La non ricattabile, la talpa per compulsività

Siate pazienti, magari sbuffate, saltate a piè pari le pagine di giornali e periodici, oscurate Tg e talkshow che, esaudito temporaneamente l’interesse morboso dell’italiano da ‘Grande Fratello’, ‘Uomini e donne’ o simile paccottaglia dell’informazione trash, con disprezzo della sobrietà si sono tuffati sul caso Coviello e le sue migliaia di spiate nelle segrete stanze telematiche di Intesa San Paolo. Il povero Coviello, se avesse supposto di trarre vantaggio dall’intrusione delle faccende finanziarie di 3.500 big della politica, dello spettacolo, dello sport, ora patisce delusione e forse rabbia per il progetto bruscamente interrotto dalla scoperta del suo ruolo di talpa.  L’ipotesi deve sopportare imprevedibili sviluppi.

Coviello era davvero uno sbalestrato affetto da “compulsività”, disfunzione celebrale che lo ha ‘costretto’ a violare 3.500 conti correnti, o è il braccio operante di una combriccola in possesso di dati sensibili copiati per un uso criminale? Insomma si cercano i mandanti. Una  certezza non è contestabile. La privacy piena di buchi della clientela induce la magistratura a indagare sui conti violati e le responsabilità dell’istituto di credito, che si scusa a ma dichiara: “Noi parte lesa ma restiamo leader nella sicurezza”, alibi surreale. O no? Sicurezza certo, quella del suo dipendente Coviello, che gli ha consentito di frugare indisturbato, per diciotto mesi (oltre seimila volte) nei movimenti finanziari della clientela più ‘interessante’, di prendere visione di informazioni su conti correnti e carte di credito. È credibile che l’impiegato ‘infedele’ abbia cancellato dalla memoria nomi e cifre, come sostiene dichiarandosi titolare di una stramba patologia? È verosimile la rassicurante smentita del sospetto che non avrebbe registrato e copiato le spiate? Nel perverso gioco delle parti, la destra ha provato a puntare il dito sulla sinistra, “colpevole occulta” del ‘fattaccio’ e sorvola con sfacciataggine sul dato di fatto che tra le vittime di Coviello ci sono anche personaggi di sinistra. A tamburo battente due ‘eccellenze’ della politica e dello spettacolo hanno indossato la toga di avvocati difensori di se stessi: Giorgia ha ripetuto quel che disse sdegnata a Berlusconi: “Non sono ricattabile, la mia vita è stata completamente scannerizzata”, Al Bano ha rivelato di aver investito tutto nell’attività familiare. Spunta fuori, per merito di Repubblica il primatista delle spiate (ne ha subite 331), un giovane cliente di Coviello, suo commercialista, (doppio lavoro?): “Una persona perbene che ha sempre fatto bene il suo lavoro! Non sapevo che lavorasse in banca”.

Qualche nome di spicco dei clienti di Intesa San Paolo che hanno impegnato Coviello nell’opera di illecita intrusione: le sorelle d’Italia Meloni, La Russa (le incursioni si riferiscono a tempi precedenti i loro incarichi di governo), Crosetto, D’Alema, Emiliano, Fitto, la Gelmini, l’ex ct Mancini, Morandi e Celentano, Belen… Soffia sul cielo di Palazzo Chigi un vento sconosciuto. Non lo scirocco, né il maestrale o la tramontana. Sono impetuose folate di gelida bora: lo racconta la destra, Giorgia più di ogni suo follower. Elenca la natura di ciascuna folata, lo spavento per l’aggressività di complotti, insinuazioni, dossier, inchieste dell’informazione nemica, che tenta di discreditare lei povera indifesa. La sua denuncia è strategia dominante di una sempiterna campagna elettorale. Invano il giornalismo indipendente da Telemeloni prega la premier di fornire nome, cognome, indirizzo dei complottisti. Lei parla, d’altro Ripete “Non sono ricattabile” e perfeziona l’autoassoluzione informando il mondo sul ruolo di scannerizzata e dossierata permanente, bersaglio di attenzioni da cui esce sempre “pulita”. Dimentica, finge di dimenticare, di aver dato vita all’esecutivo in carica, all’apparato di Fratelli d’Italia, con il mussoliniano La Russa, ministri e sottosegretari impresentabili per incapacità e nostalgie del Ventennio. Sfugge, nel senso di ignorare i mille episodi di razzismo fascista di suoi fedeli elettori, la compiacente contiguità con frange dell’estremismo di destra. Su questo bocca chiusa e solo l’incredibile selfie “Stiamo facendo la storia”.


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