GENOCIDIO A GAZA / CHI LO FA. CHI FA FINTA. E CHI NON FA NIENTE

Tanto tuonò che poi neanche piovve

Una ‘sceneggiata’ che si ripete per la seconda volta dopo pochi mesi. E’ andato in scena a metà aprile, infatti, il ‘finto’ attacco iraniano ad Israele, largamente annunciato e addirittura fornite al ‘nemico’ le coordinate precise di missili e razzi che dovevano colpire gli obiettivi militari strategici.

Un totale flop: tutti intercettati e abbattuti quegli spaventosi ordigni, un solo ferito e niente più. L’intelligence Usa e israeliana non hanno dovuto esibirsi neanche in uno sforzo in più. Una bella messinscena alla napoletana, bombe carte & tric trac.

E adesso, poche ore fa, il bis. Stavolta, almeno, i servizi segreti dei due paesi sempre più strettamente fianco a fianco, Stati Uniti e Israele, hanno dovuto lavorare appena un po’: qualche oretta per individuare le ultra prevedibili traiettorie dei soliti missili, razzi & droni, e c’è scappato il morto, un soldato israeliano.

“Un grande successo, per noi l’operazione è conclusa”, esultano i vertici Hezbollah.

Applausi scoscianti dallo Yemen, a mandarli gli Houthi, sempre in assetto di guerra: “Ci congratuliamo con Hezbollah per il grande e coraggioso attacco condotto dalla resistenza contro il nemico israeliano”.

Fanno eco dal sempre bellicoso Iran: “Una manovra precisa e poderosa”. Vivono su Marte a Teheran?

Nessuno si è accordo che in precedenza, circa un’ora prima era scattato il poderoso, questo sì, attacco preventivo deciso dai vertici politici e militari di Tel Aviv?

Credeteci, non vi stiamo descrivendo una drammatica puntata di ‘Scherzi a parte’

 

VA IN SCENA LA “GRANDE VENDETTA”

Per dettagliare meglio il quadro della più che anomala situazione, ecco l’ultimo dispaccio della sempre asettica ANSA.

Fuad al Shukr

“L’ora zero era precisa: le 5 del mattino di domenica quando secondo le intelligence internazionali i militari sciiti del Libano devoti all’Iran avrebbero dovuto lanciare – dopo 26 giorni di indecisioni – la vendetta contro Israele per l’uccisione del loro capo militare Fuad al Shukr a Beirut. L’informazione era talmente puntuale che prima delle 4 dalla fossa di Kirya, il bunker del ministero della Difesa a Tel Aviv, il capo di Stato Maggiore Herzi Alevi ha dato il via al contropiede dal campo israeliano. 100 caccia si sono alzati in volo nello stesso istante dalle basi militari diretti verso il Libano meridionale, dove hanno bombardato e distrutto migliaia di lanciarazzi di Hezbollah, di cui diverse centinaia erano destinati ad essere usati in quell’attacco a Israele”.

Continua la nota ANSA: “Nello stesso momento in cui partivano i raid aerei è stata disposta la chiusura dell’aeroporto internazionale di Tel Aviv, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato 48 ore di stato d’emergenza (misure poi revocate, ndr) e Benyamin Netanyahu ha convocato il Gabinetto di Sicurezza”.

Ecco le prime parole del premier israeliano: “Abbiamo scoperto i preparativi di Hezbollah, che era pronta ad attaccare Israele e abbiamo dato ordine all’esercito di agire immediatamente per eliminare la minaccia”.

Hasan Nasrallah

E tronfio prosegue: “Hasan Nasrallah (il capo di Hezbollah, ndr) a Beirut e Kohmeini a Teheran devono sapere che quello che è successo oggi non è la fine della storia, non si conclude certo qui”.

Riprendiamo per un momento con la ricostruzione effettuata dall’ANSA: “I soldati del partito di Dio, quando i jet israeliani hanno finito velocemente il loro lavoro, hanno risposto tirando contro il nord dello stato ebraico, a poche centinaia di metri, salve di razzi e droni: 320 in tutto, diretti soprattutto contro 14 basi dell’IDF (l’esercito israeliano, ndr)”.

E ancora: “La Casa Bianca ha informato che stava seguendo attentamente la situazione”.

