GERMANIA SPACCATA / LADY NERA & LADY ROSSA

Terremoto politico in Germania dopo il voto in due importanti Land, Sassonia e Turingia, in attesa, fra 20 giorni, di un altro delicato appuntamento elettorale, stavolta in Brandeburgo. E marea nera sempre più montante.

Le forze di governo crollano in modo che più fragoroso non si può. La ‘storica’ SPD’, il mitico partito socialdemocratico d’un tempo, faro di lungimirante politica, soprattutto a livello internazionale ma non solo, esce letteralmente frantumato, ridotto a un brandello del 6 per cento.

I ‘Grune’ vent’anni famosi in tutto il mondo, i Verdi più votati di sempre, capaci di arrivare al 20 per cento dei suffragi, sono ora una minutaglia, neanche il 4 per cento, e quindi esclusi dai due parlamentini perché non hanno superato la soglia del 5 per cento.

Olaf Scholz. Sopra, Alice Weidel

Pagano, SPD e Grune, soprattutto per il loro sfrenato atlantismo, il vassallaggio agli Usa e la volontà di inviare a Kiev armi a getto continuo, da usare anche in territorio russo. Una politica che più guerrafondaia non si po’, emblematizzata non solo dalle continue genuflessioni del Cancelliere Olaf Scholz ai diktat della Casa Bianca, ma anche della ferma determinazione della ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, di ostacolare qualsiasi negoziato di pace tra Russia e Ucraina, perché sia guerra continua, anche per la gioia dell’industria militare.

Tornando al voto e allo sfracello governativo, il terzo partner, i Liberali, spariscono addirittura, praticamente si volatilizzano, non raggiungendo neanche l’1 per cento e quindi rientrando nella truppa degli ‘altri’, senza più un’identità politica.

Facendo una semplice sommetta, le forze (sic) di governo non raggiungono nemmeno il 10 per cento. Immaginate cosa accadrebbe se domani si andasse al voto per il nuovo Bundestag: una Waterloo che più clamorosa non si può e lo spettro della totale ingovernabilità.

Il voto è previsto tra circa un anno. Ma se le prossime urne dovessero in Brandeburgo confermare questa tendenza cosa succede? Ovvia la richiesta delle opposizioni, e cioè di chi ha vinto adesso, di anticipare quel voto politico, perché il governo, e il suo Cancelliere, sono ormai dei ‘fantasmi’, totalmente delegittimati e privi del consenso dei cittadini.

Vere lacrime da coccodrillo quelle subito versate da Scholz: “Il nostro Paese non può e non deve abituarsi a questo, non se lo merita. L’AFD sta rovinando la Germania. Sta indebolendo l’economia, dividendo la società e distruggendo la reputazione del nostro Paese”.

E lui ha forse mosso un dito per evitare la catastrofe, soprattutto sul fronte economico e sociale, oltre che sul versante internazionale?

Passiamo ai super vincitori della singolar tenzone.

Fa davvero venire i brividi il trionfo, pure stra-annunciato da tutti i sondaggi, di ‘Alternative Fur Deutschland’ (AFD), la formazione di ultradestra nata poco più di 10 anni fa, per la precisione il 6 febbraio 2013. Nel 2020 l’Ufficio per la tutela della Costituzione l’ha quasi dichiarata fuorilegge, imponendo sulle sue attività un rigido controllo da parte dell’intelligence tedesca, con la motivazione che “Una sua fazione interna, ‘Der Flugel’ è un’organizzazione estremista di destra avversa all’ordine di base liberal democratico, perciò non compatibile con la legge della Repubblica Federale della Germania”.

Nonostante tutto ciò, nel corso di questo decennio ha preso il volo, con una letterale esplosione negli ultimi mesi: il 16 per cento alle europee di giugno, e il doppio adesso. Artefici del miracolo nero i due presidenti, Tino Chrupalla e, soprattutto, Alice Weidel.

Dal 2017 Weidel è capogruppo AFD al Bundestag, insieme ad Alexander Gauland. Forte, determinata, anche nelle sue scelte ‘private’: dichiaratamente lesbica, uno dei suoi temi forti è sempre stato quello del muro contro gli immigrati, anche se ha dato lavoro in nero ad una profuga siriana.

“Siamo pronti a governare i Land dove abbiamo vinto. E’ buona tradizione che il partito più forte inviti gli altri ai colloqui, dopo il voto. E siamo anche pronti per il voto nazionale”, affermano decisi all’unisono i leader nazionali e locali di AFD.

Dalla Dama Nera a quella Rossa il passo non è poi così lungo.

Sarah Wagenknecht

E arriviamo all’altra trionfatrice che esce dalle urne. Se ne parla da mesi, o meglio da inizio anno, quando cioè è sbocciata la sua creatura. E’ infatti nata l’8 gennaio 2024 ‘BSW’, acronimo di ‘Bundnis Sarah Wagenknecht’ (ossia ‘Alleanza Sarah Wagenknecht’), il primo partito ‘personale’ nella storia politica tedesca, e per di più di sinistra, il che teoricamente fa a cazzotti con la visione ‘collettivista’ del comunismo. Nel quale lei affonda in pieno le radici, avendo militato per anni nella costola dell’SPD, ‘Die Linke’: uscita dalla porta di sinistra, fondata e presieduta dal marito, un nome storico della sinistra SPD, Oskar Lafontaine. Anche se il suo precedente coniuge era un ricco uomo d’affari, Ralph Thomas Niemeyer.

Un paio d’anni fa Sarah è uscita da ‘Die Linke’, accusandola in sostanza di essere diventata una formazione radical chic, salottiera: di essere “troppo preoccupata dell’uso dei pronomi e della percezione del razzismo”, mettendo in secondo piano i veri problemi, ossia “la povertà e il crescente divario tra abbienti e indigenti”.

Decisamente anti-Nato, filo Putin sul fronte ucraino (e per una immediata fine del conflitto), non poco euroscettica (ma soprattutto contro questa UE di poteri & corruzioni), per un controllo deciso sull’immigrazione, Wagenknecht viene definita dal quotidiano tedesco ‘Die Tageszeitung’ “una socialista con codici di destra”, mentre dal francese ‘Liberation’ una “populista di sinistra”.

Sul voto in Turingia e la vittoria di AFD commenta a botta calda: “Il loro capo nel Land, Bjorne Hoecke, ha una visione etnica del mondo ed è quindi lontano mille miglia da noi. Ma ritenere sbagliata ogni posizione di AFD, perché si tratta di un tabù, ha solo contribuito a rafforzare Alternative”.

Carsten Linneman

Eccoci infine all’altra protagonista sulla scena politica, l’altrettanto storica CDU un tempo guidata da Helmuth Kohl e poi da Angela Merkel. Che, tra tutte le bufere, ha ‘abbastanza’ tenuto, vincendo sul filo di lana in Sassonia, un 32 per cento contro il 31,5 dell’AFD.

Categorico il suo leader, Carsten Linneman: “Nessuna intesa mai con AFD”.

A quanto pare, sia a livello locale che nazionale. Ma un’intesa con qualcuno dovrà pur trovarla, la CDU nel prossimo futuro.

Attraverso quella ‘Grosse Koalition’ già vista all’opera in Germania?

Dovrebbe raccogliere i cocci dei tre attuali partiti di governo, ridotti come visto ai minimi (o nulli) termini e poi convincere ‘Die Linke’. Oppure l’indomabile Sarah in sella alla sua puledra rossa BSW, caso mai da trasformare in una rombante BMW? A meno di un terzo, impensabile (ora) scenario: un’alleanza tattica tra le due lady…


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