Il super thriller ferragostano.
Un vero intrigo internazionale degno del miglior copione di Alfred Hitchcock.
Cola a picco nelle acque palermitane ‘Bayesian’, il panfilo del Bill Gates britannico, Mike Lynch, con 22 vip a bordo. 1 morto, 15 in salvo e 6 dispersi.
Sono ancora fra i rottami sommersi a 50 metri di profondità i corpi di Lynch e della figlia ventenne (l’ha scampata invece la giovane consorte); del suo avvocato di fiducia, Chris Morvillo, e della moglie; del Big Friend e presidente di ‘Morgan Stanley International’, Jonathan Bloomer, e della sua consorte.
Una vacanza per festeggiare e anche dimenticare l’ultimo più che ‘burrascoso’ decennio. Era appena arrivata infatti due mesi e mezzo fa, il 6 giugno scorso, la sentenza di assoluzione al maxiprocesso che ha visto Lynch sul banco degli imputati per la causa miliardaria intentata dal colosso Usa ‘Hewlett-Packard’.
Un giallo finanziario tutto da raccontare. Così come la ‘story’ del magnate britannico. Ben compresi colpi di scena a base di 007, spie & servizi segreti.
La società al centro dello tsunami giudiziario, ‘Autonomy Corporation’, sboccia quasi trent’anni fa, nel 1996, come gemmazione della ‘madre’ ‘Cambridge Neurodynamics’, e ha altri due ‘fratelli’, ‘Neurascript’ e ‘NCorp’.
Nel giro di alcuni anni, sotto la guida dell’abile Ceo Lynch, Autonomy acquista peso e valore, cumula fatturati e profitti, ed entra nella special hit delle 100 società informatiche più importanti del Regno Unito.
Tanto da finire nel mirino di una delle star Usa nell’universo Big Tech, Hewlett-Packard. Che nel 2011 decide di affondare il colpo e la compra per la bella cifra di 11 miliardi di dollari e rotti (8 miliardi e mezzo di sterline dell’epoca). Secondo gli esperti, il guadagno per Lynch sarebbe ammontato a 800 milioni di sterline: il ‘giusto’ per un’operazione del genere, il minimo sindacale.
Solo che ben presto l’acquirente a stelle e strisce si accorge – a suo dire – del ‘pacco’. Ossia la fregatura per il prezzo gonfiato a dismisura.
Passano infatti solo pochi mesi e i vertici di Hewlett, ad inizio 2012, annunciano una svalutazione di asset da quasi 9 miliardi di dollari, per la precisione 8,8: per cui – in soldoni – il prezzo di vendita sarebbe stato pompato per circa i tre quarti.
Nella causa subito intentata, i legali del colosso a stelle e strisce scrivono di “gravi irregolarità contabili, omissione di divulgazione e vere e proprie false dichiarazioni rese prima dell’acquisto e finalizzate a gonfiare artificialmente il valore della società”.
A questo punto ha inizio un gigantesco intrigo giudiziario che coinvolge tribunali britannici (ben compresa l’Alta Cortedi Londra) e statunitensi. Nonché una querelle diplomatica tra le due nazioni perché ad un certo punto entra in campo il bollente tema dell’estradizione.
Ma prima di arrivare al finale dobbiamo aggiungere un tassello fondamentale al complesso puzzle tra finanza & tribunali.
Con il pingue ricavato dalla vendita, Lynch mette subito messo in piedi una società di venture capital, ‘Invoke’, la quale a sua volta crea una serie di sigle nel vasto campo della security informatica o acquisita significative partecipazioni in altre società del settore.
La perla, tra le gemmazioni di ‘Invoke Capital’, si chiama ‘Darktrace’, ottimo crocevia per 007 e barbe finte.
Nel suo comitato consultivo fa capolino la presenza di Jonathan Douglas Evans, barone di Weardale ma soprattutto capo del potente MI5, il servizio segreto britannico, dal 2007 al 2013.
Quartier generale a Cambridge, Darktrace può contare su una seconda unità a Le Hague, nei Paesi Bassi. E nel 2022 acquista, per 48 milioni di euro, l’olandese ‘Cybersprint’.
Riprendiamo il filo del tortuoso iter giudiziario. Anzi, dei diversi filoni che si sono sviluppati nel Regno Unito e, soprattutto, negli Usa.
Dopo i primi fuochi d’artificio iniziati nel 2012, cominciano a fare sul serio le corti federali a stelle e strisce. Nel 2018 Lynch e l’ex vice presidente di Autonomy, Stephan Chamberlein, sono incriminati per una sfilza di reati, tra cui spicca la frode. Ad inizio anno era già stato giudicato colpevole per frode, e condannato a 5 anni di galera, il direttore finanziario della società, Sushovan Hussein.
Marzo 2019. Hewlett intenta un’azione civile presso l’Alta Corte di Londra contro i tre per “aver artificiosamente gonfiato i ricavi dichiarati, la crescita dei ricavi e i margini lordi di Autonomy”. Il giudice dà ragione alla società Usa ma decide che la quantificazione del danno verrà calcolata più avanti.
Dal canto loro, gli Usa chiedono l’estradizione per Lynch: una battaglia giuridico-diplomatica estenuante, va avanti addirittura per tre anni fino a che, a maggio 2023, viene trasportato in volo negli Starti Uniti e tenuto agli arresti domiciliari a San Francisco, fino all’inizio del processo. Che inizia il 18 marzo 2024 e vede alla sbarra sia Lynch che Chamberlein: il primo deve rispondere di ben 16 capi di imputazione che vanno dalla frode mobiliare a quella telematica fino alla cospirazione; il secondo di 15 (manca all’appello solo la frode mobiliare).
Risulta fondamentale la testimonianza resa in aula dal numero uno di Morgan Stanley, Jonathan Bloomer, l’amico invitato alla festa sul panfilo.
Il processo dura 11 settimane e alla fine arriva il verdetto di assoluzione di inizio giugno.
Non fanno in tempo per goderselo come si deve né Lynch né Bloomer.
E nemmeno Chamberlein.
Che due giorni prima del misterioso naufragio perde la vita in una campagna del Cambridgeshire, dove viveva. Investito da un’auto pirata mentre fa jogging…
Sorge spontanea una domanda: CIA e MI6 potranno fornire qualche spiegazione in più su tutta la ‘story’ e gettare qualche fascio di luce sui tanti, troppi misteri?
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