MOLDAVIA E GEORGIA / DUE POLVERIERE AL VOTO

Pezzi dell’ex impero sovietico in fortissima fibrillazione.

Il caos dietro l’angolo per Moldavia e Georgia, in questi giorni chiamate al voto.

Si sta preparando un copione stile piazza Maidan, Kiev, a 10 anni fa esatti? Quando, cioè, andò in scena il golpe bianco diretto dal Dipartimento di Stato Usa (per la regia della ‘zarina’ Victoria Nuland, la vice di Antony Blinken) che ha portato ai presidenti-fantoccio culminati, nel 2019, con il ricco guitto (ha una villa a Miami da 34 milioni di dollari e una ‘dependance’ a Forte dei Marmi da appena 4 e mezzo) Volodymyr Zelensky.

Alexander Stoianoglu. Sopra, Maia Sandu

Veniamo subito alle news. Ossia al ‘doppio’ risultato in Moldavia, dove si vota per il nuovo presidente della repubblica e, contemporaneamente, per il referendum che deve aprire (o no) la strada all’ingresso nell’Unione europea entro il 2030.

Un risultato contestato da tutti, vincitori e vinti, come vedremo subito.

Partiamo dal voto presidenziale che ha subito espresso con chiarezza come il 6 novembre si va al ballottaggio tra l’uscente capo dello stato Maia Sandu, filo-occidentale ed europeista doc, e Alexander Stoianoglu, socialista e filo-russo. Si parte da un 38 a 28 per cento. E il clima sarà più che infuocato.

Soprattutto perché incendiato dalle feroci polemiche scaturite soprattutto dall’esito del referendum. Che in un primo momento pendeva per il NO, per poi ribaltarsi proprio sul filo di lana grazie al voto dei moldavi all’estero: è infatti di appena 6.000 lo scarto a favore dell’ingresso nella UE. Fondamentale proprio quel suffragio estero, tenuto conto che si tratta di circa 20 mila voti, l’80 per cento dei quali è stato per il SI.

Le ultime settimane pre-urne sono state caratterizzate da fatti & polemiche al calor bianco, scatenate in particolare dalla presidente uscente che ha accusato di ingerenze e non solo, senza mezzi termini, la Russia, e ha continuato a farlo anche a botta calda, nonostante per un pelo abbia prevalso il ‘suo’ SI.

Moldavi al voto

Ecco le parole, che non lasciano spazio ai dubbi. “Si tratta di un attacco senza precedenti alla nostra libertà e alla nostra democrazia, sia oggi che negli ultimi mesi”.

E prosegue, come un fiume in piena: “Gruppi criminali, che lavorano con forze straniere (chiaro il riferimento al Cremlino, ndr) ostili ai nostri interessi nazionali, hanno attaccato il nostro Paese con decine di milioni di euro, bugie e propaganda, usando i mezzi più vergognosi per tenere i nostri cittadini e la nostra nazione intrappolati nell’incertezza e nell’instabilità”.

Dopo i 4 nostri quotidiani, con sicurezza Sandu continua: “Abbiamo prove evidenti che questi gruppi criminali miravano a comprare 300.000 voti, una frode di portata senza precedenti. Il loro obiettivo era minare il nostro processo democratico”.

Detto fatto, nelle ultime settimane le autorità moldave hanno provveduto ad arrestare centinaia e centinaia di oppositori al governo, etichettati come sovversivi al soldo dei russi. Le stesse autorità hanno più volte puntato l’indice contro “la guerra ibrida” scatenata da Vladimir Putin & C. per destabilizzare il Paese e “per far deragliare il nostro percorso verso l’Unione Europea”.

Ribatte il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “Si tratta di accuse molto serie e all’opinione pubblica devono essere mostrate prove”. E a sua volta denuncia grosse “anomalie” nell’aumento dei voti durante i conteggi delle schede, che nelle ultime ore ha visto un sensibile aumento delle preferenze pro Sandu e per il SI al referendum.

 

Passiamo alla polveriera in Georgia.

Salomè Zourabichvili

Dove fra pochi giorni, il 26 ottobre, vanno in scena le elezioni politiche, con un Paese, anche qui, spaccato letteralmente a metà. E, soprattutto, con un lacerante conflitto istituzionale, tra la presidente, Salomè Zourabichvili, e il capo dell’esecutivo, Irakli Kobakhidze, espressione del più forte partito, ‘Sogno Georgiano’. Anche in questo caso, un capo dello stato filo-occidentale, europeista, e un premier filo-russo, tanto per rispettare il copione.

Per una accurata radiografia della situazione, vi proponiamo la lettura del nostro ultimo pezzo, messo in rete il 26 luglio 2024,

GEORGIA / GOLPE BIANCO IN VISTA. COME A KIEV 10 ANNI FA

Rispetto alla situazione delineata in quella ricostruzione, nelle ultime settimane si è registrato un altro elemento di fortissima frizione, dopo la legge sugli ‘agenti stranieri’ che a fine maggio ha dato fuoco alle polveri.

Ai primi di ottobre, infatti, il presidente del parlamento di Tblisi, Shalva Papuashvili, ha firmato una controversa legge sui diritti LGBTQ, la cui approvazione era stata negata dalla presidente del Paese, lady Salomè, la quale non aveva neanche firmato quella sugli ‘agenti stranieri’, esibendosi quindi in un deflagrante bis.

Quella normativa, in sostanza, stabilisce dei precisi divieti in tema di matrimoni tra persone dello stesso sesso, sulle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso, vieta le cure finalizzate a cambiare il proprio sesso di nascita ed impone limitazioni alla rappresentazione delle coppie LGBTQ sui media.

Tblisi

Sul piede di guerra tutti i gruppi e le associazioni per la tutela dei diritti umani e ovviamente quelle pro LGBTQ. Mentre Papuashvili getta benzina sul fuoco e parla di una legislazione “basata sul buon senso, sull’esperienza storica e sui valori cristiani, georgiani ed europei”. Una UE, come si vede, dalla Moldavia alla Georgia utilizzata di volta in volta a proprio uso e consumo, come una banderuola.

Da tener presente che nel 2023 la Georgia ha ricevuto disco verde, dai vertici di Bruxelles, per iniziare la sua pratica di ingresso. Che però, a maggio, ha subito un brusco stop, visto che quella normativa sugli agenti stranieri è stata fortemente criticata dal presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, & C.

Ben attenti, perciò, a quel che succede nelle urne georgiane il 26 ottobre. E subito dopo occhio allo strategico ballottaggio moldavo del 6 novembre. Si tratta di due voti che chiedono al popolo, in sostanza, di scegliere tra la UE e la Russia. Non da poco per i basilari e delicatissimi equilibri geopolitici internazionali…


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