ANAS / APPALTI & MAXI MAZZETTE, IL COPIONE NON CAMBIA

Appalti Anas & Tangenti. Una storia vecchia di decenni e decenni che si ripete con regolarità disarmante. Segno che politici & faccendieri di turno se ne strafottono di norme, leggi e inchieste della magistratura che quasi sempre accertano fatti & misfatti ma non raggiungono esiti processuali: e chi saccheggia le casse dello Stato continua tranquillamente a farlo, come una viola mammola che gode di una miracolosa impunità.

Fin da quando è stata partorita Anas (nell’immediato dopoguerra, 1946) e da quando è nata l’Autostrada del Sole, che proprio in questi giorni festeggia i suoi 60 anni, si parla inevitabilmente di super mazzette, diventate proverbiali: ricordate i titoli cubitali (all’epoca gonfiati) sul socialista calabrese e pezzo da novanta del Psi, Giacomo Mancini, e le tangenti griffate Anas?

Antonio Di Pietro

In tempi più recenti, parliamo degli anni 2000 e soprattutto quando prima Pietro Lunardi e poi Antonio Di Pietro hanno occupato la poltrona di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, le inchieste hanno ricominciato a fioccare. Il progettista berlusconiano pronunciò la famosa frase “bisogna convivere con la mafia”. Circa il pm di punta del pool milanese, più avanti vi riproporremo alcuni reportage della Voce in cui – guarda caso – fa capolino un pezzo da novanta dell’Anas e della nomenklatura ministeriale, Giovanni Proietti, coinvolto nell’inchiesta sul Ponte Morandi e, ora, nella fresca inchiesta mazzettara.

Partiamo quindi dalle news sulle indagini condotte dai pm Giovanna Cavallo, Giovanni Polizzi e Tiziana Siciliano a proposito delle tangenti da 846 milioni, pari al bottino fino a questo momento accertato dal nucleo di polizia economica e finanziaria delle Fiamme Gialle, per appalti autostradali soprattutto in Lombardia e Veneto.

Un tratto dell’A4 Brescia-Soave

Le accuse a carico degli indagati, una ventina tra imprenditori e funzionari o ex funzionari apicali di Anas, sono da non poco: corruzione, turbativa d’asta, rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio. Quattro le ‘tratta’ bollenti sotto i riflettori e i relativi appalti: la ‘Variante Tremazzina’, la ‘A4 Brescia-Soave’, la ‘Sabina Occidentale’ che costeggia il lago d’Iseo, la ‘Statale della Val Tidone’.

Primattori nell’inchiesta i fratelli Liani: Stefano, Luigi e Mario, dei quali il primo lavora ancora come dirigente Anas mentre gli altri due si sono messi in proprio con aziende private che spesso e volentieri ‘vincono’ appalti Anas, guarda caso.

Dettaglia una notizia Ansa: “Oltre ai fratelli Liani, nell’inchiesta sono indagate altre persone a loro legate o che hanno guai con la giustizia: fra questi Giovanni Proietti, già imputato per il crollo del Ponte Morandi, anche lui ex funzionario ed ex dirigente al Ministero delle Infrastrutture”.

Le indagini della Guardia di Finanza “evidenziano che Proietti, collega di vecchia data di Marco Liani, è stato nominato da Alberto Bretegani, apicale della stazione appaltante come consigliere d’amministrazione dell’Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova spa, quale Direttore dei lavori di un rilevante appalto del Consorzio Stabile 3, riconducibile alla famiglia Liani”.

Stefano Liani

Ma c’è di più, perché a sua volta Proietti ha smistato l’incarico al figlio ventisettenne Nicholas, il quale sé anche visto recapitare dalla ‘Nuova Iniziative spa’ del gruppo Liani, come gentile cadeau, un’auto e addirittura un appartamento. Veri Babbo Natale! Anche Proietti junior è fra gli indagati, of course.

Il generoso e potente padre, invece, è imputato al processo di Genova per il criminale crollo del potente Morandi perché “nelle vesti di ex dirigente della sezione 4 del Ministero delle Infrastrutture che si occupava della vigilanza sulle concessioni autostradali, avrebbe omesso di svolgere le verifiche previste sui lavori”.

Staremo a vedere cosa verrà fuori dal processo.

Così, a proposito di ‘Proietti superstar’, scriveva la Voce a maggio 2007 in un pezzo titolato ‘Variante 1 a Variante 2’: “Tra gli arrestati eccellenti (per l’operazione Robin Hood, poi finita in flop, ndr), c’è l’architetto Giovanni Proietti, all’epoca capo compartimento Anas di Palermo: prima in servizio a Milano, poi a Palermo, quindi la sospensione, il rientro a Roma, un periodo a Napoli, per tornare ora trionfalmente nella capitale ai vertici dell’azienda. (…) Proietti è un superburocrate baciato dalla fortuna, rivestendo oggi – nel fresco organigramma Anas – la carica di ‘Capo del Servizio Coordinamento Direzioni Centrali Area Tecnica’. Ovvero il cuore pulsante dell’azienda pubblica che si occupa delle nostre autostrade”.

E poi due mesi dopo, luglio 2007, ecco il pezzo ‘Monnezza Way’, in cui si dettaglia “una grande cupola affaristica in grado di spartire equamente lavori & tangenti. Una cupola non poco ampia, capace di ospitare una ventina di imprenditori ‘amici’ e solleciti nelle ‘dazioni ambientali’ di rito a una decina di dirigenti Anas, anche di vertice, come Dario De Cesare e Giovanni Proietti”.

Un salto e siamo nel 2015. Quando mettiamo in rete un pezzo nel quale potete ritrovare, alla fine, tutti i link che vi faranno leggere gli articoli del 2007. Pubblicato il 22 ottobre 2015, si intitola

APPALTI ANAS 2006-2008 OGGI GLI ARRESTI. COME MAI Il MINISTRO DI PIETRO NON VEDEVA ?


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