Non è proprio così. Alcuni media a stelle e strisce, citando ‘fonti statunitensi’, hanno sostenuto che gli Usa hanno contribuito a tracciare razzi e droni lanciati da Hezbollah. “Abbiamo fornito un po’ di supporto in termini di tracciamento degli attacchi”, osserva un alto funzionario del Pentagono.

Fa trasecolare il commento di Nasrallah: “Il nemico israeliano ha superato la linea rossa uccidendo Shukr”. E si sapeva da un mese. “La nostra risposta è stata studiata fino ad oggi per molti fattori, tra cui i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza. Se i risultati dei raid di domenica fossero insufficienti, Hezbollah si riserva il diritto di rispondere in un secondo momento”.

Anticipando, ovviamente, modalità e coordinate operative.

Dimenticavamo un dettaglio. Per dare una mano alla mastodontica operazione, Hamas ha contribuito con il lancio di un razzo: peccato che si sia perduto in aperta campagna. Dopo di che il vertice Hezbollah ha comunicato ufficialmente: “La dimostrazione di forza c’è stata: l’operazione è conclusa”.

Passiamo alle fresche dichiarazioni rilasciate all’Associated Press dal massimo funzionario dell’ONU per il rispetto dei diritti umani nei territori palestinesi, Muhammad Hadi.

“Gli ordini israeliani di evacuazione a Gaza, di cui 12 nel solo mese di agosto, hanno sfollato il 90 per cento della popolazione pari a 2 milioni 100 mila abitanti residenti dal 7 ottobre. Questi ordini di evacuazione mettono in forte pericolo i civili, invece di proteggerli. Costringono le famiglie a fuggire di nuovo, spesso sotto il fuoco nemico e con le poche cose che possono portare con sé, in un’area sempre più ridotta, affollata e pericolosa”.

Prosegue Hadi: “I civili vengono privati di cure mediche, ripari, pozzi d’acqua e forniture umanitarie, correndo da un luogo all’altro, senza alcuna fine in vista. Viene negato ogni rispetto del diritto internazionale. La via da seguire è tanto chiara, invece, quanto urgente: proteggere i civili, rilasciare gli ostaggi, facilitare l’accesso umanitario, concordare un cessate il fuoco a tutti i costi. Invece, niente di tutto ciò”.

PROVE FINALI DI GENOCIDIO

Un segnale che più lampante e inequivoco non si può arriva dal totale fallimento del vertice che avrebbe dovuto spalancare le porte alla speranza, da tutti definito come l’ultima spiaggia. E invece rivelatosi come l’ennesima beffa, l’ultima, ennesima tragica ‘sceneggiata.

Perchè è ormai chiaro come il sole che della vita dei palestinesi nessuno ne fotte.

Bibi Netanyahu con Joe Biden

In primis, of course, gli israeliani, che – nonostante alcune proteste di piazza – continuano a sostenere il folle progetto messo in atto dal boia-premier in sella a Tel Aviv di sterminare fino all’ultimo dei palestinesi, attuare quel genocidio scientifico che intende finalmente portare a termine per risolvere, dopo 70 anni, “il problema”, estirpare quel cancro maledetto. Lo fa anche per ragioni personali, beninteso: perché sa bene che appena finisce il conflitto lui va dritto in galera, non solo per i suoi crimini di guerra ma anche per le maxi corruzioni per le quali era già sotto processo prima del 7 ottobre.

Perfettamente spalleggiata Tel Aviv, in tutto e per tutto ed in ogni frangente, da Washington, altra regina della ‘sceneggiata’, con i suoi ipocriti inviti al dialogo, agli aiuti umanitari, perfino ai due Stati, quando continuano ad armare fino ai denti Israele e a darle un supporto fondamentale per la sua difesa, come è appena successo. Se Joe Biden è stato fermissimo nel suo appoggio all’amico di sempre Netanyahu, nonostante qualche scaramuccia solo di facciata, certo non farà meglio Kamala Harris, se verrà eletta: anche nell’ultimo discorso ha dato un colpo al cerchio e l’altro alla botte, dichiarando che Israele non si tocca e gli Usa saranno il solito gendarme al suo fianco; ma qualche contentino bisogna pur darlo a quei poveracci, un po’ di aiuti umanitari non si nega a nessuno e poi, please, meno morti. Capito?

Kamala Harris

L’Unione Europea? Peggio che andar di notte. Parole, parole, parole, cantava un tempo Mina. Nessuna azione concreta, neanche una mossa, tanto per far vedere. Azioni politiche zero. Solo lacrime di coccodrillo quelle pronunciate ritualmente, ad ogni strage di bambini palestinesi in scuole oppure ospedali, come un disco rotto, dall’Alto rappresentante per la politica estera della UE, Josep Borrell.

L’Italia? L’ultima della ruota. Già la sua voce conta come il due di briscola, ma non arrivano neanche poche, scalcinate sillabe. Mentre la destra sfascista e i media melonizzati si stracciano ogni giorno le vesti per le ondate di antisemitismo che vedono solo loro e se ne strafottono dei palestinesi.

LONU? Altrettante inutili parole al vento. Per un paio di mesi ha pronunciato parole di fuoco contro il genocidio il numero uno, Antonio Guterrez. Poi ha smesso, è letteralmente sparito dai radar. Anche perché sa bene che ormai le Nazioni Unite non contano un cavolo sul fronte della nuova politica internazionale decisa in ben altre sedi, come la Casa Bianca, Il Dipartimento di Stato Usa, il Pentagono e, soprattutto, nei Cda dei colossi militari a stelle e strisce, che con le guerre hanno visto i loro profitti salire alle stelle. Perché mai, dunque, questi ottimi conflitti per i bilanci aziendali dovrebbero finire?

La Corte Penale Internazionale dell’Aja che ha ‘spiccato’ un mandato di cattura contro Bibi per genocidio? Carta straccia, un altro ‘organismo’ taroccato e nemmeno riconosciuto da moti paesi (in pole position gli Usa), istituito ‘tanto per far vedere’, incapace di acchiappare nemmeno una mosca.

Le nazioni di arabe di gran peso finanziario, soprattutto per via del petrolio, come Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti? Sono perfettamente allineati con il Verbo della Casa Bianca. Un solo esempio fra tutti per dimostrare l’identica visione geopolitica: da quasi 10 anni (è iniziata nel 2015) è in corso una guerra scatenata dall’Arabia Saudita – spalleggiati dagli Usa – contro lo Yemen. Ha fatto quasi 20 mila morti, non proprio una bazzecola (a Gaza abbiamo abbondantemente superato, dal 7 ottobre, quota 40 mila): ma nessuno ne parla, i media la ignorano totalmente, l’ONU non alza un dito, la politica di tutto il mondo se ne strafotte. Quindi, ci sono morti di serie A, di serie B e anche di serie C.

I colossi dell’est sono defilati. Russia e Cina, pilatescamente, se ne lavano le mani.

Restano i paesi (o i gruppi) teoricamente ‘filopalestinesi’: come l’Iran in pole position, Hezbollah in Libano, gli Houthi nello Yemen, ovviamente Hamas a Gaza: ma vi abbiamo descritto le ‘sceneggiate’ che hanno appena recitato.

Robert Kennedy Jr.

Un copione perfetto, dunque, affinchè l’eterna ‘questione palestinese’ man mano si risolva da sola: un genocidio progressivo, scientifico, tra missili, bombe, raid e soprattutto mancanza di acqua, cibo, farmaci e tutto quel che serve per sopravvivere. Quelli che non ammazzano gli ordigni militari, fanno fuori, un po’ alla volta, le malattie. E il mondo sta a guardare, come in un distopico reality, ciò che succede….

A seguire vi proponiamo due letture.

La prima è dedicata al magnifico intervento di Robert Kennedy junior di qualche giorno fa e di cui la Voce vi ha già scritto. Ma ve lo vogliamo proporre in versione integrale, per la sua pregnanza ed anche perchè affronta il bollente tema della guerra. Ecco quindi, tradotto e messo in rete dall’ottimo sito ‘Come don Chisciotte’ il 26 agosto,  Il discorso integrale di Robert Kennedy junior: ‘Mi ritiro e appoggio Trump contro la guerra e le multinazionali di una nazione malata

E, pubblicato da ‘Responsible Statecraft’ il 26 agosto, Gaza breakdown: 20 times Israel used US weapons to kill civilians


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