CAMORRA / CHI L’HA PIU’ VISTA?

A Poggiomarino, nell’hinterland partenopeo, freschi d’arresto sindaco e vicesindaco, di ‘centrodestra’.

Un paio di settimane fa il primo cittadino di Capaccio-Paestum nonché presidente della Provincia di Salerno, di ‘centrosinistra’.

Una sinergia – come si suol dire – perfettamente bipartisan, tessuta tra appalti & voto di scambio.

Il copione non cambia mai. Immutabile nel tempo da ben oltre trent’anni a questa parte.

Invariabile sia prima del ciclone (sic) di Mani Pulite che dopo. Anzi diventato sempre più invasivo, pervasivo, quasi invisibile, ancor più scientifico. E regolarmente ignorato dai media. Come proprio la piovra mafiosa (camorrista, ndranghetista o mafiosa in senso stretto che dir si voglia), progressivamente più tentacolare, ramificata in tutti i Palazzi, man mano più mimetizzata. E soprattutto in grado di lavare subito e in modo perfetto le palate milionarie in arrivo, destinate ai paradisi fiscali o ancor meglio nascoste tra le pieghe dei sempre più accoglienti ‘fondi d’investimento’, quegli hedge fund speculativi che ormai dettano legge a livello globale nella finanza e quindi anche nell’economia taroccata di mezzo mondo e nei settori più strategici e capaci di generare profitti stratosferici, per fare un solo esempio l’industria farmaceutica, Big Pharma.

Ma torniamo alle cose, più terra terra, di casa nostra. Dove dell’infiltrazione mafiosa nell’economia ‘legale’ si parla sempre meno e, le volte che capita, male, malissimo. Anzi, quasi con sorpresa, come a scoprire l’acqua calda. Dopo, appunto, circa 40 anni.

Pasquale Galasso

E’ infatti dalla caduta del Muro di Berlino che sono cominciati i magnifici e progressivi lavaggi di capitali che più sporchi non si può all’estero: eppure, ancora oggi, spesso e volentieri si ‘scopre’ che le ‘ndrine fanno affari, oddio, a Milano, oppure investono nei paesi dell’est.

Sono di fine anni ’80, primi ’90, le inchieste della Voce su quelle acrobazie finanziarie al centro nord e anche all’estero; l’assalto ad aree insospettabili come la Toscana e l’Emilia Romagna, la Val d’Aosta o appunto la Lombardia.

E sono di quegli anni, per fare un altro esempio, i nostri reportage sulle fortunate imprese del clan Galasso di Poggiomarino, il Comune oggi salito alla ribalta delle cronache giudiziarie. Rammentiamo, ad esempio, gli appalti misteriosamente vinti nelle gare bandite dall’Istituto Autonomo Case Popolari di Torino, grazie a società riconducibili ad alcuni prestanome, come un colletto bianco, l’insospettabile ingegner Marco Cordasco da Sarno. Lo stesso che, da vero re Mida, riusciva a rilevare l’allora famoso ‘Kursaal’ di Montecatini: un affaire entrato nel mirino anche del Venerabile Licio Gelli, i cui interessi si sono sovente incrociati con quelli dei cutoliani prima e poi della Nuova Famiglia. E’ lo stesso itinerario seguito, anzi tracciato da Pasquale Galasso, in combutta prima con la NCO di Raffaele Cutolo e poi con la NF griffata Alfieri, il clan allora emergente, con quello dei Nuvoletta da Marano (referenti di Cosa Nostra).

E dettagliammo all’epoca i rapporti border line, le dirty connections con la politica di allora. Anche via Wikipedia, oggi, potete leggere i nomi e cognomi dei pesci grossi della Prima Repubblica poi tirati in ballo dal collaboratore di giustizia Pasquale Galasso, che man mano diventa un fiume in piena, proprio come quel Sarno che nel 1998 esondò tragicamente e seppellì sotto il suo fango killer case e persone: con una ‘ricostruzione’, poi, regolarmente gestita dai clan.

Un succoso aneddoto di allora. L’emergente don Pasquale, all’epoca, aveva anche ambizioni universitarie, e voleva fare Medicina. Paolo Cirino Pomicino, prima di diventare ‘O Ministro, una bella mattina (mattinieri i due, alle 6 e 30 circa) incontrò l’aspirante camice bianco alla stazione ferroviaria di Mergellina, per dargli qualche dritta. Lo documentarono, allora, i coraggiosi pm che avevano osato puntare i riflettori sui rapporti tra politica, affari & camorra: il loro maxi lavoro d’indagine, of course, venne stoppato dai vertici della Procura partenopea, genuflessa davanti al Potere di lorsignori: come titolammo il libro uscito nel 1990, “Grazie Sisma – Pomicino, Scotti, Gava, De Mita & C.: Dieci anni di Potere e Terremoto”, pubblicato dalla Voce, firmato da Andrea Cinquegrani, Enrico Fierro e Rita Pennarola.

La memoria non va mai sepolta sotto macerie, ignoranza, indifferenza.

O connivenza.

Alla fine del breve tour, sorgono spontanee alcune domande.

Come mai la politica, i partiti, o meglio gli ectoplasmi che popolano l’attuale Parlamento non parlano più di mafie & riciclaggi?

Come mai quella lotta è sparita da ogni agenda politica?

Perché non c’è una virgola nel programma di governo sul tema?

E la finta opposizione se ne fotte?

Cosa ci sta a fare una Commissione Antimafia che vale come il 2 di briscola e sta sempre zitta e muta in modo totalmente omertoso?

C’era, quasi trent’anni fa, una Commissione parlamentare antimafia in grado di partorire una ‘relazione di minoranza’ firmata da Ferdinando Imposimato, una perfetta radiografia della maxi connection tra vertici politici, imprese di riferimento e clan. Un manuale di scuola, un esempio per tutti gli inquirenti.

Oggi il deserto più totale.

E totalmente sconfortante.


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento