JANNIK SINNER / STAI ATTENTO ALLE “TRAPPOLE” DI WADA

WADA, l’associazione mondiale antidoping, sta giocando sporco nel caso-Sinner. Non ha infatti espresso il suo parere, invece ha chiesto altro tempo per decidere.

Come mai? I sospetti di ‘opacità’, ‘scarsa trasparenza’, ‘mancanza di informazioni’ fioccano. Ma potrebbe esserci anche dell’altro…

Comunque sia, un forte danno d’immagine per il nostro campione di tennis, tenuto per settimane sulla graticola e la cui immagine, comunque, risulta colpevolmente danneggiata.

Molto peggio, comunque, WADA si è comportata con un altro nostro campione, Alex Schwazer, guarda caso anche lui altoatesino: letteralmente massacrato, una carriera distrutta in modo ‘scientifico’, con la piena complicità della ex IAAF (ora ‘World Athletics’) e l’ok finale del TAS di Losanna. Una combine che più perfetta non si può.

Alex Schwazer

Un giallo, quello del marciatore, che la ‘Voce’ ha seguito passo passo, dettagliando fatti & misfatti griffati WADA per tutto il 2017. Fatti poi accertati e messi nero su bianco dal gip di Bolzano Walter Pelino, e mai portati a processo. Incredibile ma vero. E sotto processo, invece, c’è finita la Voce, colpevole di aver denunciato le connection griffate WADA con ben 4 anni di anticipo e condannata da una sentenza del tribunale penale di Napoli.

Ai confini della realtà.

Ma partiamo dalle news e, quindi, ricostruiamo per sommi capi gli ultimi sviluppi del giallo Wada-Sinner. Ecco cosa scrive, in un fondo dell’11 settembre titolato ‘L’autogol dell’Antidoping sul caso Sinner’, il vice direttore de ‘La Gazzetta dello Sport’, Pier Bergonzi.

 

LE OPACITA’ DI WADA NEL CASO SINNER

Iniziamo con il significativo sottotitolo dell’editoriale: ‘Che danno per Jannik: la Wada, l’organizzazione mondiale, e la Itia, agenzia indipendente del tennis, creano equivoci a oltranza’.

E altrettanto significativo è l’incipit: “Sulla vicenda Sinner, il sistema antidoping mondiale sta facendo un’altra figuraccia. Ieri, per tutto il giorno, si sono inseguite le voci sull’eventuale ricorso della WADA al TAS (tribunale arbitrale dello sport) di Losanna. Era atteso perché tutti i media del mondo avevano indicato la mezzanotte del 9 settembre come la data limite per mettere in discussione il verdetto di ‘assoluzione’ della ITIA, l’agenzia antidoping indipendente del tennis, che aveva riconosciuto la buonafede di Sinner sul caso Clostebol. In realtà la scadenza non era quella, ma nessuno ieri ha chiarito quale sia esattamente. La Wada e la NADO (l’istituzione antidoping italiana) avevano 21 giorni di tempo per ricorrere quando hanno ricevuto il dispositivo della sentenza. La Nado ha ritenuto esaustiva la prima comunicazione e ha deciso di non ricorrere, mentre la Wada ha chiesto il ‘file completo’ per un ulteriore approfondimento. Rinviando di altri 21 giorni la data del limite per il ricorso. Ma né la Itia né la Wada hanno ufficializzato quella data. Di sicuro si sa che non possono passare più di 6 settimane dalla notifica della sentenza del 19 agosto”.

Pier Bergonzi

Prosegue la minuziosa e ‘forte’ ricostruzione del vicedirettore della Gazzetta rosa: “Ecco, già in questa opacità, o peggio ancora in assenza di informazioni, l’antidoping perde la sua partita. La trasparenza assoluta, la certezza delle date e la linearità di comunicazione dovrebbero essere la base di partenza”.

E invece “la Wada, associazione mondiale antidoping, non ha diramato alcun comunicato ufficiale, ma ha fatto sapere di avere ancora tempo per presentare ricorso. (…) Tutto fa pensare che alla fine Wada non farà ricorso, ma anche questa attesa è un peso che potevano evitare. Noi che abbiamo fatto su questo giornale tante battaglie contro il doping, vi diciamo che nel caso Sinner il sistema antidoping ha commesso un clamoroso autogol e dovrebbe fare una profonda riflessione. Il danno che è stato fatto all’immagine di Sinner doveva essere evitato”.

Fatti non poco gravi, che la dicono lunga sulla credibilità & affidabilità della ‘Word Antidoping Agency’, e che la espongono – come giustamente sottolinea Bergonzi – ad “un’altra figuraccia”.

Rose e fiori, bazzecole e pinzellacchere (come direbbe il mitico Totò) comunque rispetto a quando WADA, in combutta con IAAF (ossia l’associazione internazionale di atletica, oggi appunto ‘World Athletics’), ha combinato ai danni di Schwazer.

Vi sintetizziamo per sommi capi il giallo che più intricato (ma alla fine chiaro nella sua dinamica e nei suoi meccanismi e, soprattutto, nei suoi devastanti effetti) non si può. Anche affinchè Sinner, i lettori e i media conoscano meglio di che panni realmente veste l’Agenzia mondiale WADA, che sulla carta – ossia secondo il suo mandato statutario – dovrebbe fare della lotta al doping il suo credo: e invece si è comportata in modo esattamente opposto, ossia favorendo la sempre più dilagante corruzione e stroncando chi, invece, quel Sistema l’ho ha denunciato, facendo nomi e cognomi, e pagando un prezzo altissimo sulla propria pelle. Come Schwazer.

 

IL GIALLO SCHWAZER

Metà dicembre 2015. Alex Schwazer testimonia al processo di Bolzano per il processo a suo carico. E vuota il sacco: fa i nomi dei medici della IAAF che hanno depistato e insabbiato, chiudendo gli occhi su tanti casi di doping e invece puntando l’indice contro di lui.

In ‘tempo reale’ scatta la ‘vendetta’.

Il 1° gennaio 2016, infatti, uomini Wada si presentano alle 6 di mattine presso l’abitazione di Racine, in Alto Adige, per effettuare un prelievo delle sue urine. Una data del tutto irrituale, quanto mai ‘anomala’, praticamente senza precedenti nella storia internazionale dell’atletica. Non tanto per il fatto che la sera prima si può aver un po’ alzato il gomito per festeggiare l’anno nuovo, ma perché – operando in quel modo – si apre una rischiosissima finestra temporale di 24 ore, durante le quali può succedere di tutto. Come è successo di tutto: proprio di tutto.

I tempi, le date sono fondamentali, come sottolinea nel suo fondo Bergonzi. E nel giallo Schwazer lo sono in modo ‘plateale’. Come mai, infatti, quel prelievo del campione non è stato effettuato il giorno seguente per poter essere portato a destinazione subito nel laboratorio ‘accreditato’ WADA di Colonia?

Un’aula del Tribunale di Bolzano

Perchè tanta inutile fretta? Non poi inutile, invece: perché la data è stata studiata in modo scientifico, proprio perché quel campione ‘sparisse’ per 24 ore: ottime e abbondanti per alterare, manipolare, taroccare quel campione e solo dopo trasferirlo in Germania.

Non la vogliamo portare per le lunghe: dal momento che da allora in poi, per oltre un anno e mezzo, inizia un incredibile balletto tra il laboratorio di Colonia, la Iaaf, la Wada da un lato, e dall’altro la Procura di Bolzano e il RIS dei carabinieri di Parma.

Oggetto del contendere proprio quella provetta, che il laboratorio – su preciso input di Wada e Iaaf – non vuol rilasciare, mentre Ris e procura insistono. Quest’ultima anche a botte di rogatorie internazionali. Lungo il percorso perfino la beffa: Colonia alla fine del braccio di ferro, dopo mesi e mesi, cede, ma consegna un campione insufficiente. E quindi, punto e a capo.

