Venti di guerra sempre più forti da Gaza all’Ucraina.
Mentre proseguono i sempre più ipocriti inviti delle ‘democrazie’ (sic) occidentali alla tregua per il martoriato territorio della Palestina, il boia di Tel Aviv, Bibi Netanyahu, se ne strafotte e continua imperterrito nei suoi rastrellamenti per portare a termine quel genocidio scientifica studiato da tempo a tavolino: e la miccia del 7 ottobre è stato solo il pretesto per dare inizio alla carneficina finale.
Soltanto a parole Il Padrone Usa dà una tiratina d’orecchie a Bibi: in realtà non molla l’eterno amico e continua a fornirgli armi & missili senza soluzione di continuità. Una ‘sceneggiata’ penosa e soprattutto oltraggiosa per i tanti morti innocenti – soprattutto bambini – vittime della furia dell’esercito israeliano, che ormai colpisce soprattutto scuole, ospedali e chiese, col pretesto di snidare i capi di Hamas.
Se ne frega, Bibi, anche delle oceaniche (l’ultima da 300 mila) manifestazioni di protesta contro di lui e il suo esecutivo killer. Sa bene, il premier nazi, che se molla per lui è la fine: va in galera non solo per i crimini contro l’umanità certificati perfino dall’innocua Corte Penale Internazionale dell’Aja, ma anche per le maxi corruzioni delle quali doveva essere processato presto, se non fosse ‘miracolosamente’ arrivato quel fatidico 7 ottobre.
E non dimentichiamo una circostanza: Il Likud griffato Netanyahu ha sempre appoggiato (chiarissimo il documento approvato nel 2019) Hamas a botte di finanziamenti, in funzione anti ‘Autorità Nazionale Palestinese’ da sempre favorevole (come ora tutti al mondo, almeno a parole) alla creazione dei due Stati, vista come il fumo negli occhi da Bibi e la sua gang.
Ma passiamo allo scenario ucraino. Proprio in queste ore ‘in onda’ sia in Germania che, soprattutto, in Italia. E da noi in due località a poca distanza: Verona, col G7, e Cernobbio, con il rituale meeting della Fondazione Ambrosetti e il gotha di politica e, soprattutto, imprenditoria.
A Ramstein – sede della gigantesca base NATO in territorio tedesco – è appena calato il sipario sull’‘Ukraine Defense Contact Group’, che ha visto la partecipazione dei ministri della Difesa di tutti i paesi che appoggiano Kiev, quasi una cinquantina.
Ha tenuto banco, ovviamente il presidente-pupazzo Volodymyr Zelensky con la sua inconfondibile maglietta sudata verde: potrebbe permettersi almeno una mimetica, visto che non fa poi la fame, e per rilassarsi può scegliere tra la sua villa a Miami da 34 milioni di dollari o quella a Forte dei Marmi, da soli 4 e mezzo (ci farà un salto dopo Cernobbio per ricaricare le batterie?).
Ecco le parole, ormai un disco che più rotto non si può, del guitto presidenziale: “Chiediamo agli alleati e paesi amici solo armi, armi, armi. Ne avessimo avute di più a nostra disposizione non saremmo arrivati a questo punto. Ci servono non solo quelle per difenderci meglio, ma soprattutto quelle per contrattaccare con maggior forza in territorio russo, quindi missili a lungo raggio, capaci di colpire in profondità. Solo così potremo arrivare ad una pace giusta. Dobbiamo vincere”.
E’ poi volato a Cernobbio, “per incontrare – fa sapere una nota della sua segreteria – rappresenanti del mondo imprenditoriale italiano” e “per trattare con la premier Giorgia Meloni”.
Trattare ‘de che’?
Sul palco del G7, a Verona, ha provveduto a rincarare la dose il presidente del parlamento (la Rada) di Kiev, Ruslan Stefanchuk: “Riponete fiducia nel nostro futuro, dateci la possibilità di vincere. Vi ringraziamo per la comprensione, per la leadership e per ogni legge o risoluzione approvata a nostro favore dai vostri governi e parlamenti”.
“Il nemico ha ucciso 54 persone a Poltava, ha lanciato un massiccio attacco con missili cruise contro Leopoli, la nostra Verona ucraina. Basta, bisogna smettere di studiare la sanguinosa geografia delle nostre perdite, ma costringere la Russia a studiare la geografia della nostra giusta rivolta, della giusta vendetta e della legittima punizione. Sarà la fine ingloriosa della sua esistenza imperiale”.
