Uno…due…tre e quattro, in 55 righe

Di Pino Insegno, del suo mezzo flop preserale (‘Reazione a catena’, che avrà spazi ridotti) e della ‘punizione Rai che cancella il suo programmato show “Il Buono, il Brutto, il Cattivo”, come direbbe Giorgia in puro dialetto della Garbatella “nun ce ne po’ frega de meno”. Però strano che si guasti così il rapporto del comico con la Meloni, che atterrita per il calo di ascolti del suo Tg1, privo del traino di Insegno, rinnega l’amicizia.

Numero 1. Meloni innesta la retromarcia e ritira la querela contro lo storico Luciano Canfora. L’aveva istruita (con richiesta di indennizzo di 20mila euro) per queste frasi pronunciate dall’illustre filologo nei suoi confronti: “Neonazista nell’anima, una poveretta, trattata come una mentecatta pericolosissima”. Contro l’iniziativa della premier hanno firmato un appello di solidarietà per Canfora Anpi, Arci Puglia, Cgil, Libera, la fondazione Di Vagno, partiti politici, associazioni politico-culturali, le organizzazioni studentesche regionali riunite nella Rete della Conoscenza. Delle due l’una: o Giorgia ha valutato la querela un boomerang, o, ipotesi per lei peggiore, non ha ritenuto ingiuriose le frasi ‘incriminate’.

Numero 2.  È ancora vivo lo sdegno per la censura Rai del monologo di Scurati e su viale Mazzini arriva la denuncia di Donatella Di Pietrantonio, premio Strega, autrice di un monologo sul suo Abruzzo cancellato dal programma “Che sarà” condotto dalla Bortone. La scrittrice: “Doveva andare in onda il sabato prima del voto per le regionali. In una lunga intervista a la Repubblica, fra le altre cose avevo detto di votare per il candidato del campo largo. La Rai chiama la casa editrice, non me e comunica che ‘Siccome la Di Pietrantonio si è schierata, per la par condicio la dobbiamo sospendere’. Ancora non ho capito perché visto che sono passati sette mesi”. Il Pd: “Ecco com’è ridotto il servizio pubblico in versione TeleMeloni”. La Direzione Rai: “La redazione e la conduttrice Bortone, che avevano chiesto un contributo alla scrittrice, a seguito di un’intervista rilasciata dalla stessa, in periodo di par condicio, con una precisa indicazione di voto, proprio in Abruzzo, decidevano autonomamente di non mandarlo in onda”. Attenzione: dice la Rai che il programma ‘Che sarà’ non è più nel palinsesto Rai” e il caso merita davvero un amaro ‘de profundis!’

Numero 3. Bergoglio, in evidente crisi di coerenza con il titolo di ‘papa rivoluzionario’, torna così, ahilui,  sul caso  ‘aborto omicidio’ e  ‘abortisti sicari’. Francesco supera il limite, definisce assassine le donne che abortiscono e sicari i medici che danno loro assistenza sanitaria. Eppure dovrebbe sapere che l’autodeterminazione sessuale della donna è la declinazione più alta della Libertà di coscienza, così come definita e sancita in tutte le Convenzioni internazionali sui diritti umani.  “Se il disprezzo dei diritti umani, quale è il diritto alla salute, è un crimine contro l’umanità, negare assistenza sanitaria alle donne che decidono di interrompere la gravidanza, è un atto criminale, non c’è altra definizione. Dunque, politicamente è lui il responsabile morale della mancata assistenza sanitaria negli ospedali italiani, della presenza dei fondamentalisti cattolici nelle cosiddette sale d’ascolto, luoghi dove con i soldi pubblici si fa terrorismo psicologico contro le donne che devono abortire. Lo dice Carla Corsetti, avvocata e segretaria di Democrazia atea.

Numero 4. Vale quanto detto per le vicende televisive di Insegno. Ma chi se ne frega! La Pascale, mota per il ‘fidanzamento con “meno male che Silvio c’è”, potrebbe, dovrebbe godersi in silenzio i 20 milioni all’anno della buonuscita dal rapporto. Invece parla, compare in Tv e ‘roba da settimanali del gossip’ confida: “Ero gelosissima…Un giorno tornai a casa prima del tempo e non lo trovai solo. Mi disse: ‘È colpa tua, sei rientrata prima!… Non sono mai riuscita a chiamarlo Silvio…in intimità…lo chiamavo amore”. Scusi Francesca, non riusciamo a commuoverci e neppure sui perché ha divorziato da Paola Turci.


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