Il gip Walter Pelino

Segue l’interminabile sequela di perizie e contro perizie. E prosegue il minuzioso lavoro del gip della procura di Bolzano, Walter Pelino, che nel corso di tre anni raccoglie una immensa mole di documenti, testimonianze, prove & provette – è proprio il caso di dire – e alla fine firma, a febbraio 2021, una ‘storica’ ordinanza, in cui non solo scagiona Schwazer da ogni accusa, ma ribalta il tavolo in modo clamoroso. Chiede infatti al capo della procura che venga aperto un fascicolo a carico degli ‘accusatori’, ossia WADA e IAAF, per una sfilza di addebiti che vanno dal falso fino alla frode processuale, proprio per l’alterazione di quei campioni di urine.

Nella sua ordinanza di 89 pagine Pelino usa espressioni durissime contro i due organismi internazionali. Ma sorge spontanea la domanda: a 3 anni e mezzo di distanza (visto che appunto la richiesta di incriminazione di Wada e Iaafrisale a febbraio 2021) come mai non è successo ancora niente? Perché il vertice della procura bolzanina non ha mosso un dito e tutto è rimasto ad ammuffire nel cassetto? Interrogativi inquietanti e ai quali l’attuale procuratore capo dovrebbe fornire una risposta. Il minimo, oltre a giustificare un così smaccato ritardo.

 

 

IL CARRO ARMATO WADA CONTRO LA VOCE

Passiamo alla Voce story. Che anche in questo caso riassumiamo in breve per non annoiarvi, indicandovi poi alla fine ilink per approfondire il tutto.

Nel corso del 2017 scriviamo e pubblichiamo una serie di articoli e inchieste sul giallo Schwazer, quasi una ventina, 18 per la precisione. Siamo incuriositi soprattutto dall’inizio della story, quel famigerato 1° gennaio dell’anno precedente; e dalle peripezie della provetta, ‘prova’ che più fumante non si può. Notiamo subito, con stupore, che tranne rarissime eccezioni, come appunto alcuni pezzi della Gazzetta dello Sport o firmati da Attilio Bolzoni per Repubblica, sulla vicenda cala un ‘anomalo’ silenzio mediatico. Al contrario, la stampa internazionale, soprattutto quella francese e tedesca, danno ampio spazio al caso.

A fine anno ci arriva la querela di WADA, inviata da un accorsato studio legale svizzero: in sostanza, veniamo accusati di aver ordito una campagna di stampa contro di loro lanciando strali destituiti di ogni fondamento, e di aver leso profondamente il loro onore e la loro reputazione, puntando l’indice soprattutto per aver tradito il loro scopo sociale e facendo cenno a presunte collusioni mafiose. Accipicchia!

Il tribunale di Napoli

Ci pare subito strano che, contemporaneamente, non ci abbia querelato anche IAAF, il ‘compare’ in tutta la dirty storye alla quale avevamo dedicato un titolo forte, ossia relativo, sì, a ‘comportamenti mafiosi’ (come del resto aveva scritto Bolzoni proprio sul Wada style).

Comunque sia, comincia un lungo, estenuante processo al tribunale di Napoli dove produciamo una montagna di elementi, soprattutto articoli della stampa estera che documentano i fatti in modo incontrovertibile e suffragano quanto da noi scritto.

Non solo: alleghiamo al tutto l’ordinanza Pelino, che parla da sola, ed è ben più ‘tosta’ di quanto noi abbiamo potuto scrivere grazie solo al nostro giornalismo investigativo, senza poter contare sui mezzi di cui gode una procura, come le intercettazioni, gli accertamenti bancari e quant’altro.

Terzo. Viene a testimoniare, al tribunale di Napoli, Sandro Donati, una vita dedicata alla lotta contro il doping nello sport, preparatore atletico di Alex Schwazer, nonché autore de ‘I Signori del Doping’, un libro che i giovani, e non solo, dovrebbero leggere, proprio per capire tutto il marcio che c’è nel Sistema, a cominciare dai suoi vertici, proprio WADA e IAAF. Una testimonianza fiume, quella di Donati, che ricostruisce per filo e per segno il caso-Schwazer, fornisce una serie impressionante di dati a carico di WADA e IAAF, e conferma che si è sentito alcune volte per telefono con Andrea Cinquegrani, l’autore di tutti i pezzi querelati.

