DA KAMALA HARRIS A BILL GATES / AMERICAN DIRTY STORIES

E’ ormai assodato. L’unico autentico, acuto osservatore politico è solo Papa Francesco.

Che nel volo di ritorno dal suo più lungo viaggio ha parlato con quella lucidità ed efficacia ormai smarrite dai politici, parole totalmente dimenticate da chi (s)governa il mondo e lo sta portando verso la catastrofe.

Sottolinea ancora una volta, “non sono un comunista”: ma le sue parole sono le uniche che riescano a far risorgere quel vero spirito, fondendolo con quello di Cristo. Proprio perché Gesù è stato il primo comunista: e per questo è finito sulla croce, ucciso dai romani, che oggi sarebbero ottimamente rappresentati dagli americani, ossia dal potere a stelle e strisce, quel ‘Deep State’ di cui tante volte abbiamo descritto la devastante influenza negli Usa e non solo.

Papa Francesco. Sopra, l’infuocato dibattito fra Kamala Harris e Donald Trump

Eccoci alle due frasi lapidarie di Bergoglio, quando gli viene chiesto dai cronisti un parere sul voto di inizio novembre negli Stati Uniti: “Votate per il candidato meno peggiore”. E aggiunge: “La Harris è una che ammazza i bambini”, mentre “Trump è uno che butta fuori tutti gli immigrati”.

Parole di fuoco, mai sentite uscire dalla bocca di un pontefice. Parole che avrebbero meritato titoli cubitali e approfondimenti per giorni e giorni da parte di tutti i media. Invece quasi silenziate, finite in un trafiletto di prima pagina e dimentica il giorno dopo. Cento volte più dure rispetto a quelle che un tempo pronunciò Indro Montanelli: “Turatevi il naso e votate DC”.

Fa venire i brividi la durezza, l’asprezza delle due etichette usate da Francesco, quasi da Vecchio Testamento. Che proprio in questo tragico frangente di guerra mondiale (e nucleare) alle porte e di massacro annunciato, andrebbe letto e capito, proprio per comprendere fino in fondo i crimini che i vertici degli Stati stanno commettendo ed evitare la catastrofe sull’orlo del baratro. Solo se la coscienza collettiva si sveglia da un letargo che pare senza fine, c’è qualche speranza di salvezza per l’Umanità.

 

Torniamo alle parole di Francesco. Che prima di ogni cosa, da noi, dovrebbero essere lette e, soprattutto, capite (se ci riesce) dal vicepremier e capo Lega Matteo Salvini, il quale se ne fotte della sentenza per la Open Arms e fa addirittura il gradasso, su sfondo nero come il suo spirito strafascista, in quel vergognoso post in cui si erge a salvatore & martire delle Patria: “Mi dichiaro colpevole per aver difeso l’Italia. Mi dichiaro colpevole per aver difeso i nostri confini”.

Vergogna. Una Vergogna di Stato che più vomitevole non si può. Sarebbe davvero il caso di scomodare Bergoglio per un commento. E, trovandosi, chiedere un parere sulla nostra ‘Giorgia’ nazionale, una che più mangia-migranti non si può, una autentica mini-Trump, su questo fronte.

Ma dato che siamo partiti della singolar tenzone ormai in vista per le presidenziali Usa di inizio novembre, affrontiamo più da vicino l’argomento, esaminandone un paio di aspetti che non ci paiono secondari.

Dick Cheney

Partiamo da alcune riflessioni su Kamala Harris, il candidato democratico su cui in tanti puntano per un’America dei diritti in grado di aprire una nuova stagione per quegli Usa che in questi anni li hanno troppo spesso calpestati, sia in casa propria che, soprattutto, all’estero, cercando di ‘esportare’ democrazia a botte di missili, bombe & conflitti (addirittura 45 i focolai ‘attizzati’ dagli Usa in mezzo mondo).

Il primo interrogativo ce lo siamo posti qualche giorno fa, all’indomani dell’imprevedibile endorsement ricevuto dal più guerrafondaio dei guerrafondai, Dick Cheney: il super falco repubblicano, vice presidente di due Bush (senior e junior) per decenni, il vero regista delle guerre, soprattutto per devastare e occupare militarmente – senza alcun motivo come abbiamo tante volte dettagliato – l’Iraq.

Per documentare meglio questo ‘mistero politico’, può tornare molto utile un reportage messo in rete dall’ottimo sito di contro-informazione americano, ‘The Intercept’ e titolato  Do Kamala Harris Neocon supporters just hate Trump, or is there something more to her appeal? 

Un pezzo da leggere con la massima attenzione, perché fa capire molte cose, a noi poco note, che si agitano nell’universo democratico (sic) a stelle e strisce. Una pura finzione perché, invece, da vent’anni incarna proprio quel Deep State che infetta, come il peggior virus, gli Usa e il mondo intero.

IL GIUDICE DEL MAXI PROCESSO TRUMP

Passiamo al maxi processo contro Donald Trump, quello del secolo che può cambiare la storia degli States. Ha già subito tre rinvii per arrivare alla fatidica sentenza: dall’11 luglio al 18 settembre poi al 16 novembre. Proprio per “non interferire” prima nella campagna elettorale e poi direttamente sul voto di inizio novembre: così ha stabilito un giudice quasi unanimemente ritenuto “duro ma giusto”, “inflessibile e incorruttibile”. Quindi ‘benedetto’ in un mondo di toghe troppo spesso malleabili e più che permeabili, per usare solo degli eufemismi.

Juan Merchan

Ecco il suo impeccabile pedigree. Si tratta di Juan Merchan, nato a Bogotà, la capitale della Colombia, e sbarcato come povero immigrato a soli 6 anni con la famiglia nella sempre accogliente Grane Mela, cioè a New York. Ma come nei film che fanno bene al cuore, riesce a realizzare il Dream che gli offre l’America dei sogni: una laurea alla prestigiosa ‘Hostra University of Law’, e l’inizio nel ‘94 di una carriera sfolgorante, da uno studio legale di grido all’altro. Poi l’approdo all’Ufficio del procuratore distrettuale della Contea di New York. Quindi il salto come vice assistente procuratore generale della Contea di Nassau. Per arrivare poi ai massimi livelli, come giudice della Corte Suprema di New York. Quasi il top, e ad appena sessantaduenne.

Negli ultimi anni ha curato processi da novanta. E non pochi hanno riguardato – e riguardano – Donald Trump e il suo stretto entourage.

Due anni fa, nel 2022, ha presieduto il collegio nel processo contro Allen Weisselberg, il direttore finanziario della ‘Trump Organization’ accusato di maxi evasione fiscale con ben 17 capi di imputazione. Alla fine ha patteggiato ed è riuscito ad ottenere solo 5 mesi nel ridente carcere di ‘Rickers Island’. Sembra proprio la appena conclusa story dell’ormai ex governatore della Liguria, Giovanni Toti, in salsa americana.

Steve Bannon

Proprio a settembre, al suo cospetto, è fissata un’udienza del processo contro Steve Bannon, l’ex super consigliere di Trump finito nei guai giudiziari e sotto processo da due anni, anche lui, per frode fiscale. L’ultima udienza si è svolta lo scorso maggio.

Poi il clou, con il processo del secolo contro il tycoon che si celebrerà in pompa magna il prossimo 16 novembre, pochi giorni dopo lo storico voto.

Integerrimo sotto il profilo professionale, qualche piccola perplessità suscitano – secondo alcuni media e analisti a stelle e strisce – le simpatie politiche del giudice Merchan, e soprattutto quelle, molto plateali, della figlia Loren Grace Merchan.

Il ‘neo’, o se preferite la ‘macchia’, è rappresentata da tre micro-donazioni che, pur insignificanti sotto il profilo economico, raccontano il suo credo pro democratici. Si tratta di appena 35 dollari, così equamente suddivisi: 15 direttamente per l’ex presidente Joe Biden; 10 a favore del ‘Progressive Turnout Project’ e altri 10 per sostenere il movimento ‘Stop Republicans’.

Bazzecole, pinzellacchere, direbbe il mitico Totò: comunque il segnale di una fede pro dem.

SUPER LOREN PRO DEM

Chi vuol fare le cose davvero in grande è la figlia Loren Grace, che ha fondato un’associazione, ‘Authentic Campaigns’, che con gli anni è cresciuta rigogliosa. Il suo campo d’azione è ben preciso: raccogliere fondi e donazioni in via digitale per i candidati del Partito Democratico; e organizzarne la campagna elettorale. Ne ha rastrellati a iosa, per fare solo due esempi, a favore dell’ex numero uno della Casa Bianca Biden e del deputato della California, dal 2023, Adam Schiff, in prima linea nel chiedere l’impeachment di Trump per Capitol Hill.

Loren Merchan

Molto accattivanti gli slogan utilizzati dall’associazione, che poco più di un mese fa, il 1° agosto, ha riconfermato Loren Grace alla presidenza. Ecco come si autodefiniscono: “We’re an award-winning digital marketing agency that campaigns and non-profit trust to help them to change the world”. Non male, l’obiettivo di ‘cambiare il mondo’.

Restringendo il campo d’azione, ecco il gingle in occasione della campagna presidenziale 2020 organizzata per Biden: “We are honest / We are hungry / We are curious”. Ottimo e abbondante.

Per dettagliarne meglio la figura, vi proponiamo la istruttiva lettura di un pezzo messo in rete da un sito legale statunitense, ‘Lawyersclubindia’, intitolato  Loren Merchan’s 15 million wealth (links to Kamala) 

ROBERT KENNEDY, IL J’ACCUSE ANTI BILL GATES

Finiamo con alcune frasi appena pronunciate da Robert Kennedy, il fratello del mitico ministro della Giustizia Usa Robert e nipote di John Fitzgerald Kennedy, entrambi ammazzati. Le propone il blog di Maurizio Blondet, che così introduce: “Robert Kennedy junior che ha affiancato Trump e sarà ministro (se il Deep State non lo ammazza come ha pensato di fare con Trump), ha preso posizioni di grande coraggio e intelligenza che lo stesso Trump non è in grado di elaborare”.

Ecco le parole di Robert Kennedy, il quale nel caso di vittoria trumpiana dovrebbe essere scelto come ministro per la Salute. Frecciate al vetriolo all’indirizzo di Bill Gates, un grande finanziatore e sponsor ‘storico’ del Partito Democratico.

Bill Gates ha usato la ‘filantropia’ come mezzo per ottenere il controllo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e ora la rivoluzione verde per il controllo alimentare”.

Impongono vaccini in tutto il mondo. E Bill Gates è, in molte aziende che li producono, il principale azionista”.

Ha fatto le stesse cose con la Rivoluzione Verde (…) Si è impadronito delle Agenzie di regolamentazione dei Paesi africani e le ha costrette a cambiare la natura dell’Agricoltura”.

Ci sono 30 milioni di africani che, come risultato diretto delle politiche di Gates, sono sull’orlo della fame”.

Vi ricordiamo che Robert Kennedy ha firmato due libri che tutti dovrebbero leggere: a fine 2021 “Anthony Fauci – The Real Story”, con una corposissima parte dedicata proprio a Bill Gates e al ruolo di Big Data e Big Tech; a fine 2023, poi, “Wuhan – The Cover Up”, ossia il Depistaggio scientifico sulle vere origini del Coronavirus organizzato dal super biologo italo-americano.

Solo un paio di notazioni.

La ‘Voce’ da tempo documenta con le sue inchieste il ruolo svolto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per massacrare la salute di tutti i cittadini del mondo, in ultimo con il ‘Piano Pandemico’ appena varato. E da alcuni anni, ormai, Gates è il vero burattinaio della stessa OMS, essendone il secondo finanziatore-donatore a livello internazionale, solo alle spalle degli Stati Uniti e ben davanti a nazioni del calibro di Francia, Regno Unito e Germania.

Lo stesso Gates è il primo latifondista – roba non da poco – degli Stati Uniti.

Ancora. Gates nel 2010 ha finanziato a botte da milioni di dollari la nascita di una piccola start up nel campo bio-farmaceutico, ‘Moderna’, che nel giro di appena 10 anni è diventata, con ‘Pfizer’, la star mondiale dei vaccini anti-covid.

 

Per leggere articoli e inchieste della Voce su personaggi e sigle citate nel pezzo, come al solito, vi suggeriamo di andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page e digitare nomi e cognomi, come ad esempio BILL GATES o ROBERT KENNEDY, oppure ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ o MODERNA, e così via. Ne ritroverete delle belle.


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