Prime pagine e titoli di apertura per il tifo ultrà milanese in maxi affari, spesso e volentieri (quello di fronte interista) in combutta con la ‘ndrangheta. E super conferenza stampa dei pm della Procura meneghina che hanno scoperchiato il pentolone sulle connection del tutto estranee alla passione sportiva ma che servono solo a far soldi con la pala, riciclando a più non posso.
Eppure, gli affari all’ombra del pallone, i riciclaggi, il tifo ultrà manovrato dalla malavita organizzata e soprattutto dalle formazioni parafasciste e paranaziste, come ‘Forza Nuova’ e ‘Casapound’, sono non poco antichi. E le prime performance risalgono addirittura a 30 anni fa e passa, come vedremo tra poco.
A questo punto, sorge spontanea la domanda alta come un grattacielo: perché i vertici della Procura un tempo passata alla storia per Mani Pulite (sic) a questo punto non decidono di puntare al bersaglio grosso? Il rischio, infatti, è quello che in questi giorni se ne scriva e se ne parli a tutto campo, che vengano sparati tutti i tric trac ma poi la cosa torni ad ammuffire nei cassetti. E, soprattutto, i nomi grossi che rimbalzano in queste ore non vengano minimamente toccati, sfiorati e scalfiti dalla dirty story.
Facciamoli subito nomi e cognomi per sgomberare il campo dagli equivoci.
Il mitico Fedez, l’eroe di tutti i rapper e non solo, è ‘amico’ e in ‘rapporti’ con almeno due pezzi da novanta freschi d’arresto del tifo ultrà, Christian Rosiello (legato a Casapound) e Alex Cologno.
Possibile mai non sapesse niente di quegli affari sporchi degli amici? Che non abbia fornito le coperture giuste? Non li abbia in qualche modo ‘aiutati’? Hanno una sorta di timore reverenziale i coraggiosi pm milanesi nell’affrontare un po’ più di petto la questione?
E forse temono le reazioni del capo Lega e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, per eventuali approfondimenti sui rapporti con il capo ultrà della curva Milan Luca Lucci, non proprio uno stinco di santo? Hanno forse paura di un caso Open Arms 2?
Eppure la ‘roba’ è da non poco, del resto già in parte emersa 5 anni fa, nel 2019, quando fecero rumore le foto del ministro degli Interni sotto braccio con il capo ultrà. Perché allora la ‘giustizia’ è stata con le mani in mano? E’ normale che un pezzo grosso del governo vada a spasso con uno che fa affari con i narcos? Dice: poteva non saperlo. E allora, che cazzo di ministro degli Interni è uno che non sa nemmeno con chi va a prendere il caffè?
Ai confini della realtà: ma ben dentro il perimetro di una Politica marcia fino al midollo e di una Giustizia ormai morta e sepolta da anni. In grado solo di sparare qualche tric trac…
Non entriamo nel dettaglio delle dirty stories che potete leggere in queste ore sulle ‘curve pericolose’ e affollate anche di malavitosi di tutte le specie e di colletti bianchi in vena di lucrosissimi riciclaggi spinti.
Ma vogliamo riportare all’attenzione vecchie inchieste della Voce, anche di trent’anni fa, per farvi capire quanto il fenomeno sia ‘antico’, mai realmente (e colpevolmente) affrontato da tutti: club omertosi e spesso conniventi, autorità sportive (Federcalcio, Lega totalmente assenti), politica che ne fotte e strafotte da decenni, forze dell’ordine che ‘non vedono’, magistratura che non indaga.
Un bel verminaio, una palude che più lurida non si può.
Partiamo da quasi 30 anni fa, una cover story della Voce, gennaio 1995, titolata “I boss nel pallone”. E due sottotitoli che parlano da soli: “Quando Ultrà fa rima con Eia Eia Alalà” e “Bagarini & C. / Il nuovo business dei biglietti riciclati”. Sotto i riflettori il Calcio Napoli ai tempi d’oro di Maradona, ma anche dei vertici ultrà che facevano affari con la pala. Intoccabili.
Passiamo a 10 anni dopo. E un’altra grossa inchiesta sul tifo ultrà griffato Lazio, tra i primattori gli ultrafascisti di ‘Forza Nuova’ capeggiata da Roberto Fiore, su cui la Voce ha scritto decine di articoli, puntando i riflettori sulla sua latitanza dorata in Inghilterra al fine di riciclare meglio i miliardi di un’altra formazione nera, ‘Terza Posizione’, dopo la condanna a 8 anni e mezzo per tentata strage.
La cover story, pubblicata dalla Voce ad aprile 2004 (ne potete vedere in basso le pagine), si intitolava “Eia Eia Ultrà – I legami tra neofascisti e tifo violento”, con un sommario che già allora diceva tutto: “All’indomani degli incidenti dell’Olimpico, riveliamo per la prima volta gli stretti rapporti fra ultrà della Lazio e i gruppi neofascisti riconducibili al leader nero Roberto Fiore, neo alleato di Alessandra Mussolini”.
Negli ultimi anni altri pezzi messi in rete dalla Voce. Ad ottobre 2017
ULTRA’, NAZI & DELINQUENZE ORGANIZZATE / IL COPIONE SI RIPETE
Poi, il 3 febbraio 2019,
ACCIPICCHIA / ALLA SCOPERTA DI MAFIE E ULTRA’
Quindi, del 10 luglio 2019,
TIFO ULTRA’ / REPUBBLICA SCOPRE I RAPPORTI CON L’ULTRADESTRA
Come mai, ribadiamo ancora, la magistratura non ha mai avviato un’inchiesta seria sul tifo nero ultrà in combutta con le mafie, da Napoli passando per Roma fino a Milano, non dimenticando lungo il percorso piazze come Bergamo e Verona, tanto per fare solo due nomi?
Misteri pallonari e di quel pianeta chiamato ‘Giustizia’…
LA COPERTINA DELLA VOCE DI GENNAIO 1995
L’INCHIESTA DELLA VOCE DI APRILE 2004
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