Dopo l’ennesima, articolata e dettagliata richiesta d’armi d’ogni tipo (soprattutto quei missili a lunga gittata), ecco il suo grido di battaglia: “La bestia russa non sta mettendo alla prova solo noi, ma anche voi. La Russia si sconfigge solo con le armi e con il suo totale isolamento internazionale”.
Capito, coglioni pacifisti?
Fa eco perfetta, sempre sul palcoscenico veronese del G7, la neo riconfermata presidente del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola che, rammentiamolo, ha appena assunto come capo del suo Gabinetto il cognato Matthew Tabone con uno stipendiuccio da 20 mila euro al mese, tanto per dare un segnale di ‘austerità’ e ‘buongoverno’.
Ecco le sue illuminate parole: “Gli ucraini non combattono solo per la loro sicurezza ma anche per noi e per i valori che condividiamo. E condividiamo la responsabilità di lavorare per un mondo di pace e più sicuro. Di fronte alle sfide non serve solo la determinazione individuale ma anche l’unità”.
Lo stesso leit motiv più volte ripetuto dalla altrettanto riconfermata presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen che, dal canto suo, dovrà presentarsi tra pochi giorni, il 17 settembre, davanti al Tribunale di Liegi per rispondere di corruzione, abuso in atti d’ufficio e un’altra sfilza di capi d’accusa per i contratti-truffa ‘stipulati’ (sic) con ‘Pfizer’ da 71 miliardi di euro e l’acquisto del suo ‘Comirnaty’, il vaccino anti covid totalmente inefficace e soprattutto insicuro.
Un’altra notazione a margine del G7 di Verona. Incredibile ma vero, non vi ha preso parte la nostra premier ‘Giorgia’, apparsa solo come la madonnina in un messaggio video. Troppo impegnata, la mattina, nelle grane ministeriali, soprattutto la penosa, vergognosa e vomitevole sceneggiata partenopea tra la lady pompeiana e l’ormai ex ministro della SUB-CULTURA, Gennaro Sangiuliano. Vi invitiamo a dare una ripassatina (dice già tutto) al primo reportage della ‘Voce’, appena nominato, messo in rete il 22 ottobre 2022 e titolato
GENNY SANGIULIANO / QUANDO LA SUB-CULTURA VA AL POTERE
Però ha trovato il tempo, la Giorgia nazionale, per fare un salto a Cernobbio, la kermesse che vede annualmente la partecipazione della crema ‘imprenditoriale’ del Paese.
Chiudiamo il cerchio ucraino con le parole dell’ancora Segretario Generale della NATO (si leverà di torno tra un paio di settimane, era ora), Jens Stoltenberg, il quale dove aver preso parte al summit di Ramstein è tornato nella sua Oslo dove ha tenuto una conferenza stampa, fiancheggiato dal premier norvegese Jonas Store: “L’Ucraina ha diritto di difendersi e, secondo gli standard internazionali, questo diritto non si ferma al confine. Invito gli alleati di Kiev, appena incontrati a Ramstein, ad autorizzare l’uso di armi a lungo raggio contro obiettivi in territorio russo. Al Consiglio Ucraina-Nato della settimana scorsa, gli alleati hanno condannato con fermezza gli attacchi indiscriminati della Russia. Abbiamo confermato il nostro impegno sempre più deciso per portare Kiev alla vittoria”.
E per chi non ha ben inteso, aggiunge imperativo: “L’Ucraina ha bisogno urgente di ogni supporto militare. ORA, non un minuto in più. Il modo più rapido per porre fine a questa guerra è fornire armi all’Ucraino, non ci sono altre vie”. Un vaffa ai negoziati che più sonoro non si può.
E poi: “Putin deve rendersi conto che non può vincere sul campo di battaglia. Chiedo di nuovo a tutti gli alleati di continuare nel nostro supporto a Kiev, in modo ancor più deciso, soprattutto in questa difficile fase di guerra”.
Capito l’aria che tira?
E per capire meglio l’aria che tira a Kiev dopo il ‘dimissionamento’ di ben 5 ministri, tra cui il potente titolare degli Esteri, Dmytro Kuleba, vi proponiamo la lettura di due pezzi.
Uno firmato dall’esperto di geopolitica militare Gianandrea Gaiani, direttore di ‘Analisi Difesa’: lo pubblica ‘La Bussola quotidiana’ il 6 settembre, Tutti i perché del rimpasto nel governo ucraino
L’altro, messo in rete da ‘L’Antidiplomatico’ il 5 settembre, si intitola Padrini occidentali e ‘rimpasto’ a Kiev: i Kuleba vanno e vengono
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