Taroni come Gran Maestro legittimo, considerando che la sua elezione è avvenuta in conformità con i principi regolamentari che governano il GOI. La decisione del Tribunale di Roma sottolinea l’importanza di attenersi strettamente alle norme e agli statuti associativi per garantire la trasparenza e la integrità della leadership”.
In una seconda nota diramata dall’agenzia, poi, viene un po’ aggiustato il tiro, parlando di concreta possibilità che Taroni assuma quella leadership: “Salvo ulteriori sviluppi o impugnazioni efficaci, Leo Taroni potrebbe assumere pienamente il ruolo di Gran Maestro, legittimato dal provvedimento del Tribunale di Roma. La sua leadership, se non contestata da eventuali appelli o sospensione della sentenza, potrebbe consolidarsi come riconosciuta all’interno del GOI, chiudendo un periodo di instabilità per l’istituzione”.
In poche righe, una sensibile marcia indietro e una serie di strafalcioni, a parte quel ‘potrebbe’ che sostituisce a piè pare la certezza poco prima sottolineata della leadership taroniana.
Non prende atto, Agenparl, del fatto che il ‘vertice’ del GOI ha subito deciso di fare opposizione e di impugnare l’ordinanza appena emessa dal Tribunale di Roma. A parte l’ovvia decisione di ottemperare a quanto deciso: quindi insediare Taroni per il momento. Chissà quanto tempo ci vorrà per la decisione in merito al ricorso: settimane, forse mesi. E in questo lasso di tempo può davvero succedere di tutto. Altro che ritrovata ‘pacificazione’ interna! Altro che chiudere il periodo di instabilità…
Saranno notti di lunghi coltelli, come abbiamo sottolineato a fine agosto, e forse anche molto di più. Una guerra senza esclusione di colpi all’interno di un Grande Oriente incredibilmente spaccato a metà, come una mela.
Incompatibilità e totale impossibilità di convivenza per le due metà: una che vuol restare fedele alla più rigida tradizione di cappucci & grembiulini (la Bisi-Seminario band), l’altra almeno a parole attestata su una linea che fa intuire una qualche trasparenza e apertura nel prossimo futuro…
Ci ha non poco intrigato, nel laconico comunicato GOI, la parola ‘installazione’ a proposito del ‘governo’ massonico messo ora in crisi dall’ordinanza romana. Per questo vi proponiamo un altro nostro pezzo, messo in rete il 27 marzo 2019,
GOI / “L’INSTALLAZIONE” DEL GRAN MAESTRO BISI E DEI SUOI CONFRATELLI A RIMINI
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