Sandro Donati e a destra il suo libro

La requisitoria del pm è da antologia. Chiede la piena assoluzione della Voce, e tessa una lode del nostro giornalismo d’inchiesta che – rammenta – proprio in base ad una fresca sentenza della Cassazione, deve godere di particolari tutele: perché può aprire degli squarci investigativi agli stressi inquirenti. Proprio come è successo nel caso della Voce e dei sui reportage sul giallo Schwazer, sicuramente serviti al gip di Bolzano perché pubblicati addirittura nel 2017!

Ma cosa succede all’udienza finale di gennaio 2024?

L’incredibile ribaltone. Il giudice, Cristiana Sirabella, infatti, dà ragione alla Voce praticamente su tutta la linea: ossia i fatti narrati sono veri, non c’è alcuna falsa ricostruzione né alcun errore, tutto ok. Quindi è rispettata la verità dei fatti, come richiede la prima regola del giornalismo e anche la normativa sulla corretta informazione. Rispettato anche il secondo criterio: quello dell’interesse pubblico ai fatti narrati, palese visto il calibro degli attori in campo, come Schwazer, WADA e IAAF.

Per quanto riguarda la ‘continenza espositiva’ – il cosiddetto ‘tono’ – il giudice sostiene che abbiamo calcato un po’ la mano con alcuni titoli troppo strillati. Boh.

Ma, soprattutto, ci viene rimproverato di aver scritto con largo anticipo su quelle vicende.

Avete capito? Veniamo condannati per aver fatto il nostro lavoro in modo perfetto: però con troppo anticipo! Come facevamo a sapere ‘prima’ – si è chiesto l’avvocato di WADA e ha sottoscritto il giudice nella sua sentenza di primo grado – quel che è stato accertato solo dopo 4 anni dal gip Pelino?

Chi mai ce lo ha rivelato con tanto anticipo?

Quali le nostre misteriose fonti?

Ai confini della realtà. Ma ben dentro i confini di una giustizia ormai in stato comatoso.

Dimenticavamo un sostanziale ‘dettaglio’. Nel corso di un’udienza, a metà 2021, il legale milanese di WADA e corrispondente dello studio elvetico, presenta richiesta di ‘remissione’ di querela, vista la mala parata per via della clamorosa ordinanza Pelino. Andrea Cinquegrani, assistito dal suo avvocato Francesco Cafiero De Raho, rifiuta e chiede di poter essere giudicato dal tribunale. Capito?

E per capire meglio tutta la vicenda, vi consigliamo come al solito di andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page e digitare nomi e cognomi dei personaggi o delle sigle citate. Come ad esempio ALEX SCHWAZER, SANDRO DONATI o WALTER PELINO; oppure WADA o IAAF. Ne ritroverete di tutti i colori. E occhio agli articoli del 2017 querelati e ritenuti ‘infamanti’ da quei galantuomini di WADA…

 

Comunque, a seguire, ecco alcuni link che vi fanno leggere alcuni pezzi significativi della Voce.

Messo in rete il 20 gennaio 2024,

VOCE CONDANNATA NEL PROCESSO CONTRO WADA / ARTICOLI OK. MA IL TONO…

Pubblicato il 21 aprile 2021

ALEX SCHWAZER / IL “SISTEMA WADA”: CARTE FALSE & PERIZIE TAROCCATE

Del 22 aprile 2021

“SISTEMA WADA – SECONDA PARTE / I GALANTUOMI DEI FALSI E DELLE FRODI PROCESSUALI

Infine, del  19 febbraio 2021

ALEX SCHWAZER / L’ORDINANZA CHE LO SCAGIONA E INCHIODA I SUOI ACCUSATORI, WADA & IAAF


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